La sanità italiana è poco ‘smart’

Gli investimenti del sistema sanitario nazionale nel digitale rappresentano solo il 2,4% del mercato digitale totale.

Secondo molti operatori del settore, le nuove tecnologie consentiranno di attuare il passaggio dalla sanità come costo da tenere sotto controllo alla sanità come asset da valorizzare, lavorando sui concetti di prevenzione da un lato e di empowerment del cittadino dall’altro. In sintesi, grazie all’attivazione di servizi digitali di vario tipo, da quelli di assistenza da remoto alle applicazioni in mobilità dedicate, lo stesso paziente potrebbe controllare il proprio stato di salute, piuttosto che interagire con gli specialisti per eventuali consulti medici.

Eppure, il percorso verso un sistema sanitario nazionale smart è ancora piuttosto lontano: il digitale in sanità si aggira intorno a 1,6 miliardi di euro, circa il 2,4% dell’intero mercato digitale, una cifra evidentemente molto contenuta. A segnalarlo, è la ricerca ‘eHealthLab: I trend della Sanità e il ruolo del digitale. Stato dell’arte e sfide del sistema Italia’, realizzata da NetConsulting, società di analisi di mercato e di consulenza Ict, e da Aisis, associazione italiana sistemi informativi in sanità.

L’investimento nel digitale si concentra per l’80% sul mantenimento dell’esistente, mentre incide molto poco sull’innovazione, con una spesa in nuove soluzioni che non supera il 13%. Una quota piccola, che non riesce ancora ad incidere significativamente sul mondo dell’health, e a favorirne la trasformazione.

Il limitato sviluppo del digital impedisce inoltre alla nostro sistema sanitario di avvicinarsi ai nuovi modelli organizzativi della sanità internazionale, che si basano sui concetti di valore, qualità e innovazione per la salute dei pazienti. Modelli che, per venire realizzati, richiedono, come presupposto, la costituzione di programmi digitali interconnesi, a partire da una piattaforma tecnologica condivisa, aperta ai pazienti ed a tutti gli addetti ai lavori. La definizione di una digital strategy comune, inoltre, sarebbe un ulteriore passo per adeguare il nostro sistema agli standard dei Paesi più evoluti. Obiettivi attualmente poco realizzabili in Italia, anche a causa delle forti disomogeneità territoriali nei modelli organizzativi, decisionali e nell’adozione dell’innovazione tecnologica.

Per spianare la strada ad un sanità più digitale, servono anche competenze specifiche: la ricerca eHealthLab pone l’accento sulla necessità di avere non solo personale con skills di natura tecnologica, ma anche manageriali, per gestire a facilitare le evoluzioni in atto di a livello regionale.

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