La storia di una donna resiliente

Pensare al bene dell’azienda prima di tutto, è il consiglio di Bettina Liccardi, amministratore delegato vendite di Lidl Italia. E poi ... non scappare mai davanti a una sfida! (da Mark Up n. 271)

Ha l’aria di una sportiva Bettina Liccardi, viso acqua e sapone, spalle diritte e sguardo attento, concentrato. Bettina è amministratore delegato vendite di Lidl Italia, la incontro nel punto di vendita di Milano Giordani, concept di ultima generazione della catena. Ci sediamo negli uffici ... cucina, macchina del caffè e postazione web per la formazione a distanza, il tour seguirà poi. Intanto, le chiedo di raccontarmi la sua storia. “Sono nata e cresciuta in Germania, da genitori campani, della provincia di Salerno. Ho iniziato gli studi in economia e commercio in Germania e li ho terminati in Francia, all’Università di Lille, dove mi sono laureata. Dopo la laurea, volevo fare un percorso internazionale. Conoscevo l’italiano, avendolo studiato a scuola, i miei genitori sono italiani, ma non ci avevo mai vissuto ed ero piuttosto curiosa. Per questo ho mandato il curriculum in Italia: volevo iniziare da lì. E così sono entrata in Lidl: ho cominciato nel 2002, in Italia, come in-house consultant, un’esperienza che mi è servita per conoscere gli ingranaggi tra i vari reparti, le connessioni. Facendo questo tipo di lavoro si vede chiaramente quello che va e quello che non va: ho girato l’Italia in lungo e in largo, da nord a sud, e nel 2004-2005 mi è stato proposto di passare nel reparto vendite. Era il momento giusto perché avevo maturato un’overview dell’azienda, ma effettivamente non avevo un reparto mio da gestire. Ho quindi accettato la sfida, diventando quello che, all’epoca, si chiamava Capo Settore. Se nella in-house c’erano anche altre donne, nella zona vendite della direzione regionale al momento ero un esemplare unico.

Anche abbastanza giovane ...

Noi siamo una squadra abbastanza giovane, c’è il giusto mix. Devo dire che sono stata accettata subito, fin dall’inizio, sia dai colleghi sia dai responsabili; non ho avuto problemi né ostacoli, né sono stata messa da parte.

Non sono stata trattata in maniera diversa e mi sono anche subito integrata.

Quante sono le donne in posizione di vertice in Lidl?

Nel Gruppo, a livello internazionale, ci sono altre donne nella mia posizione. La cultura Lidl è aperta alla diversità. Non abbiamo quote e non ci sono mai state, né c’è un discorso di diversity; chi ha le capacità, donna o uomo che sia, ha la possibilità di fare un percorso, perché siamo un’azienda in crescita e abbiamo bisogno di persone che entrino nelle posizioni dirigenziali.

Qual è il profilo della persona Lidl?

Deve essere completamente calata nel ruolo che sta svolgendo, avere la capacità di essere flessibile sui cambiamenti. Anche questo negozio Milano Giordani è un format completamente nuovo; è quindi necessario che io mi ci adatti e che aiuti i miei collaboratori a fare altrettanto: questo significa rinnovare noi stessi e anche sapersi mettere in discussione, con trasparenza.

La capacità di dire “ho sbagliato” è importante per noi, così come sono importanti le capacità manageriali, cioè saper gestire e ascoltare i collaboratori.

Tutto quello che è procedure, attività, progetti uno lo impara con il tempo, ma la cosa importante è sapere colloquiare con le persone, intervenire, motivarle, portarle al percorso giusto e gestire anche dei conflitti.

Continuando con la storia…

Mi hanno dato cinque negozi da gestire nella zona del Mestrino, in una squadra prettamente maschile, mi trovo bene, mi concentro sul mio lavoro. Poi mi viene proposta la possibilità di fare l’assistente del mio superiore.

Ci rifletto, non amo prendere decisioni a caldo, valuto i rischi; è una sfida e l’accetto, consapevole che non avrei avuto vita facile: con il mio superiore avevo dei confronti lavorativi, era il suo modo per farmi crescere. Quindi divento assistente del coordinatore vendite, seguo anche progetti internazionali, dunque molto importanti, e mi piace, mi trovo bene, do il massimo, divertendomi e acquisendo nuove esperienze, nuove capacità.

Dopo quattro anni, mi viene proposto di lavorare all’interno dell’ufficio vendite. Accetto: è un modo per maturare una visione più ampia. Arriviamo così al 2010, quando passo a gestire progetti in tutta Italia. Tre-quattro mesi dopo mi viene data la responsabilità sia del reparto vendite, sia di quello relativo al flusso merci. Non mi sono mai proposta per dei ruoli: per me era importante concentrarmi sul mio compito, volevo essere utile per la mia azienda.

In questo percorso, devo dire sono stata accettata e i responsabili che ho incontrato nel mio percorso professionale mi hanno insegnato tante cose. A fine 2011 mi viene data la responsabilità della direzione regionale di Arcole (Vr).

Per me era un ruolo irraggiungibile, mi dicevo: “Ma sono sicuri? Sarò in grado?” Ma è una sfida e … dopo ampie e varie riflessioni ... Accetto.

Io però mi sono persa ... Come siete organizzati?

La struttura vendite italiana di Lidl è divisa in 10 regioni, con un direttore regionale che ha la responsabilità di circa 60 store, un magazzino o centro logistico, e anche di una parte di amministrazione dedicata alla direzione regionale; quindi complessivamente sono circa 1.000 persone, di fatto è una business unit. Ce ne sono dieci in Italia, ciascuna collegata con il suo centro logistico.

Abbiamo un presidente e sette amministratori delegati: tre vendite, uno rispettivamente per sviluppo immobiliare e servizi centrali, acquisti, amministrazione e finanza, personale. Il direttore regionale di fatto è il datore di lavoro.

Ok adesso è tutto chiaro ... Continuiamo ...

Il primo anno è stato molto impegnativo: rispondevo all’amministratore delegato delle vendite e con lui ci sono stati molti momenti di confronto; non sono un signorsì, devo esser convinta della strada da intraprendere, però una volta convinta parto e non mi ferma più nessuno. Ed è questa determinazione che mi ha portato a essere uno dei direttori regionali; la prima donna in quel ruolo. Per tre anni gestisco la direzione regionale di Arcole, la sento mia. Dopo mi propongono la posizione di amministratore delegato in Austria. È un momento in cui sono rimasta senza parole. Questa era davvero una grande sfida.

Ci rifletto insieme a mio marito e mi convinco che anche questa volta ce la posso fare, così parto. Mi è dispiaciuto molto lasciare l’Italia, perché il mio obiettivo da neolaureata era andare in Italia come italiana e lavorare in Italia. Arrivo comunque in Austria, dove nessuno mi conosce ...

E qui come va?

Mi sono resa conto di ricominciare da zero: più di 200 negozi, tutta la struttura vendite, gli uffici della direzione generale.

Così mi sono data delle scadenze ferree proprio per riuscire in 3-4 mesi ad arrivare a un buon livello di conoscenza dell’azienda. Così, dopo tre mesi comincio a capire dove cominciare a lavorare sui numeri con due, poi tre, direttori regionali maschi ... E poi ricevo la chiamata del presidente per l’Italia. Così da Salisburgo nel 2016 torno a Verona.

Come interagite tra direttori vendite?

Ciascuno ha la sua zona, ma tutti ci sentiamo responsabili del Paese. Quando un collega ha bisogno su una direzione regionale, ci confrontiamo in merito e siamo a disposizione anche per le altre direzioni regionali.

È anche una scelta del nostro presidente il non avere delle aree fisse per molto tempo; infatti, io, dopo un anno, ho riconsegnato le tre direzioni che avevo: Friuli, Roma, Firenze e ho preso delle aree nuove.

Ad oggi ho la zona del Piemonte lungo la direzione di Torino, la direzione di Milano, quella di Arcole e anche quella di Bologna, un po’ a macchia, non una divisione geografica.

Aldi: come gestirete la competizione?

Noi non dobbiamo dimostrare nulla, sono 26 anni che siamo sul territorio italiano: siamo italiani. Il mercato è aperto, e sicuramente non siamo noi a dover dimostrare cosa sappiamo fare.

Il non food rimane ancora un punto di attrazione?

Continuiamo a spingere su questo reparto perché ci differenzia da altri concorrenti sul mercato, con massimi standard qualitativi.

Come vedete lo sviluppo di Lidl in Italia?

Continueremo a crescere per quanto riguarda la rete, sostituendo i negozi piccoli, aperti da più di 20 anni o con una totale ristrutturazione, o chiudendoli, per aprirne di nuovi che corrispondano a questi standard. La metratura che ci consente di esprimere al meglio il nostro assortimento è 1.400 mq, ma siamo flessibili e ci adattiamo al contesto in cui operiamo.

Che cosa vuole fare da grande?

Voglio fare bene quello che faccio. È sempre stato il mio percorso, ed è anche il consiglio che do alle mie collaboratrici in azienda: chi vuole, chi ha le capacità da noi non troverà ostacoli; ben venga la possibilità di fare crescere le persone, che siano donne o uomini non fa differenza.

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