Le priorità del retail per Selex

Intervista – Intervista a Maniele Tasca, direttore generale di Selex: “Liberalizzazioni e flessibilità del mercato del lavoro: due fra i temi più importanti per la distribuzione”

Solidamente ancorato al terzo posto nella classifica dei primi gruppi distributivi italiani, dietro Coop e Conad, Selex festeggia nel 2014 cinquant'anni dalla nascita. Oggi, è un gruppo che con 18 imprese socie prevede di superare i 9 miliardi di euro di giro d'affari nel 2014, con 2.690 punti di vendita. Ma prima di capire il segreto di Selex, dobbiamo chiedere a Maniele Tasca, direttore generale del Gruppo, alcune valutazioni sul quadro politico ed economico nel quale si muove la distribuzione italiana.

Come cambierà il ruolo della gdo a livello politico e quale sarà il contributo di Adm in questo cambiamento?

Penso che la recente scelta di Adm di modificare il proprio statuto per permettere l'ingresso delle principali Federazioni del commercio moderno (Federdistribuzione, Ancd, Ancc) sia corretta perché, se l'obiettivo generale è rafforzare il peso politico di un comparto - quello della Dm - che non ha mai goduto di un livello di visibilità adeguato al suo contributo sul Pil e sull'occupazione, ritengo Adm la sede più adatta per compattare la distribuzione soprattutto nei tavoli di discussione con gli interlocutori industriali di riferimento (nel qual caso i referenti sono Ibc e Centromarca), ma anche istituzionali e pubblici, con i quali affrontare e definire le priorità del settore.

Quali sono le priorità?

Mi vengono in mente due temi: liberalizzazioni e rigidità del mercato del lavoro in Italia. Le liberalizzazioni, soprattutto con il decreto Salva Italia, hanno introdotto la flessibilità necessaria per fare impresa: è importante salvaguardare questo spirito senza ritorni nostalgici come il ripristino di chiusure domenicali e festive obbligatorie, misura che può andare bene in linea di principio, purché si mantenga una certa uniformità a livello nazionale e non si riapra il complicato fronte della contrattazione locale. Quella del personale è la seconda voce di costo nel nostro settore dopo gli acquisti e oltretutto presenta caratteristiche specifiche, per esempio elevata incidenza del lavoro femminile, esigenze di flessibilità soprattutto in ingresso e in uscita. Un punto di vendita ha un andamento del traffico stagionale e quindi le regole del lavoro devono tenere conto di queste fluttuazioni sempre più frequenti.

Il suo punto di vista sull'articolo 62?

L'articolo 62 ha introdotto, giustamente, un quadro di regole per migliorare la trasparenza nella filiera industria-distribuzione: se è indiscutibile il principio del rispetto nei tempi di pagamento, la sua applicazione indiscriminata a tutta la filiera ha esercitato un duro impatto e una pressione pericolosa sui conti dei distributori spostandone la liquidità sulle aziende fornitrici e sull'industria. Dal mio punto di vista è da ridiscutere. Un conto è proteggere gli attori più deboli del sistema agroalimentare, altro è imporre regole che contraddicono i principi di una contrattazione basata sullo spirito del libero mercato

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