L’IoT fa bene alla filiera agroalimentare

È un mercato in piena esplosione quello dell’Internet delle Cose in Italia. Lo evidenziano i risultati dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano e consolidati a fine 2014. Si parla infatti di 8 milioni di oggetti interconnessi tramite Sim cellulare, con una crescita del 33 per cento anno su anno e un valore complessivo di 1,15 miliardi di euro. I restanti 400 milioni di euro sono appannaggio di differenti tecnologie di comunicazione come Wireless M-Bus, WiFi, Reti Mesh Low Power, Bluetooth Low Energy. Numeri importanti, che fanno dire ad Alessandro Perego, Responsabile scientifico dell’Osservatorio, che ci troviamo di fronte a un momento di accelerazione destinata a favorire un’innovazione “che crea valore, incide sui fondamentali competitivi, rende possibili funzionalità e servizi prima quasi inimmaginabili”.

Di tutto e di più
Numerosi e pressoché infiniti gli ambiti di applicazione, che vanno dall’automotive alle Smart Home, dal mondo sanitario allo Smart Metering fino alle Smart City.
E in vista di Expo, i curatori dell’Osservatorio hanno voluto analizzare più da vicino le implicazioni che l’Internet delle Cose è destinato ad avere in uno degli ambiti più attinenti alla manifestazione: la filiera agroalimentare. Durante Expo, infatti, IoT sarà protagonista nell’ambito di alcuni servizi avanzati, ad esempio per il monitoraggio dei consumi energetici o per la telegestione di luci e condizionatori o ancora per i sistemi di sicurezza e controllo, ma sarà soprattutto al centro del Future Food District, una delle aree tematiche della manifestazione, composta da un padiglione di 2.500 metri quadrati e di una piazza pubblica di 4.500 metri quadrati sulla quale insiste un’ulteriore struttura espositiva.
In particolare, IoT sarà uno dei protagonisti degli spazi dedicati all’integrazione tra la produzione alimentare e le tecnologie, con declinazioni specifiche negli ambiti Smart Logistics e Smart Agriculture.

Alta tracciabilità
L’Internet delle Cose, sostiene l’Osservatorio, deve essere considerata tecnologia abilitante tutte le volte che si parla di tracciabilità, sostenibilità, comunicazione al consumatore. Così, le applicazioni di Smart Logistics dovrebbero puntare a garantire la tracciabilità dei prodotti o il monitoraggio di alcuni parametri chiave, in primis temperatura e ciclo del freddo, lungo tutta la catena di fornitura. Le applicazioni di Smart Agricolture dovrebbero invece guardare all’agricoltura di precisione e all’ottimizzazione dell’uso di risorse quali acqua, fertilizzanti, fitosanitari. Dovrebbero. Il condizionale in questo caso è d’obbligo dal momento che l’Osservatorio mette le mani avanti: stiamo ancora parlando di sperimentazioni, anche se non mancano progetti esecutivi in ambito vitivinicolo, dove IoT aiuta a garantire l’originalità del prodotto, nel settore lattiero-caseario, dove le tecnologie sono d’ausilio nelle attività di tracciamento nelle fasi di raccolta del latte, e nel comparto carne, dove IoT e nella fattispecie le tecnologie Rfid trovano impiego per il tracciamento di animali e carni fino alle fasi di confezionamento.
E proprio la tracciabilità dei prodotti diventa l’elemento principale di comunicazione diretta con il consumatore, sia mediante utilizzo di Qr Code, sia tramite tag Nfc (Near Field Communication).

Safety for Food - Expo 2015 ha patrocinato il progetto Safety for Food sviluppato da Cisco e realizzato da Penelope, il cui obiettivo è la creazione di una banca dati mondiale per il settore alimentare, sviluppando nel contempo un sistema di tracciabilità tramite tecnologie Rfid. Il vitivinicolo è stato il settore nel quale per primo si è testata la piattaforma Safety for Food ed è anche, secondo l’Osservatorio, il settore nel quale ricerca e sperimentazione hanno raggiunto i livelli più avanzati anche nell’ambito della Smart Agricolture.
In questo caso non si parla di tracciabilità, ma di sensoristica ed è proprio un’accurata distribuzione dei sensori consente di tenere sotto controllo parametri indispensabili sia a misurare il cosiddetto “stress idrico” delle viti sia a sviluppare modelli previsionali
per prevenire l’insorgenza di infezioni, malattie o parassiti.

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