Lo smart working decolla e fa bene alle imprese italiane

Ad avere adottato progetti per un lavoro flessibile è il 30% delle grandi imprese, con aumento a doppia cifra rispetto al 2015. Ancora poco attive in tal senso le pmi, nonostante i benefici apportati dalla formula su carriera e prestazioni.

Un vero e proprio fenomeno in via di importante sviluppo, quello dello smart working, che nel nostro Paese quest’anno conta un terzo delle grandi imprese attive in tal senso. Parliamo di un 30% in crescita a doppia cifra rispetto al 17% del 2015, come rilevano i dati del relativo Osservatorio del Politecnico di Milano.

Mariano_Corso“Il 2016 è stato un anno di svolta per lo smart working in Italia”, Mariano Corso, responsabile scientifico dell'Osservatorio Smart Working

Meno propense al lavoro flessibile ed agile le pmi, tra cui la diffusione di progetti strutturati è ferma al 5% dello scorso anno, pur con un 18% che si mostra interessato a un’introduzione futura. Le ragioni della reticenza del management in proposito si legano soprattutto alla mancanza di consapevolezza dei benefici ottenibili.

Secondo la ricerca, invece, i lavoratori che fanno smart working rilevano effetti positivi per lo sviluppo professionale e per la carriera, nelle prestazioni lavorative e nel work-life balance. Il 40% di loro si dice addirittura entusiasta del proprio lavoro e nella maggior parte delle organizzazioni di grandi dimensioni (40%), a fronte dei positivi risultati, il progetto è ancora in fase di crescita.

Numeri fondamentali in Italia.

  • Caratteristiche dei progetti. Il 90% dei progetti realizzati in Italia ha introdotto la flessibilità nel luogo di lavoro, la leva più diffusa seguita dalla flessibilità nella gestione dell’orario (73%), poi il lavoro saltuario in altre sedi aziendali (54%), il lavoro saltuario in altri luoghi come spazi di coworking (51%), la riprogettazione degli spazi fisici (40%).
  • Il lavoratore “smart” tipo è un uomo (nel 69% dei casi) con un'età media di 41 anni, che risiede al Nord (nel 52% dei casi, solo nel 38% nel Centro e nel 10% al Sud) e rileva benefici nello sviluppo professionale, nelle prestazioni lavorative e nel work-life balance rispetto ai lavoratori che operano secondo modalità tradizionali.
  • Strutturazione. Il 97% delle organizzazioni che prevede di introdurre in futuro lo smart working sta conducendo un’analisi di fattibilità. La partecipazione generalmente non è un obbligo per i dipendenti: più della metà delle imprese (54%) ha definito la possibilità di candidarsi al progetto pilota, stabilendo i criteri per un’eventuale graduatoria

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