L’Ue boccia l’etichetta a “semaforo”

semaforo-etichette-alimentari-inghilterraCon la pronuncia di ieri l’Europarlamento invita la Commissione europea a “riesaminare la base scientifica” del sistema “a semaforo”. La richiesta è stata approvata con 402 voti a favore, 285 contrari e 22 astensioni. Visti i “gravi e persistenti problemi”, fra cui quelli “di distorsione della concorrenza” nell’attuazione del regolamento del 2006 sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari, Strasburgo invita Bruxelles “a riesaminare la base scientifica, l’utilità e la fattibilità di tale regolamento, nonché eventualmente a eliminare il concetto di profili nutrizionali”. L’obiettivo “di assicurare la veridicità delle informazioni e indicazioni specifiche su grassi, zuccheri e sale - spiegano gli eurodeputati - sono già garantiti” da un regolamento successivo del 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori.

Ad essere in discussione non è il contenuto di sale, grassi o zuccheri nei cibi, peraltro normato da un successivo regolamento entrato in vigore nel 2011, ma il meccanismo stesso dell'etichettatura nutrizionale che utilizzava il sistema dei colori per promuovere o bocciare gli alimenti in base a una porzione. A meritarsi il bollino rosso, alla fine, erano proprio le eccellenze alimentari della dieta mediterranea. Le etichette a semaforo erano state istituzionalizzate dalla Gran Bretagna tanto da diffondersi nel 98% della distribuzione, con pesanti le ripercussioni sui cibi francesi e italiani di qualità ai quali venivano preferiti dei cloni prodotti con materie prime scadenti ma con meno grassi. Il segnale politico indirizzato dal Parlamento Ue alla Commissione testimonia un cambiamento di sensibilità sul tema della trasparenza a tavola.

“È una sconfitta delle lobby anglosassoni – ha commentato l’europarlamentare Elena Gentile. Il Parlamento europeo boccia a stragrande maggioranza il sistema della pubblicazione dei profili nutrizionali sulle etichette degli alimenti. Una sorta di classificazione tra ‘buoni e cattivi’ sulla base del contenuto in grassi saturi ed insaturi, di zuccheri e di sali, a prescindere dalla dieta. Fornire informazioni corrette ai consumatori promuove consapevolezza sulla qualità degli alimenti, ma questa opportunità non deve essere strumentalizzata per condizionare il consumo di alimenti riconosciuti come componenti di qualità in diete universalmente accreditate come equilibrate e di elevato valore nutrizionale. Lo stop ai consumi di alimenti di qualità rischia di danneggiare irreversibilmente il sistema delle produzioni di qualità del nostro paese e quindi buona parte della economia agricola e della trasformazione che in questi anni è stata protagonista sui mercati nazionali ma anche internazionali con le produzioni DOP E IGP”.

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