L’UE punta a una strategia per il mercato unico digitale

La rivoluzione digitale offre grandi opportunità all'Europa ma il percorso è tutt’altro che spontaneo: richiede volontà politica accompagnata da una diligente implementazione di misure e iniziative a tutti i livelli, così come predisposto nella “Strategia per il mercato unico digitale”. In un tale contesto, si inserisce l’iniziativa della conferenza “Shaping our digital future: the challenge of the digital revolution” svoltasi mercoledì 25 aprile a Bruxelles, fortemente voluta da Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo, e da Mariya Gabriel, Commissaria per l'economia e la società digitali a cui Mark Up ha partecipato.

Quello che emerge chiaramente è l’approccio che le istituzioni europee vogliono dare alla rivoluzione digitale: un approccio “human-centred”, con il cittadino al centro. La Commissaria Gabriel, alla domanda diretta sulla regolamentazione del digitale e il rischio di uno scoraggiamento degli investimenti, in particolare da parte dei maggiori player internazionali del settore (che vanno poi a prediligere mercati come Cina e USA), risponde rimarcando la forte volontà di imporre un approccio europeo al tema, un approccio umano, che, alla lunga, possa rivelarsi quello vincente e sostenibile nel tempo. In tal frangente, non bisogna dimenticare l’eccellenza presente sul territorio dell’Unione, che presenta proprio dei veri "campioni europei" nell’ambito digitale che riguardano specialmente robotica, nanotecnologie e microelettronica. Ma la strada da percorrere è ancora lunga. Le cifre presentate dalla Commissione europea mostrano come i due quinti della forza lavoro europea presenta poche o nulle competenze digitali. In aggiunta, nonostante i continui alti livelli di disoccupazione, le stime suggeriscono come questo analfabetismo digitale determini, da oggi al 2020, la mancata allocazione di circa 756 000 posti di lavoro nel settore dell’Ict. La situazione arriva ad essere persino più delicata in certe aree geografiche (come nel sud-est Europa), tra i gruppi più vulnerabili (in particolare disoccupati e disabili) e i più anziani.  Un tale contesto esprime l’urgente necessità di ridurre il divario digitale, ancora troppo grande ed impattante, a fronte di innegabili passi avanti fatti negli ultimi tempi in ambito di competenze digitali tra i cittadini.

Uno degli obiettivi prioritari da una decina di anni a questa parte è fare incontrare la domanda con l’offerta in termini di competenze Ict a favore della trasformazione digitale. Ciò è dimostrato da diversi documenti prodotti dall’UE, soprattutto dal 2008 in poi. Nel 2010 è stata, inoltre, stilata un’Agenda Digitale (rivista poi nel 2016) che spinge all’individuazione, avvenuta in seguito grazie al “Digital Competence Framework”, di una serie di indicatori per misurare il livello di competenze digitali nell’EU.
Un’altra importante iniziativa, datata 2013, è quella della Grand Coalition for Digital Jobs: un partenariato multistakeholder che mira alla collaborazione tra imprese e istituti formativi a tanti livelli, incoraggiando le parti interessate a prendersi l’impegno di attuare misure concrete per aumentare l'offerta di professionisti nel settore Ict, oltre che migliorare l'alfabetizzazione digitale dei cittadini e dei lavoratori, sempre al fine di colmare il divario di competenze digitali.Venendo ai giorni nostri, altre questioni legate al digitale sono salite prepotentemente agli onori delle cronache: dalla gestione dei dati (scandalo di Facebook e Cambridge Analytica, al diritto all’oblio, etc.) allo IoT e alla Blockchain. Per far fronte a queste nuove necessità, nella dichiarazione congiunta sulle priorità legislative 2018/19, Parlamento, Commissione e Consiglio UE si sono impegnati a completare il Mercato Unico Digitale. Questo significa, ad esempio, adottare, entro questa legislatura, regole per garantire un alto livello di protezione dei dati personali e i diritti digitali di cittadini e imprese. Lo stesso presidente Tajani, nel suo discorso d’apertura, ha parlato nel merito della scottante questione della gestione dei nostri dati personali: “La vicenda Cambridge Analytica ci impone di non abbassare la guardia. Dobbiamo pretendere tutti i chiarimenti necessari sul possibile utilizzo dei nostri dati per manipo lare i risultati elettorali, a cominciare dal referendum sulla Brexit. Per questo, ho invitato Mark Zuckerberg a comparire di persona davanti al Parlamento per rispondere a 500 milioni di europei. Mi aspetto una sua piena collaborazione per ristabilire la fiducia dei nostri cittadini”.

Fondamentale sfida per l’UE riguarda il tema della tassazione più equa: “Quando alcuni Stati, che beneficiano del mercato interno, offrono condizioni irrisorie, palesemente inique, a multinazionali e giganti del web per attirarli sul proprio territorio, di fatto danneggiano tutta l’Unione. Come proposto da Parlamento e Commissione, le piattaforme andrebbero tassate dove creano valore; ossia dove raccolgono pubblicità, vendono dati, hanno visualizzazioni e contatti, o effettuano transazioni. Con il sistema di risorse proprie chiesto dal Parlamento, queste entrate consentirebbero di aumentare notevolmente il bilancio Ue senza gravare sui cittadini”, conclude il presidente Tajani. Bisognerà seguire con attenzione gli sviluppi su queste tematiche, nella speranza che l’approccio “umano” evocato in sede europea si imponga come trend setter anche a livello internazionale.

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