Questa la direzione di marketing del gigante degli snack delineata dalla responsabile Laura Henderson, che guarda a un futuro in cui l’advertising passi da voce di spesa a business creativo proprietario, capace di generare ricavi.

Chi semina vento raccoglie tempesta. Altrimenti detto: chi fa cattiva pubblicità raccoglie ad-blocker. A confermarlo è la responsabile della monetizzazione contenuti e media di Mondelez, Laura Henderson, nel corso dell’ad:tech di New York:

Troppo a lungo abbiamo insultato collettivamente l’attenzione dell’audience. Abbiamo urlato più forte, più spesso e in più luoghi, e la loro risposta è stata un tentativo di evitarci

mondelez_snack_dolciDa qui il nuovo corso inaugurato dal colosso degli snack sotto la guida della Henderson, che sta sviluppando una linea di contenuti sperimentali denominata “the Mondelez slate” (la lista Mondelez). Al test attuale diversi format video che tra soggetti musicali e ripresa di acrobazie dal vivo cercano di stabilire cosa funzioni meglio per il parco brand della multinazionale (Milka, Oreo, Philadelphia, Tuc...).

Parliamo di un nuovo approccio che punta a trasformare il marketing da centro di costo a centro di profitto, elevando la multinazionale a produttrice e proprietaria di contenuti di qualità.

Nella tradizionale catena di valore i produttori di contenuti sono quelli che stanno in alto, con le loro idee e il loro sviluppo creativo, mentre i pubblicitari sono quelli che arrivano alla fine, interrompendo e peggiorando il programma. Noi vogliamo risalire la filiera, creare contenuti di qualità e cambiare le regole del gioco

Lo scenario per i marketer è oggi più che mai complesso, tra frammentazione dell’utenza e costo per portata che è costantemente aumentato. Non stupisce dunque la scelta di Mondelez di portare i propri ingenti investimenti nel settore su un’altra rotta, diventando produttore di contenuti oltre che di snack.

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