Mutti, la produzione cresce nel segno della qualità

L’azienda mira al mantenimento di una crescita annua a due cifre e individua nell’integrazione di filiera una strategia per garantire sostenibilità economica

di Laura Seguso

Gruppo Mutti incrementa la produzione di pomodoro del 22% rispetto allo scorso anno. Attivo in tutta la filiera del pomodoro italiano (escluse le conserve) con un fatturato stimato 2015 a 230-240 milioni di euro e una quota a valore di mercato pari a circa il 29%, il gruppo raggiunge così le 280 mila tonnellate conferite.

  • Secondo indicazioni aziendali si tratta di un traguardo non speculativo. “Non ci sono state deroghe ai principi di qualità” sottolinea l'ad Francesco Mutti. Viene evidenziato un miglioramento del residuo ottico (+7,5% sul 2014), colore al di sopra dell’indicatore della scala colorimetrica e ricchezza in termini di fibra e aroma. “Siamo convinti che, per ottenere un tale standard, sia indispensabile instaurare e mantenere relazioni durature con tutti i nostri agricoltori”.
  • Lo scenario di mercato non è dei più favorevoli, come illustrato da Denis Pantini di Nomisma, caratterizzato da strutturale volatilità dei prezzi e incremento della pressione concorrenziale. L’integrazione di filiera vi rappresenta una strategia efficace per garantire sostenibilità economica alla parte alta della filiera, con possibilità di controllo e di efficientizzazione nella parte bassa della stessa.
  • Interessante il finanziamento dell'impresa di una ricerca per individuare la provenienza dei prodotti utilizzando lo spettrometro di massa. Strumento solitamente usato nell'analisi delle opere d'arte, serve per rilevare gli isotopi specifici dei terreni e, quindi, determinare la provenienza del pomodoro. In sostanza lo strumento evidenzia che tutti i pomodori provenienti dalla Cina hanno un valore isotopico ben diverso da quelli coltivati in Italia. Ne deriva che si dispone di un metodo scientifico capace di discriminare con precisione l'origine geografica del pomodoro da trasformare.
  • Il gruppo è controllato al 100% dalla famiglia Mutti che da sempre privilegia una politica di crescita interna. Non sono escluse acquisizioni “possibili solo in presenza di una forte coerenza”. L’azienda ha recentemente investito circa 13,5 milioni di euro fra la sede di Parma e quella attualmente in fase di acquisizione a Oliveto Citra (Sa). Mutti punta a mantenere un ritmo di crescita media annua del 10% dei ricavi e sta pianificando un percorso strategico quadriennale che preveda il mantenimento di una crescita annua a due cifre. “Al momento non si profilano progetti di quotazione in Borsa -spiega Mutti-. L’ipotesi di aprire il capitale a terzi potrebbe avvenire se un domani ci fosse necessità di liquidità. Ma al momento non c’è”.

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