Necessari nuovi strumenti per gestire le crisi agricole

Quella della Xylella fastidiosa, che sta interessando gli oliveti del Salento, è un’emergenza fitosanitaria di proporzioni oramai senza precedenti. Si tratta di un batterio che sta danneggiando l’economia e il paesaggio di un’intera regione la cui agricoltura si basa sulla coltivazione dell’ulivo e il cui ambiente è legato alla presenza di ulivi secolari d’inestimabile valore ambientale e paesaggistico. Di fronte a questa situazione, dopo un lungo e ingiustificato periodo di stallo sul fronte degli interventi per contrastare l’emergenza, gli ultimi avvenimenti lasciano intuire un’inversione di tendenza, seppur timida.
In particolare l’attività del Commissario straordinario potrà avviare quelle operazioni che servono a contrastare la diffusione della malattia.

Sul fronte UE, invece, la volontà manifestata dalla Commissione europea, che imporrebbe l’eradicazione di tutte le piante contagiate e il divieto al reimpianto con olivo, non può essere la principale soluzione al problema. Al contrario, tale iniziativa dovrebbe essere il più possibile limitata e circoscritta e favorire, insieme alla buona gestione agronomica e fitosanitaria, un efficace controllo dei vettori.
Nell’area contaminata, l’eradicazione degli olivi infetti non risulterebbe efficace anche in relazione allo stato dell’infezione su altre specie arboree. Al tempo stesso, tale intervento non terrebbe conto della secolarità delle piante e degli enormi costi comportati dalla loro rimozione.
Ecco perché si è deciso di presentare un’interrogazione parlamentare urgente per chiedere alla Commissione europea sia soluzioni per sopperire agli ulteriori costi dovuti alla possibile implementazione di programmi di eradicazione a carico degli olivicoltori, sia iniziative alternative all’eradicazione. Ma quello della Xylella fastidiosa è un tema che ci porta necessariamente a riflettere su un elemento di più ampia portata che contraddistingue il settore agricolo.

Il susseguirsi di crisi sanitarie e alimentari si sposa con l’aumento dei fenomeni climatici avversi e con l’inefficacia degli strumenti di stabilizzazione dei mercati. Oggi l’esposizione al rischio assume una dimensione particolare nell’agricoltura. Le crisi di mercato nel caso di produzioni agricole sono frequenti sia perché più esposte e permeabili agli eventi climatici, sia per la loro caratteristica di deperibilità che limitano la capacità dei produttori di adattarsi alle dinamiche di mercato.
Effetti negativi sulla sostenibilità economica del settore che hanno trovato conferma nelle varie emergenze degli ultimi anni. La febbre suina, la crisi dell’ortofrutta del 2011 dovuta all’E.coli e, più recentemente, le conseguenze dell’embargo imposto dalla Russia, sono solo alcune delle ultime testimonianze di tale scenario.
In tale ambito, la revisione degli strumenti di prevenzione e gestione delle crisi (sanitarie, alimentari o di natura commerciale) è una necessità non più rinviabile nelle future decisioni di politica agricola comune.
L’ultima riforma della Pac, ad eccezione di alcune novità apprezzabili, nell’ambito della politica di sviluppo rurale, e nonostante gli sforzi dell’europarlamento, è stata un’occasione mancata in tal senso. Occorre fare di più per dare certezze a una delle attività economiche più esposte e vulnerabili alle emergenze di mercato ma che, al tempo stesso, continua a rappresentare uno dei settori più importanti dell’economia europea.

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