Negli Stati Uniti l’euro forte rallenta il consolidamento, ma lascia intatte le potenzialità della penisola

Focus vino Scenario Italia –

Le importazioni vinicole negli
Stati Uniti hanno fatto registrare,
anche nei primi otto mesi
del 2008, una diminuzione in
quantità e un lieve aumento in
valore, continuando il trend iniziato
agli inizi dell’anno, secondo
quanto reso noto da Lucio Caputo,
presidente dell’Italian Wine & Food
Institute di New York.

La contrazione delle importazioni
ha interessato, secondo Caputo,
sette degli otto principali paesi fornitori
del mercato americano.

L’Italia, e ancor di più la Francia, con
una riduzione in quantità rispettivamente
del 5,6% e del 17,3% e
un aumento in valore rispettivamente
del 6,8% e 18,1% sono stati
i paesi che, anche in conseguenza
del rafforzamento dell’euro, risultano
più penalizzati. L’Italia è stato,
tuttavia, il paese che ha avuto uno
dei più contenuti tassi di riduzione nelle esportazioni verso gli Usa e
che, al contempo, ha ampliato la
sue quote del mercato d’importazione passate dal 30,5% (quantità)
e 31,5% (valore) del 2007 al 31,7%
e 32,8% dei primi 8 mesi dell’anno
in corso. Anche per l’inizio del 2009
le vendite di vino italiano sembra
stiano andando bene, secondo
quanto dichiarato da Mel Dick, presidente
della divisione vini e vicepresidente
della Southern Wine &
Spirits of America, il primo distributore
negli Usa di vino (i distributori
sono quelli che hanno in mano il
mercato) durante Vinitaly US Tour
(fonte: Vinitaly).

Il mercato statunitense sprigiona
grandi potenzialità, anche in un
momento di difficoltà dell’economia
in generale come questo, e si
candida a diventare entro il 2012
il primo a livello mondiale per consumi.
In questo mercato, tre quarti
dei vini italiani non supera i 20 dollari
a bottiglia, ma spunta prezzi
più alti chi dà valore aggiunto al
prodotto raccontando il proprio
vino in termini di territorio e di tradizione.

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