Nella terra dei Gabrielli

Una famiglia, una storia che dura da 120 anni, un territorio. Continua il nostro viaggio nelle realtà distributive italiane. Questa volta siamo tra Marche e Abruzzo ... (da Mark Up n. 274)

La Magazzini Gabrielli Spa nasce negli anni Sessanta dai tre fratelli Michele, il più grande e mio padre, Luciano e Giancarlo che portavano avanti un progetto già di famiglia, nonno Pietro e nonna Celsira dai quali è partito tutto”. Siamo ad Ascoli Piceno, ospiti a Villa Pilotti, ristrutturata recentemente: è il nuovo quartier generale del Gruppo Gabrielli. Con me, Luca, Barbara e Laura, rispettivamente presidente e vice presidenti della Magazzini Gabrielli. I tre cugini, insieme, conducono un business che ha radici lontane. A partire da una formidabile nonna: “Lo zio di lei -racconta Laura-, Michele Gabrielli, non avendo figli e avendo una passione per nostra nonna, che invece apparteneva a una famiglia molto numerosa, l’aveva presa in affido e aveva chiesto alla sorella di poter fare vivere con lui nostra nonna; poi le ha dato la possibilità di vivere in città, studiare ed ereditare.

Era la ditta Michele Gabrielli. Quindi tutto è cominciato a fine Ottocento, la nostra oggi è un’azienda che ha 120 anni. Nostro nonno, omonimo dello zio della nonna, aveva il commercio nelle vene e nostra nonna portava con sè la dote e un buon istinto per gli affari: insieme diedero vita alla Gabrielli. La nonna, che è venuta a mancare nel 2004, è rimasta fino all’ultimo presidente onorario dell’azienda, e ci teneva a dire: “La ditta è la mia”.

Una donna combattiva, che rimase vedova molto presto e i nostri padri si sono trovati a fare gli imprenditori giovanissimi.

In precedenza, avevano avuto esperienze di negozio durante l’Università. Mio papà non l’ha finita, il papà di Luca si è laureato dopo, e, tanti anni dopo, anche mio zio Michele che, invece, da subito aveva preso in mano tutto il negozio”.

Luca - I tre fratelli erano complementari, avevano tre caratteri molto diversi: ognuno si è ritagliato un suo settore e sono riusciti a trovare una sinergia incredibile.

Laura- Zio Michele aveva il commercio nelle vene e l’ha trasmesso sicuramente a Barbara. Mio padre invece era più l’uomo dei numeri, dei progetti e della finanza, amante dei cantieri, e infine Giancarlo, il padre di Luca, era più battagliero, da vendite. Successivamente i tre fratelli passano da un commercio misto al solo alimentare. Allora avevamo i classici magazzini a prezzo unico con abbigliamento per uomo, donna e bambino. Negli anni Sessanta incominciammo a sviluppare il reparto alimentare. Dagli empori della ditta Michele Gabrielli, passammo ai negozi Gabrielli Vendite, e in alcune piazze ci ricordano ancora così.

Quando siete passati definitivamente all’alimentare?

Barbara - Fu una scelta naturale: il commercio alimentare stava cambiando, si stava evolvendo e invece il tessile non aveva un grandissimo futuro.

Luca - Abbiamo fatto il passaggio giusto al momento giusto, perché nel frattempo il reparto alimentare nei negozi si è ingrandito e ha fatto il suo percorso. Così abbiamo attivato i supermercati autonomi su posizioni alternative fuori dalla città e sulle strade.

Barbara - Una vigilia di Natale, io avevo 9-10 anni, dovevamo scegliere l’insegna e il padre di Luca ci propose un paio di nomi e arrivò con questa idea della tigre che aggredisce i prezzi. Eravamo tantissimi, piccolini, urlavamo tigre tigre! Ci era piaciuto. E nacque così ...

Laura - Avevamo i peluches, erano la mascotte e nostra nonna amava regalarli a nipoti e amici. Era il ‘78.

... e nei centri commerciali?

Laura - Il primissimo fu nel ‘90, a Termoli (Cb), all’epoca sembrava grande, poi, nel 1991, a San Benedetto del Tronto (Ap). I negozi erano tutti di operatori locali: non fu facile far accettare che non ci fosse la vetrina, una porta da chiudere.

Uno dei problemi più grandi che stanno affrontando le pmi non solo del retail è il passaggio generazionale. Voi siete un esempio di successo: come ci siete arrivati?

Barbara - È stata una strada parallela: a livello professionale ci siamo affiancati ad Ambrosetti; poi c’è stata una sorta di selezione naturale in ogni famiglia. Servono un po’ di fortuna, lungimiranza e intelligenza, la fortuna è che ci sia in famiglia la persona giusta. Il solo cognome non ti dà diritto alla gestione di un’azienda di queste dimensioni.

Laura - Quando siamo entrati in azienda, i nostri genitori erano nel pieno del lavoro. In famiglia non si parlava di lavoro, ma era nell’aria che si respirava.

Per i vostri figli cosa prevedete?

Laura - Oggi è più complesso, siamo tutti genitori, non sappiamo cosa sperare. L’azienda nel frattempo si è tanto evoluta anche a livello manageriale: non sappiamo se sperare che ai nostri figli interessi l’azienda piuttosto che si vada a trovare una strada alternativa.

Luca - È il tema dei prossimi 10 anni.

Siete una realtà del territorio, qualcosa di più di una famiglia proprietaria. Il vostro rapporto con il territorio?

Barbara - Il drive è l’apertura e l’osmosi con il territorio, noi cresciamo solo se cresce il territorio. Le nostre iniziative sociali sono moltissime: siamo nelle scuole con tante iniziative; in questo momento siamo concentrati sui bambini dall’asilo alle elementari, fino alle medie: secondo il livello scolare li portiamo a visitare i nostri produttori di prodotti a marchio, in funzione dell’alimentazione sana, della stagionalità. Collaboriamo da 10 anni con il Banco Alimentare: ogni anno diamo un centinaio di migliaio di euro per i volontari che vengono a ritirare le merci e circa 200mila euro con la colletta dei nostri clienti. Lavoriamo con lo Iom e l’Airc per il mese della salute, l’Airc per la ricerca, lo Iom per l’informazione e la prevenzione.

Laura - Lo Iom è l’Istituto Oncologico Marchigiano, una realtà molto forte qui, soprattutto nel Piceno, che fa assistenza ai malati terminali e tanta prevenzione.

Barbara - Quest’anno abbiamo donato un ecografo di ultima generazione all’ospedale e mentre negli ultimi anni riuscivamo a fare degli screening gratuiti, per le donne in una fascia d’età non contemplata dallo Stato. Quest’anno abbiamo collaborato con Legambiente per la pulizia delle spiagge.

Laura - Noi viviamo in questo territorio con le famiglie, i bambini che vanno a scuola, gli amici. Non si può fare tutto, non siamo mai stati nella politica, pur avendo un buon rapporto con tutte le amministrazioni locali.

Luca - Sappiamo cosa c’è dietro, conosciamo le esigenze. Nel caso del terremoto eravamo qui, abbiamo vissuto la tragedia, ci siamo messi a disposizione dell’amministrazione locale, con la galleria, il parcheggio, le cucine mobili. Non c’erano solo gli sfollati, ma anche gli impauriti: abbiamo dato la possibilità di stare in un luogo sicuro, piacevole, illuminato, offrire un caffè caldo la notte dava sollievo. Anche i nostri partner ci hanno dato una mano e si sono messi a disposizione.

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