Nielsen, cresce l’indice di fiducia nel 3° trimestre 2015

Diminuisce la percentuale di italiani che ritiene il paese ancora in crisi: 89% contro il 96% nel terzo trimestre 2014. Un italiano su quattro (26%) è propenso a spendere per viaggi e vacanze dopo aver coperto le spese essenziali.

L’indice di fiducia degli italiani nel 3° trimestre 2015 (57) è aumentato di 4 punti sul trimestre precedente e di 10 rispetto al dato di un anno fa. Diminuisce, e non di poco, la percentuale di italiani che ritiene il paese ancora in crisi: 89% contro il 96% nel terzo trimestre 2014. Un italiano su quattro (26%) è propenso a spendere per viaggi e vacanze dopo aver coperto le spese essenziali. I dati emergono dalla Global Consumer Confidence Survey realizzata da Nielsen su un campione di 30.000 individui in 60 Paesi, tra i quali l’Italia.

Livello di fiducia ai livelli del 2011
“Il livello di fiducia degli italiani è tornato a quello registrato nel primo trimestre dell’anno, al valore più alto dal 2011 – commenta Giovanni Fantasia, ad di Nielsen Italia –. Variazioni positive si sono osservate sia nella visione della propria situazione lavorativa che nello  stato finanziario personale. Nel complesso le vendite dei beni di largo consumo sono aumentate dell’1,5% nei primi 8 mesi del 2015, incremento trainato dalla spesa delle famiglie a reddito elevato localizzate soprattutto al Nord. Segnali di debolezza nei consumi provengono, invece, dalle famiglie più povere nel Sud del paese. Si può affermare - ha aggiunto Fantasia - che l’Italia, come i due terzi dei paesi europei, ha imboccato la strada della ripresa, anche in presenza di segnali altalenanti. Nel terzo trimestre la nostra economia ha confermato le indicazioni di crescita emerse a inizio anno nonostante la decelerazione delle esportazioni, condizionate dal rallentamento delle economie dei mercati emergenti. L’inversione di tendenza del trend occupazionale può essere indicata come la chiave di volta del miglioramento della fiducia del consumatore italiano. In sintesi, le famiglie stanno di nuovo diventando, seppure moderatamente, centri di produzione di reddito e non solo di spesa”.

Usa, incremento-boom nella fiducia
Anche a livello globale si riscontra un aumento generalizzato dell’indice di fiducia che, con un incremento di 3 punti rispetto al trimestre precedente, fa segnare il livello più alto dal 2006 (quota 99). Il risultato è da ricondurre soprattutto alle performance dei paesi occidentali. In particolare, gli Stati Uniti fanno registrare un incremento mai verificatosi nella misurazione del proprio indice di fiducia (+ 18 punti, raggiungendo quota 119). Si posizionano in questo modo al secondo posto nel Mondo dopo l’India, che fa osservare il punteggio più alto (131, pur rimanendo stabile sul trimestre precedente).
In declino, invece, Asia Pacifico (- 1, totale 106) e America Latina, che scende di 2 punti (81). Stabili, a 94 punti, Africa e Medio Oriente. Da segnalare anche che in Cina l’indice ha subito un declino di un punto (106) e di tre punti in Giappone (80).
Di seguito la classifica dei 10 paesi che hanno riportato gli indici di fiducia migliori su scala globale: India 131, Usa 119, Filippine 117, Indonesia 116, Thailandia 111, Danimarca 109, Arabia Saudita 109, Emirati Arabi 107, Cina 106, Vietnam 105.

In Europa livello più alto dal 2008
L’Europa cresce complessivamente di 2 punti sul trimestre (a 81), raggiungendo il livello più elevato dal 2008, grazie ai valori positivi registrati in 21 nazioni su 32 (66%) e nonostante la decrescita di 9 paesi e la stabilità di due. Da sottolineare il dato di Germania (+3 punti, totale a 100) e Gran Bretagna (+4 punti, totale 103, punta record), le due economie forti che trainano il Vecchio Continente. Da non trascurare il comportamento di Polonia e Portogallo, che hanno rispettivamente incrementato di 10 e 9 punti (a 80 e 66), le variazioni positive più alte in Europa. Il mercato russo è ancora in crisi, tanto che fa rilevare un calo dell’indice pari a 4 punti (74). Il 13% degli italiani ha una visione positiva della propria situazione lavorativa, valore in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 7% dello scorso anno. La percezione dello stato delle finanze personali è buona per il 21% degli intervistati (+6 punti percentuali vs. terzo trimestre 2014). Diminuiscono al 56% (vs. 60% tendenziale) coloro che dichiarano che il tunnel della crisi durerà per altri 12 mesi. Gli italiani sono comunque ancora in apprensione per lo stato occupazionale (22%), per l’economia generale (8%), per la salute (9%), per il fenomeno immigratorio (8%, +3 punti percentuali vs terzo trimestre 2014).

Italia, paese di risparmiatori
L'indagine Nielsen riserva un focus particolare sul comportamento di spesa dopo aver affrontato gli acquisti essenziali. L’Italia è ancora un paese di risparmiatori. Il 40% infatti è propenso a gestire in forma conservativa e prudenziale le somme di denaro che rimangono dopo aver coperto le spese essenziali. Tra coloro che, invece, evidenziano un maggiore orientamento agli acquisti, il 29% preferisce spendere per nuovi vestiti, il 20% per svaghi fuori casa. Sono il 23% gli italiani che, al contrario, dichiarano di non riuscire a risparmiare nulla alla fine del mese. Sul tema delle azioni di “spending review” messe in campo dagli italiani, si nota che è in sensibile contrazione la quota di quanti intendono controllare la spesa (64% vs 72% dell’anno precedente). Si attesta al 54% la quota di coloro che controllano gli acquisti per risparmiare sui vestiti (11 punti percentuali in meno rispetto al 65% di un anno fa). Diminuisce la percentuale degli intervistati decisi a non spendere per piatti pronti e take away (-9 punti rispetto al 65% del terzo trimestre 2014). Il 56% intende tagliare sui divertimenti fuori casa (valore stabile rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, al 57%). In calo la quota del campione che applica risparmi sulle vacanze (41% vs 44%). Un italiano su 4 continuerà a risparmiare sulle bollette di luce e gas e sulla spesa al supermercato orientandosi verso brand economici. Il 23% si manterrà cauto nei pranzi fuori casa, mentre è il 21% la quota di quanti continueranno a risparmiare sulle spese per l’auto.

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