Pausa di riflessione per gli investimenti pubblicitari in Italia

Segno meno per il mercato pubblicitario in Italia. Secondo i dati Nielsen, il primo quadrimestre del 2015 evidenzia indicatori negativi dopo quelli positivi messi a segno nei primi tre mesi dell’anno. Nello specifico, il solo mese di aprile registra un calo del 3,3% posizionando il quadrimestre a -2,3% rispetto allo stesso periodo nel 2014. Una chiusura di quadrimestre che potrebbe, viceversa, essere positiva se si aggiungessero le stime provenienti da social e search (non monitorate): +0,3%. Analizzando i singoli mezzi, solo la radio rileva un andamento in crescita. Gli investimenti aumentano, infatti, nel singolo mese (+10,2%) portando i primi quattro mesi dell’anno a +8,6%. I restanti mezzi non godono di buona salute. La Tv cala di 2,8 punti percentuali nel singolo mese, chiudendo il quadrimestre a -2,2%. Rallenta anche la stampa che registra nei mesi tra gennaio e aprile -7% con i quotidiani e -5,3% con i periodici. Anche internet conosce il segno meno tornando negativo in aprile (-3,3%) con un gap in calo sul quadrimestre di 2,6% rispetto allo stesso periodo 2014. Sommando anche la porzione non monitorata (principalmente social media) il digitale crescerebbe di 8,8% tra gennaio-aprile 2015. Spostando l’attenzione verso i settori merceologici, tra i primi comparti si registrano andamenti differenti. Crescono finanzia/assicurazioni, con 8,3% (circa 8,5 milioni di euro), e farmaceutici, con 5,3% (circa 6,8 milioni di euro). In calo automotive (-6,2%) e telecomunicazioni (-13,3%). Ma nonostante i molteplici segni meno, c’è un accenno di ripresa per il mercato. “Sulla base dei risultati della nostra ultima Consumer Confidence condotta in 60 Paesi su un campione di 30.000 intervistati - commenta Alberto Dal Sasso, advertising information service managing director di Nielsen - l’Italia ha registrato la miglior performance mondiale in termini di incremento dell’indice di fiducia. S’intravede quindi lo spazio per una crescita, anche grazie a una nuova spinta da parte del settore della comunicazione, seppur l’indice rimanga ancora uno tra i più bassi rilevati”.

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