Per aziende e politica è tempo di pari opportunità

Diana de Marchi, la presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Milano, ci porta un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato, in un ambito in cui c’è ancora tanto di fare (da Mark Up n. 274)

Ho conosciuto Diana de Marchi per caso, di lei mi ha colpito il suo sorriso comunicativo, la voglia di fare, l’entusiasmo: una persona e non un animale politico, una donna. Diana de Marchi è la presidente della commissione Pari Opportunità del Comune di Milano (l’assessorato non c’è -per ora-).

Perché le “pari opportunità”?

Quando ho iniziato a lavorare come interprete e traduttrice, le difficoltà nel lavoro per le donne erano per me un’assoluta novità. Mia madre era straniera, un’ebrea turca che era passata dal campo profughi e poi è diventata la prima dirigente metalmeccanica in Italia. Lei mi aveva insegnato che se una persona aveva delle capacità e la voglia di usarle, uomo o donna che fosse, l’opportunità si sarebbe presentata. Fu solo nei dieci anni di lavoro al Cisem, il centro di sperimentazione educativa di Milano, un ente straordinariamente importante per le innovazioni in campo formativo che purtroppo non esiste più, che realizzai che in Italia non era così: se eri donna e, in secondo luogo, se avevi figli, tutto era più difficile. Fu proprio allora che decisi che era tempo di cambiare quella cultura.

Quale è stato il tuo percorso?

Per anni non ho avuto nulla a che fare con la politica. Grazie all’interpretariato, sono stata chiamata a fare da traduttrice a un convegno che si occupava di educazione di genere nella formazione e mi sono appassionata. Proprio da quel convegno, partì un progetto europeo, che ho seguito per 10 anni: era la fine degli anni 80, tempi in cui le ragazze arrivavano in massa nelle scuole superiori. Il nostro obiettivo era capire quale fosse l’approccio didattico migliore per loro: le ragazze non hanno lo stesso modo di imparare, studiare e lavorare dei ragazzi; per esempio, nelle materie scientifiche, prediligono un’educazione laboratoriale, che le renda consapevoli delle teorie scientifiche. Concluso il progetto, la voglia di sperimentare quanto avevo appreso negli anni di ricerca mi ha portato all’insegnamento: ho iniziato tardi, avevo 42 anni, ed è stata, ed è ancora, una bellissima esperienza.

Quando sei entrata in politica?

I fatti di Genova mi avevano sconvolto e da lì ho cercato di essere il più attiva possibile. Mi iscrissi ai Ds, cominciando un percorso politico, ma senza pensare mai di candidarmi o di fare un lavoro istituzionale, ma solo di contribuire. Poi uscì un corso “Donne, Politica e Istituzioni”, la prima edizione in Italia, partita da Milano e decisi di iscrivermi: era il 2006. Il corso era coordinato da Bianca Beccali che, dopo l’esame, mi disse: ‘Hai passato quasi un anno a sentire che le donne devono essere più presenti nelle istituzioni: devi candidarti!’ C’erano le elezioni a Milano, proprio nel 2007 e così decisi di provare, stando dalla parte più vicina ai cittadini: il consiglio della zona dove vivo fu un successo straordinario.

Dopo sono entrata in consiglio provinciale, ma purtroppo sempre all’opposizione. Diciamo che oggi è la prima volta in cui riesco a essere finalmente al governo.

Che cosa state facendo?

Credo che Milano in questa fase sia riconosciuta come la città faro delle politiche innovative e di un contesto che su queste politiche trova reti che sono capaci anche di ascoltare le proposte e aiutare a realizzarle: qualunque idea ti venga a Milano, trovi qualcuno che ha voglia di aiutarti a portarla avanti, pubblico, privato ...

Il Comune di Milano, già nella passata amministrazione, aveva introdotto un’attenzione alla parità di genere, alle politiche attive, mirate a un intervento che includesse le donne e Beppe Sala ha proseguito, mettendoci la faccia. L’assessorato alle Politiche del Lavoro con Cristina Tajani molto si dedica all’inclusione delle donne con progetti e investimenti dedicati. Il tema vero è che non bastano perché non abbiamo un tessuto sociale capace di costruire davvero quella parità di genere oggi indispensabile. Osserviamo che i gap salariali continuano, nonostante le leggi, nonostante le tabelle di riferimento: le donne, comunque, a parità di competenza sono pagate meno, hanno più difficoltà di accesso alle carriere e anche di portare avanti delle carriere. Si tratta purtroppo di una condizione culturale, ma anche di sistema di servizi e di condivisione di ruoli; cosa che, nei giovani, vediamo già cambiata: l’idea di condividere la cura è presente tra i giovani; poi però ti ritrovi con un mondo che non è cambiato e quindi è necessaria ancora tanta energia per costruire un modello che sia davvero paritario.

Il Comune di Milano cosa sta facendo, cosa vi piacerebbe poter fare?

Tra le cose importanti che il Comune ha già messo in campo c’è #STEMintheCity, (STEM sta per science, technology, engineering, math) per lavorare sulla scelta e sulle opportunità, per le ragazze, di studiare e formarsi nelle materie scientifiche, tecnologiche e matematiche. Il mondo del lavoro cambia a una velocità straordinaria, ma sappiamo che le tecnologie saranno indispensabili per qualunque opportunità di lavoro e invece le ragazze continuano a fare scelte che non vanno in quella direzione. C’è una bellissima ricerca di Carmen Leccardi docente della Bicocca in cui si sottolinea come le ragazze già verso i 10 anni si sentano inferiori rispetto a certe tematiche, mancano i modelli. E spesso anche a scuola ci sono esempi imbarazzanti situazioni in cui si dice: ‘Ah, guarda questa ragazza, è molto brava in italiano, ma anche in matematica’, come se fosse una cosa stravagante, sorprendente, che non è da lei, che non è adatta al suo genere. Questo è un tema sul quale il Comune si è impegnato tantissimo organizzando questa filiera con le aziende, con le scuole, con le università: adesso siamo alla terza edizione.

La collaborazione tra Comune e aziende funziona?

Sì, abbiamo tante azioni fatte da pubblico e privato insieme, che vanno bene. Per esempio, il compleanno per tutti i bambini: in città ci sono tanti bambini che non si possono permettere di festeggiare il proprio compleanno: da qui, dalla collaborazione dell’Assessorato alle Politiche Sociali, Salute e Diritti e Energie Sociali Jesurum, è nato il progetto del Diritto al Compleanno, ormai al quinto anno, che prevede l’organizzazione di compleanni grauiti per bambini che altrimenti non potrebbero festeggiare. Un’iniziativa a costo zero per l’Amministrazione grazie alla collaborazione di Partner privati e dei cittadini che hanno donato un “compleanno sospeso”. Una piccola cosa, ma che ha inciso parecchio nella vita di molte famiglie.

Gli interventi possono essere quindi piccoli o grandissimi; Stem è stato un progetto enorme, che ha visto la partecipazione di tre main partner: Lenovo, Intesa San Paolo e Vodafone, con il patrocinio delle Nazioni Unite. 40 appuntamenti tra workshop, corsi di formazione ed eventi, cui hanno partecipato 1.200 bambine e ragazze con i loro compagni di scuola, genitori e formatori. Più di 50 aziende hanno dato il proprio contributo.

Un consiglio per le ragazze che vogliono entrare in politica ...

Intanto devono sentirsi parte della comunità e trovare un ambito nel quale le competenze possedute possano essere messe a servizio della comunità di appartenenza. E poi insistere: perché questa capacità di seguire certi progetti e idee e di portarli avanti sia riconosciuta; quindi, imparare a prendere la parola, anche quando non si è sicure, ma non importa: parlare, iniziare a dire ciò che si pensa e, piano piano, si migliora.

Farsi consigliare e aiutare da altre donne che hanno più esperienza, allearsi con donne che fanno già politica, anzi chiedo anche alle donne con più esperienza di mettersi a disposizione delle più giovani.

Infine, esprimere sempre il proprio disagio: se ci si sente inadeguate, è necessario dichiararlo e motivarlo, facendo in modo che tutti insieme si rimuova il disagio, per chi se ne fa portavoce e per quelle che verranno.

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