P&G: vince chi è un buon cittadino d’impresa

Il senso della cittadinanza d’impresa e della #takeaction strategica della multinazionale americana spiegata in questa intervista a Paolo Grue (da Mark Up n. 269)

“I consumatori vogliono conoscere l’azienda che c’è dietro alle marche che acquistano”. Oggi per essere un’azienda vincente nel business bisogna innanzitutto essere dei buoni cittadini d’impresa, che significa operare secondo principi etici e con grande responsabilità, sostenere buone cause, proteggere l’ambiente e offrire un ambiente di lavoro attraente, in cui i dipendenti sono trattati al meglio e hanno l’opportunità di sviluppare il loro potenziale. “La missione è chiara -afferma Paolo Grue, direttore commerciale P&G Italia- noi vogliamo migliorare la qualità della vita delle persone oggi e per le generazioni future”. In questa intervista, Grue spiega il significato più profondo della Cittadinanza d’impresa, che caratterizza l’attuale essere impresa della multinazionale, in Italia e nel mondo.

Per le aziende impegnate c’è un ambito #takeaction, direttamente collegato al core business dell’impresa, e un altro più ampio, meno strutturale che guarda oltre il proprio perimetro. Dove è più difficile agire, e perché?

Il nostro perimetro di azione è il mondo. Cinque miliardi di persone usano i nostri prodotti che possono acquistare in 180 Paesi, abbiamo 100.000 dipendenti, lavoriamo con tutti i maggiori retailer nel mondo e abbiamo un indotto di migliaia di fornitori. Siamo pienamente consapevoli che già da soli, ma ancora di più insieme ai nostri partner, possiamo agire positivamente per migliorare il mondo e sentiamo questa responsabilità.

È cambiato il lavoro d’impresa sulla messa a punto della credibilità?

È giusto che i consumatori vogliano conoscere l’azienda che c’è dietro alle marche che acquistano. Per questo è importante essere trasparenti e credibili, per meritare la fiducia di chi sceglie i nostri prodotti operando come buoni cittadini. In P&G da tempo parliamo di “Cittadinanza d’Impresa” includendo tutti gli ambiti in cui opera l’azienda: etica e responsabilità d’impresa, diversità e inclusione, parità di genere, aiuto alle comunità e sostenibilità ambientale. In altre parole, crediamo che per definirsi un’azienda “sostenibile”, oggi non sia sufficiente fare un prodotto con una formulazione attenta all’ambiente se poi l’impianto di produzione invia scarti in discarica. Oppure se all’interno dell’organizzazione vi sono dipendenti che non si sentono rappresentati perchè l’ambiente non è inclusivo.

Si avverte dall’interno che è cambiato il passo?

Temi quali etica, sostenibilità ambientale, responsabilità sociale, diversità, inclusione e parità di genere hanno una storia addirittura pioneristica in azienda. Siamo stati una delle prime aziende al mondo a dotarsi di un rapporto sullo sviluppo sostenibile. 50 anni fa ci siamo dotati di un reparto interno che lavorasse sulla sicurezza ambientale dei nostri prodotti. Per noi significa fare la cosa giusta, per l’azienda e per i consumatori che da sempre sono il nostro vero capo. Dunque internamente è cambiato poco rispetto al passato, ma è indubbio che esternamente l’attenzione delle persone verso queste tematiche sia cambiata: oggi è fondamentale comunicare i valori che guidano le nostre azioni per far sì di meritare la fiducia delle persone.

Con il retail è più facile trovare un comune terreno di azione, quando si tratta di iniziative volte a cambiare il mondo?

C’è uniformità di vedute e abbiamo relazioni eccellenti su tanti progetti. Lavorare in partnership è fondamentale e garantisce valore aggiunto a qualsiasi iniziativa. Penso ad iniziative quali “1 pacco = 1 vaccino” (contro il tetano materno e neonatale) nei punti di vendita Coop e Ipercoop a favore dell’Unicef che ci ha consentito di donare oltre 90 mila vaccini dal 2010 o alla più recente “Puliamo le Spiagge” nei punti di vendita Carrefour a favore di Legambiente. Fondamentale è poi l’aiuto di chi opera tutti i giorni sul campo, che può contribuire nel guidare ed indirizzare al meglio ogni sforzo di industria e distribuzione.

Guardandola dal lato marketing e comunicazione c’è sempre in ballo una strategia a tutto tondo. Fra attività ambientali, sociali, culturali, abitudini, diversity come vengono gestite le priorità in Italia?

Coniugare la crescita dell’azienda, lo sviluppo dell’organizzazione, quello sociale e l’attenzione all’ambiente è necessario per rimanere leader nel futuro. Siamo orgogliosi che i nostri sforzi contribuiranno al raggiungimento degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Continueremo ad innovare per sviluppare prodotti che consentano alle persone di compiere scelte più sostenibili, a ridurre le emissioni di gas serra (GHG), alimentare gli impianti con energia rinnovabile e portare tutti i nostri stabilimenti nel mondo a “zero scarti in discarica” (oggi lo sono al 72%). Così come ad usare le nostre pubblicità per incoraggiare il dialogo su temi di rilevanza sociale, come la lotta agli stereotipi e la parità di genere, e ad usare i nostri marchi per aiutare chi ha più bisogno. Vogliamo essere riconosciuti come un’azienda governata in modo responsabile, che opera secondo principi etici, sostiene buone cause, protegge il pianeta e offre un ambiente di lavoro in cui dipendenti possono sviluppare il proprio potenziale.

 

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