Poveri consumatori tra bufale e post verità

Gli opinionisti di Mark Up (da Mark Up .261)

Il falso, la menzogna o anche solo l’equivoco e il non detto sembrano impregnare la nostra società, dalla comunicazione giornalistica a quella commerciale, dai social network ai media tradizionali. Non a caso -come ho ricordato inaugurando “Cosedanoncredere”, l’evento promosso ogni anno dall’Unione nazionale consumatori per discutere sul grado di consapevolezza nell’attuale società- proprio il termine “post truth” è stato dichiarato parola dell’anno 2016 per l’Oxford Dictionary. La post verità è il fenomeno per cui, molto più dei fatti reali e oggettivi, acquista importanza l’emotività che li accompagna. Ora perché questo fenomeno ricade sui consumatori? Perché dopo Trump e Brexit, ci dimostra che tutto è manipolabile: come oggi i social media sono capaci di farci vivere in ambienti simili a bolle dove ciascuno cerca e trova solo conferme alle proprie opinioni, lo stesso avviene per i nostri gusti e le preferenze di acquisto. Gli anglosassoni parlano di “camere dell’eco” (echo-chambers) dove non esiste la verità dei fatti, perché ciascuno ha selezionato e riceve solo le notizie con le quali concorda a priori: vi sarete accorti che, navigando online, troviamo link che hanno a che fare con i nostri prodotti preferiti? Questo accade perché i nostri gusti sono stati memorizzati e ci vengono ripresentati in continuazione. Come difendersi? Prendendoci il tempo per costruire il nostro pensiero critico, anche davanti ai toni troppo accesi di certa comunicazione: tutto ciò richiede un’assunzione di responsabilità per riappropriarci della libertà e restare nel contempo consumatori attivi  immuni dalla post verità.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome