Prima l’urbanistica poi il real estate: è questione di tassonomia (ma non solo…)

Urbanistica, Real Estate & Cci 2009 – Editoriale

Eccoci al quinto appuntamento con SCENARI MARK UP dedicato a Urbanistica, real estate e centri commerciali. Vorremmo subito richiamare l'attenzione del lettore su un cambiamento solo in apparenza formale: la testatina diventa “Urbanistica. real estate & centri commerciali”. L'urbanistica viene, così, spostata dall'ultima alla prima posizione della dicitura, mentre i centri commerciali prendono il posto originario dell'urbanistica, collocandosi, dunque, in coda. Perché questa scelta? Sgombriamo il campo dagli equivoci, che possono sorgere (o essere sorti) comprensibilmente in chi non può, ovviamente, spiegarsi di primo acchito, senza l'ausilio di una glossa, il motivo di questa nuova - per noi - sequenza verbale. La successione delle parole che contraddistinguerà a partire da questo speciale la nuova denominazione della sezione (e dei relativi Scenari) non corrisponde punto a una gerarchia di valori, a una classifica di preferenze, insomma a una graduatoria “delle più belle del quartiere”. Semplicemente (anche se poi il discorso sotteso è tutt'altro che banale) è che l'urbanistica, intesa soprattutto nell'accezione lata di “programmazione” e “gestione” del territorio, riveste la valenza orientativa tipica di un ruolo, prima ancora che di un ufficio nel senso istituzionale e amministrativo del termine, finalizzato a contemperare gli slanci imprenditoriali (gli “animal spirits” del mercato) necessari allo sviluppo con gli interessi della collettività e dell'ambiente affinché detto sviluppo non diventi involuzione o peggio distruzione. In altre parole i centri commerciali - come d'altronde qualunque progetto immobiliare, “whatever the size” - non possono che nascere nella cornice di un'attenta programmazione il cui obiettivo non è - e non deve essere mai - sostanziato da motivazioni esclusivamente economiche e politiche, ma fondarsi su criteri di rispetto e armonia tra costruzione/sviluppo/riqualificazione e ambiente: e l'ambiente abbraccia territorio, persone, abitati/tessuti urbani, infrastrutture incluse.

L'urbanistica reclama attenzione, anche perché - e ci limitiamo a casi o problemi di pertinenza lombarda, ma non per questo privi di rappresentatività nazionale - sta riacquistando vitalità il dibattito su fenomeni peraltro non sconosciuti alla storia italiana dal dopoguerra a oggi: rischio di cementificazione, erosione quotidiana del territorio, iniziative immobiliari che - indipendentemente dai livelli istituzionali preposti e responsabili - possono destare nella comunità dei cittadini - dall'opinione pubblica ai residenti di una zona specifica - proteste, dubbi, disagi, per tacere dell'accettabilità estetica di certe soluzioni architettoniche e progettuali. Fenomeni che, lo diciamo non per interessi di bottega, riguardano spesso solo marginalmente il commercio e l'industria dei centri commerciali.
Con questo non faremo una rivista specializzata in urbanistica: non rientra nelle nostre competenze, anche se sul tema MARK UP ha già pubblicato, a più riprese, articoli ampi e tecnicamente validi. Né cambierà, in direzione di un alleggerimento, il peso - preponderante - che finora abbiamo attribuito ai centri commerciali e a formule affini come retail park o factory outlet center. Semplicemente, si prende atto che l'urbanistica viene prima in termini squisitamente tassonomici, così come in zoologia il genere precede la specie, la famiglia viene prima del genere e l'ordine è sopra la famiglia.

Passiamo brevemente ai contenuti di questo quinto speciale che esce in concomitanza con l'attesa quinta edizione di Eire-Expo Italia Real Estate: una preziosa occasione di confronto per una community chiamata a dare prova di compattezza e responsabilità, per riprendere le parole di Antonio Intiglietta. In proposito, rimandiamo al 1° Web Report pubblicato da MARK UP (intitolato appunto a Eire e disponibile online su www.mark-up.it), dove non mancano spunti di riflessione anche incisivi circa lo stato dell'arte e le prospettive del comparto. In conclusione, anche se tutti gli articoli pubblicati in questo speciale presentano un eguale livello d'interesse, vogliamo segnalare in particolare una riflessione di ampio respiro sul “terzo luogo” di Duccio Roggini: una lettura che riprende il concetto di Oldenburg applicato ai centri commerciali per superare la tradizionale (e un po' ingiusta) definizione di Marc Augé che relega supermercati e centri commerciali nella posizione di non-luoghi. Abbiamo approfittato dell'occasione per tentare una nostra rielaborazione (e relativo posizionamento) di queste definizioni per collocarle su una matrice che riporta a criteri di natura affettiva e culturale (si veda il box dell'articolo). Buona lettura a tutti.

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