Prodotti sostenibili: il 52% degli italiani li pagherebbe di più

sostenibilità
La Corporate Social Responsibility paga. Sono infatti sempre di più i consumatori disposti ad un esborso di denaro maggiore per acquistare prodotti sostenibili.

Secondo una ricerca effettuata da Nielsen in 60 Paesi, a livello globale la percentuale di coloro che pagherebbero un premium price per tali referenze e relativi brand è del 66%, 11 punti in più rispetto all’anno precedente. Nel nostro Paese i risultati parlano di un aumento del 7% dal 2014 al 2015, che porta gli italiani a quota 52%.

L’indagine porta inoltre in luce ulteriori trend relativi al comparto sostenibilità:

  • Le fasce d’età maggiormente propense a pagare di più per la sostenibilità sono quelle dei più giovani, ovvero dei Millennials e della generazione Z. La prima si  posiziona al  73%, in  crescita  del  50%  rispetto al  2014,  la  seconda al  72%  (55%  nel  2014).
  • In termini di disponibilità finanziaria, sorprendentemente, i più favorevoli al premium price sono coloro che guadagnano 20mila dollari l’anno (68%), contro il 63% della fascia dei 50mila.
  • green_sustainability_food_packagingTra i driver d’acquisto che in Italia incidono maggiormente sulla scelta a scaffale del consumatore risultano al primo posto gli ingredienti naturali e biologici (61%), il beneficio salutistico e la fiducia nel brand (entrambi a 53%). Seguono il packaging a basso impatto ambientale (38%), una marca impegnata nel sociale (33%) e un impatto positivo dell’azienda sul territorio (31%).
  • A livello internazionale la quota di persone disposte a pagare un prezzo premium risulta contenuta negli Usa (44%) e più elevata nei mercati emergenti come Sud America (71%), Africa e Medio Oriente/Pakistan (75%), passando per Asia Pacifico e Sud Est Asiatico (76% e 80% rispettivamente).

local-produceI dati generali sul comparto confermano la maturata sensibilità dei consumatori in tal senso. Il biologico a totale Paese nel marzo 2015 ha fatto registrare una crescita del 14% sull’anno, generando un giro d’affari di 866 milioni di euro, gli alimenti gluten free si attestano invece a +31%  (101 milioni), quelli  senza grassi a +10%  (25 milioni) e l’integrale a +11% (235 milioni).

“La sostenibilità dei beni di largo consumo è da considerarsi non più solo un valore aggiunto del prodotto e del brand, bensì un requisito essenziale. Non si può parlare della sostenibilità come di un semplice differenziale di marketing, essere sostenibili comporta per l’azienda il consolidamento della fedeltà alla marca”, sottolinea l’Ad Nielsen Giovanni Fantasia.

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