Prodotto interno – Consumo responsabile

Editoriale – È necessario andare oltre il vecchio concetto di Pil e approcciare un nuovo modo di intendere l'analisi dei consumi. Includendo variabili quali istruzione e informazione. (Da MARK UP 181)

Parlare di sé molte volte è stucchevole, ma quando abbiamo auspicato un cambiamento e un'integrazione del concetto di prodotto nazionale lordo, il Pil italiano (vedere MARK UP n.175 a pag. 15), ci siamo sentiti dire di tutto. Alcune volte qualche sorrisino
di compatimento, altre un giudizio competente e duro, altre volte un'alzata di spalle come si fa nei bar. Questa volta riprendiamo
il tema sull'integrazione degli indici del Pil, forti di un movimento internazionale, la commissione Sarkozy (composta da Joseph Stiglitz, Amartya Sen e Jean Paul Fitoussi) che ha sottolineato l'inadeguatezza del vecchio indice tradizionale e la necessità
di integrarlo ai consumi e al benessere raggiunto. Ma anche del rapporto Quars di Sbilanciamoci arrivato alla 7° edizione

1. Oltre il vecchio Pil

Diceva Robert Kennedy: “Il Pil conta fra i suoi addendi anche la produzione di napalm, di testate nucleari, di programmi televisivi che glorificano la violenza allo scopo di vendere giocattoli ai nostri figli”. Oggi nel Pil pesa molto la cementificazione selvaggia dei suoli, il degrado del territorio, il consumo impazzito delle risorse non rinnovabili, tutti aumenti di un reddito non propriamente sostenibile. Scrivere questo in un giornale che si occupa di consumi (MARK UP apre ogni mese il suo numero con una rubrica dedicata proprio ai consumi) può apparire in contraddizione. Non lo è affatto perché nell'amplificare le dinamiche e i comportamenti del consumo, sosteniamo da tempo che sia necessaria una revisione e un'integrazione a monte di questi comportamenti, parlando in modo diverso di sviluppo. L'indice di sviluppo umano (Isu), adottato dall'Onu monitorando determinati aspetti della vita quotidiana in 190 paesi propone una combinazione degli indici del Pil, per esempio, con la speranza di vita e l'accesso al sistema educativo, dimostrando come l'aumento del Pil avvenga in presenza di uno sviluppo umano opinabile. Dal 2003 è disponibile anche il rapporto Quars (Qualità regionale dello sviluppo) di Sbilanciamoci che analizza in Italia, regione per regione, l'ambiente, il reddito, diritti e cittadinanza, salute, istruzione e cultura, pari opportunità, partecipazione. Stila una graduatoria molto diversa dal passato, una fotografia che deve far riflettere tutti coloro che si occupano di consumo e della formazione del benessere e del benestare, individuale e collettivo. Le industrie produttrici, di prodotti e di servizi, le aziende commerciali, di prodotti e di servizi, farebbero bene ad approfondire questa tematica, che, nel lungo periodo potrebbe determinare un sentiment diverso nella business community, ma anche nel legislatore, nei cittadini e nei consumatori (questi ultimi due da tenere ben divisi, come analisi, come approccio e come strategia).

2. Buon consumo responsabile

Nell'ultimo rapporto di Ref per Coop sui consumi ci sono molte novità (vedere alle pagg. 50-51). È un contributo importante verso un nuovo modo di intendere l'analisi dei consumi, considerando altre variabili, per esempio la variazione di spesa di una famiglia dove chi decide cosa comprare è disoccupato. Ma anche le evidenze di consumi allargati come l'informazione e l'istruzione in senso lato. A questo proposito ecco due case history.

Cheese-Slow Food 2009. L'annuale fiera della filiera dei formaggi di Bra (Cuneo) ha riportato al centro del dibattito del largo consumo la costruzione del valore di questo prodotto che, sintetizzando le parole del fondatore Carlin Petrini, va valorizzata per dare a ciascun attore la giusta remunerazione, monetaria e sociale, anche a quei pastori che ancora praticano la transumanza e si ostinano a pascolare e produrre formaggi fino a 2.000 metri di altezza. L'informazione è alla base del recupero di questa filiera e bene fa Petrini a incoraggiare la visita delle scolaresche. La qualità del prodotto va pagata come va incoraggiata la produzione con metodi tradizionali e naturali. Il successo di Cheese è la riprova che bisogna guardare al prodotto e al produttore in modo nuovo, più virtuoso, premiando un diverso atteggiamento economico, sociale e di consumo, appunto.

la Feltrinelli di Genova. Il nuovo flagship (vedere alle pagg. 102-103) del succursalista di libri e musica va nella direzione del consumo responsabile. A fianco a qualche eccesso di neo-consumismo (il merchandising delle major della musica), un intero livello è dedicato ai bambini e ai prodotti culturali a essi dedicati. Kidz non è uno spazio di parcheggio per lasciare che gli adulti si concentrino sugli acquisti ma un nuovo concetto per generare cultura nei segmenti più giovani della popolazione.

Feltrinelli ha ingaggiato Reggio children di Reggio Emilia, sfruttando il suo know how e il suo approccio pedagogico per costruire una segmentazione prima e un'offerta merceologica e di servizio poi, basata sull'apprendimento, l'informazione e la cultura. Di consumo responsabile.

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