Produttività per addetto: nel commercio è bassa

Ma, soprattutto, essa cresce meno rispetto agli altri settori e il distacco si amplia (da Mark Up 225)

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Alcune considerazione sul commercio. Penso che uno sguardo agli ultimi dieci o quindici anni di storia e performance del commercio italiano restituisca l'idea di una mancata rivoluzione. L'auspicata maturazione del settore nelle direzioni di maggiore produttività, apertura all'innovazione e creazione di formule e formati seducenti per i consumatori e profittevoli per gli imprenditori non mi pare ci sia stata. I dati dicono che il commercio italiano deve ancora decollare. O, almeno, che non può restare fermo così com'è.
Il problema non è la perdita di quota del settore nel complesso, dal 12,4% del 2000 al 10,8% del 2012. È perfettamente accettabile che altri settori produttivi, sempre nei servizi, tra cui la ristorazione e l'accoglienza - mostrino crescite dei valori assoluti economici e del proprio peso sul complesso del sistema economico. Non può funzionare, invece, la perdurante stagnazione del prodotto per occupato standard (cioè riportato al tempo pieno). Non solo il commercio in media ha una produttività per unità di lavoro inferiore a quella dell'economia - 44.000 euro contro 59.000 - ma, soprattutto, questa produttività cresce meno rispetto agli altri settori: il distacco si amplia, passando, tra il 2000 e il 2012, dall'85% rispetto al prodotto medio italiano al 75% (dal 70 al 60% il rapporto riferito al solo commercio al dettaglio).

Implicazioni gravi
Se la produttività è relativamente bassa e non cresce a sufficienza, poichè essa è il driver del profitto medio, degli stipendi e dei salari, il settore attirerà imprenditori, impiegati, operai e manager meno qualificati o meno in gamba del resto dell'economia. Il che non farà che ampliare le distanze in termini di performance con gli altri settori. In secondo luogo, dal punto di vista politico - e quindi mediatico - il settore sarà sempre più sotto assedio. Con chi prendersela quando i telegiornali raccontano che le istituzioni internazionali denunciano l'Italia come un paese a basso reddito e bassa produttività, fatta di imprese piccole e piccolissime, incapaci di investire in ricerca e sviluppo, di attirate talenti e di domandare capitale umano altamente qualificato?
Prospettive obbligate
D'altra parte, a quelli che accusano commercio e commercianti, poco importa che questo settore abbia validamente contrastato il perdurante calo occupazionale pagato dall'industria. A costoro sfugge che il settore è costretto a girare risorse ad altri comparti produttivi attraverso un costante sbilancio tra premi assicurativi e previdenziali pagati e prestazioni fruite. Sfugge anche che le imprese del commercio costituiscono l'obiettivo prediletto di tante attività illegali e criminose, il cui costo è interamente pagato dal commercio. Resta il fatto che agli imprenditori, piccoli e grandi, del commercio, si pone la sfida della produttività.
Che si tratti di costituire reti, di puntare sulla multicanalità, di centralizzare funzioni o di fondersi in aziende più grandi, questa sfida è ineludibile. Pena la progressiva marginalizzazione socio-economica di tutto il comparto e di chi vi lavora.

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