Quel che potrebbe succedere se la crescita restasse esigua

Esperti – Una prolungata mancanza di ripresa economica costituisce potenzialmente un rischio per la democrazia. (Da MARK UP 193)

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1. Ottimismo e ipotesi dalla Banca d'Italia

2. I rischi potenziali in mancanza di ripresa

3. I tempi reali di recupero

All'inizio dello scorso mese di settembre il governatore della Banca d'Italia ha ipotizzato, con cauto ottimismo, una diffusione della ripresa internazionale anche presso i paesi dell'Europa meridionale, caratterizzati comunque da crescita ancora particolarmente esigua. È una suggestione condivisibile che va però contestualizzata al particolarissimo caso dell'Italia. Nessun osservatore, infatti, indica per il 2010 e il 2011 tassi di variazione negativi del Pil per il nostro paese anche se tutte le previsioni sono costrette all'interno di un angusto intervallo, diciamo del +1%. Dunque, l'interpretazione non banale delle indicazioni del governatore, e il valore delle stesse, consiste nel ridurre drasticamente la probabilità di una nuova fase recessiva nei prossimi mesi.

L'apprensione
Non è poco, certo, ma stabilito che di ripresa si tratta resta il nodo della crescita asfittica dell'Italia. Questo è un tema che non può e non deve annoiare: anzi, presso i più avveduti conoscitori delle cose dell'economia e della società suscita grave apprensione. Penso, per esempio, alle parole pronunciate dall'amministratore di BancaIntesa, Corrado Passera, che segnalava circa un mese fa come una prolungata assenza di crescita costituisce potenzialmente un rischio per la stessa democrazia. Condivido. In altri termini, l'importanza della busta paga e dell'utile netto dopo le imposte è certamente elevata di per sé. Ma se questi parametri non si muovono o declinano in termini reali per diversi anni - mediamente oggi siamo tornati indietro come reddito pro capite di oltre un decennio - il fenomeno diventa intollerabile ed è la stessa stabilità delle relazioni tra cittadini e istituzioni che potrebbe essere messa in discussione. È già successo e non è scritto da nessuna parte che non possa accadere di nuovo.
Chi reputa strampalate e inverosimili queste congetture fa un errore perchè immagina che gli sconvolgimenti sociali debbano provocarsi con le stesse modalità del passato. Oggi, invece, mutamenti radicali dell'assetto istituzionale potrebbero prendere la forma del separatismo territoriale o della marginalizzazione formalizzata del nostro paese nel contesto europeo. Astensionismo crescente alle tornate elettorali, illegalità diffusa e tollerata - dispiace dirlo - in molte aree del paese, la stessa auto-rappresentazione che la politica fa di sé indicano ampiamente che il disagio economico è già disagio sociale e che non c'è una strategia di risposta ai bisogni dei cittadini. Si percepisce che così com'è il paese non può continuare a essere.

Troppo poco
Rispetto all'ossigeno di cui la cittadinanza ha bisogno, l'attuale fase congiunturale sta dicendo qualcosa di positivo? Mi pare poco, molto poco. La figura descrive, su assi con scala molto diversa, la dinamica della produzione industriale e quella dei consumi (gli indicatori sono parziali ma hanno comunque buona capacità di rappresentazione). La produzione è caduta molto e oggi, trainata dalle esportazioni, sta risalendo. Anche a colpo d'occhio però si vede che il tasso di crescita è insufficiente per riportarci in tempi ragionevoli sui livelli pre-crisi. Con questi ritmi, e in assenza di incidenti di percorso, a mio avviso possibili, per traguardare il pieno recupero, bisognerà attendere l'inizio del 2014. La situazione dei consumi è più complessa: non c'è ancora un ritmo di crescita perché non si scorge una chiara tendenza. Piuttosto si procede con stop and go continui: stando agli schemi usuali, sarebbe necessario prima un consolidamento della ripresa produttiva, poi uno sviluppo dell'occupazione e dei redditi distribuiti, infine, a uno sviluppo delle aspettative - per adesso in decremento - seguirebbe una crescita della spesa reale da parte delle famiglie. In realtà, grazie al credito al consumo e al notevole stock di risparmio detenuto dalle famiglie italiane, alcuni dei precedenti passaggi potrebbero risultare molto rapidi. Ancora, però, non se ne vedono i segnali.
Per quanto detto è opportuno un urgente ritorno della riflessione e dell'azione politica ai temi della crescita economica. Il resto, se proprio non si può abbandonarlo, lo si posticipi a tempi più propizi.

Allegati

193-MKUP-Bella
di Mariano Bella / ottobre 2010

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