Raggiunta l’inflazione zero. E adesso che cosa ci aspetta?

Esperti – Il sistema distributivo è riuscito ad assorbire le tensioni inflazionistiche internazionali. Ma difficilmente i prezzi torneranno a salire. (Da MARK UP 181)


1.
Doppia notizia: buona
e cattiva. Difficilmente i prezzi conosceranno un ritorno di fiamma

Inflazione zero racconta due notizie. Quella buona è che il vituperato sistema distributivo italiano funziona tanto bene quanto quelli dei principali partner europei. La febbricola di fondo che rende la nostra inflazione uno-due decimi di punto costantemente superiore a quella degli altri testimonia un'inefficienza produttiva sistemica che non ha a che fare con il trade ma con la scarsa produttività dei fattori e con la decrescente produttività totale in ciascuno e tutti i settori.

Il grafico, per la parte della variazione tendenziale dei prezzi al consumo mette in evidenza che il sistema distributivo è riuscito ad assorbire piuttosto rapidamente le tensioni inflazionistiche internazionali - manifestatesi tra la metà del 2007 e la metà del 2008 -, portando, in meno di un anno, l'inflazione al consumo dal 4% a zero.
La cattiva notizia riguarda le motivazioni del fenomeno. Non possiamo gloriarci di recuperare efficienza produttiva che viene poi trasmessa ai cittadini-consumatori attraverso prezzi inferiori. La contrazione dei redditi sta comportando una riduzione dei consumi. Il sistema semplicemente non sente un adeguato traino proveniente dalla domanda interna e conseguentemente comprime i prezzi di cessione. Meno produzione implica maggiori costi unitari in presenza di prezzi decrescenti o stazionari, il che è un fenomeno che non può durare a lungo. L'implicazione è il possibile disfacimento di una parte rilevante del tessuto produttivo, a cominciare dal commercio al dettaglio (e i numeri sui saldi della nati-mortalità sono eloquenti: meno 10.000 unità nette nel primo semestre del 2009).

Il ritorno?

Questo non contrasta con l'idea che la fase peggiore della crisi sia alle spalle e che prodotto lordo e consumi possano manifestare una ripresa (debole) nel corso del terzo trimestre dell'anno. Infatti, nonostante la ripresa (debole) sia in vista, ci sono dubbi sul fatto che la tensione proveniente dalla domanda possa essere sufficiente alla sopravvivenza di molte imprese, con l'ulteriore conseguenza che, in caso di evoluzione sfavorevole dello scenario, si potrebbe osservare una ricaduta critica dei livelli di attività economica. Per adesso attribuiamo probabilità marginali a questa evenienza negativa, che tuttavia non può e non deve essere esclusa. Alcuni osservatori hanno paventato la possibilità di un ritorno dell'inflazione a causa della straordinaria liquidità in giro per il mondo, per adesso, diciamo così, dormiente presso le istituzioni finanziarie e bancarie, ma che potrebbe riversarsi molto rapidamente nei circuiti dell'economia reale a crisi definitivamente superata.

Scarse probabilità

Tutto è possibile, ma oggi sembra doversi preferire una previsione molto cauta sull'andamento dei prezzi al consumo. Il grafico mostra la mia ipotesi per il caso italiano. I beni alimentari sono in deflazione già oggi e, data la situazione dei consumi e l'assenza di tensioni internazionali sui mercati delle principali materie prime, non dovrebbero esserci dei sussulti significativi. Sul prezzo del petrolio vi sono aspettative di sviluppo delle quotazioni, ma il valore dei contratti indicherebbe una crescita per la fine del 2010 di meno del 10%, il che non dovrebbe avere ripercussioni immediate. Sul fronte dei servizi turistici, alberghieri e di ristorazione, sembra doversi escludere, purtroppo, un incremento apprezzabile della domanda. L'ultima coppia di possibilità di inflazione deriverebbe dai comportamenti degli imprenditori lungo le filiere di produzione dei beni di investimento o di distribuzione dei beni di largo consumo finale, attraverso un ampliamento dei margini. Ma, come detto poco sopra, la probabile ripresa dei consumi sarà debolissima e richiederà due o tre anni almeno per un recupero dei livelli di spesa reale pro capite del 2007.

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