Retail e Lcc: ottime scuole per manager

Carter&Benson_patrizia fontanaIl mondo del retail e del largo consumo sono il motore, la punta del cambiamento: tutto parte da lì, e poi si estende negli altri ambiti. Ne è convinta Patrizia Fontana, partner Carter & Benson. “Non si può dire che sia avvenuta una disruption, piuttosto si tratta di una evoluzione continua e progressiva, un rinnovo continuo delle capacità e del know how che rende questo settore una ottima scuola per i manager e ancor di più per i middle manager, spinti a rimanere sempre all’avanguardia. È la piramide di Maslow: il cibo fa parte dei bisogni primari, si acquista nella gdo, che è il primo settore dove si sentono le evoluzioni, perché rappresentano i nostri bisogni anche dal punto di vista culturale e antropologico. Dall’altra parte, la sofisticazione di chi lavora in un ambito dove la concorrenza è molto forte e dove il tempo necessario alla scelta d’acquisto è relativamente breve, finisce col formare ottimi manager”.

Regole aziendali e caratteristiche in- dividuali, il punto è nel bilanciamento di queste esigenze. “Il settore tendenzialmente esalta le caratteristiche perso- nali del manager, la diversità intesa come non omologazione e valorizzazione dell’individuo. Anche se occorre contestualizzarle in aziende che sono colossi industriali strutturati, come Carrefour. La totale esaltazione della diversità si verifica nelle start-up come Dovecon- viene, che però in una fase successiva si strutturano e cercano anche figure più standard. Occorrono entrambe le cose”.

È cambiato il modello di leadership. “Sicuramente il manager che si trova a dover gestire un numero così elevato di offerte, domande e diversi pensieri deve egli stesso sviluppare un pensiero diverso e individuale. Occorre una leadership partecipativa ma con questa accezione: saper far “funzionare” la propria squadra anche in assenza di sé stesso. Non basta essere la guida, occorre, sfruttando caratteristiche soft, saper fare emergere la leadership degli stake holder junior; perché il leader ha bisogno anche delle loro idee, e senza leadership queste idee rimarrebbero soffocate.

Un tema rischioso che potenzialmente mette in discussione il concetto stesso di leadership. “ È per questo che comporta una evoluzione: da un punto di vista più globale leggiamo lo spirito di team, la collaborazione. Era vero anche prima, ma non con questa accezione. Non c’è più una linea retta, oggi il contesto è un caos, ma anche nel caos il leader deve sapersi muovere entro delle variabili precise che in un certo momento danno una risposta, in un altro momento ne danno una diversa. Il leader deve saper cogliere il momento, la risposta giusta, e sapere di non essere mai arrivato, esaltare il viaggio”. Fattore Tempo: la complessità e l’elevata competitività stressano il fattore tempo su due dimensioni. Da una parte “La capacità che deve avere il manager di pensare e far accadere le cose rapidamente, essere veloci, reattivi, avere un pensiero laterale continuo e veloce. Il contraltare invece può essere negativo: l’essere sempre connessi porta a un maggiore impegno nella gestione del proprio tempo. Oggi il manager è molto più imprenditore di se stesso”.

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