Risparmio di 620 euro da parte degli italiani

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Una ricerca Facile.it in occasione dell’apertura del suo store di Milano per conoscere meglio i comportamenti di spesa e di risparmio degli italiani

Risparmio, gli italiani ci riescono veramente? E se sì, quanto e su quali spese? In occasione dell’apertura del suo store di Milano, Facile.it ha cercato di rispondere a queste e altre domande grazie con un’indagine realizzata da mUp Research con l’ausilio di Norstat. La ricerca nasce con l’obiettivo di conoscere meglio i comportamenti di spesa e di risparmio degli italiani. In particolare, sono stati approfonditi alcuni temi. Quali sono le spese che incidono maggiormente sul budget familiare? Quali e quante forme di assicurazione hanno gli italiani? Come scelgono il fornitore migliore? Quanto riescono a risparmiare? Quanti conti correnti bancari hanno? Che rapporti hanno con i contratti di telefonia mobile? Che rapporti hanno con i contratti di fornitura luce e gas? Che rapporti hanno con i contratti di Pay Tv? Quanto sono fedeli ai loro fornitori?

Questione di assicurazione

Secondo l'indagine, nel 2018 il 40,9% degli italiani non è riuscito a risparmiare; se si guarda invece a coloro che sono riusciti a mettere da parte qualcosa riducendo le principali voci di spesa familiare (utenze, assicurazioni e prodotti finanziari), il risparmio medio è stato pari a 620 euro. Fra le spese familiari prese in esame, quelle che nell’ultimo anno hanno inciso maggiormente sugli italiani, almeno psicologicamente, sono state l’RC auto (66,3%), la bolletta dell’energia elettrica (65,6%) e quella del gas (58,7%).
E se l’RC auto è una delle voci su cui gli italiani hanno imparato a risparmiare maggiormente (11,2 milioni quelli che l’hanno fatto nel 2018), solo il 15,7% e il 13,1% dei rispondenti ha invece dichiarato di essere riuscito a ridurre il peso della bolletta elettrica e quella del gas. Percentuali basse se si considera che le due voci di spesa occupano rispettivamente il primo e terzo posto nella lista dei costi che le famiglie desiderano tagliare con il 70,4% ed il 60,9%. Gli italiani sono poi sempre più attenti anche a voci di spesa fino a qualche tempo fa poco considerate. 8,3 milioni i consumatori che sentono il bisogno di diminuire i costi della Pay Tv. Mentre 7,9 milioni vorrebbero ridurre quelli legati al conto corrente.

Cresce l’interesse 

Analizzando le abitudini degli italiani in tema di assicurazioni emerge che sono 34,4 milioni quelli che hanno sottoscritto almeno una polizza nell’ultimo anno. E se l’RC auto risulta essere la più diffusa (96,8%), sono molte le persone che hanno scelto di tutelarsi con altre coperture. 5,9 milioni di italiani hanno optato per una polizza vita. 5,1 milioni per un’assicurazione infortuni o sanitaria. 3,9 milioni hanno sottoscritto l’RC capofamiglia e 3,7 milioni hanno scelto di proteggere la propria abitazione con una polizza casa. Altri prodotti assicurativi, pur risultando ancora marginali rispetto al totale delle assicurazioni, raggiungono ormai bacini piuttosto ampi. Quasi 1,8 milioni di italiani hanno sottoscritto una polizza viaggio e 1,7 milioni quella per gli animali.

RC auto troppo cara

L’indagine ha poi approfondito il comportamento degli italiani rispetto all’RC auto, cercando di analizzare quanti siano rimasti fedeli alla propria assicurazione e quanti, invece, abbiano scelto di cambiare nell’ultimo anno. Quasi un automobilista su cinque (19%) a fine contratto ha detto addio alla propria compagnia assicurativa. Un dato in forte crescita se si considera che 10 anni fa solo 1 su 10 prendeva questa decisione.  Perché si cambia? Nell’86% dei casi è il prezzo troppo elevato la ragione per cui si sceglie di passare ad un’altra compagnia. Mentre nel 13% è il servizio ad essere giudicato non all’altezza delle aspettative.

Per molti ma non per tutti

Il conto corrente risulta essere un servizio ormai imprescindibile. Eppure sono ancora 4,2 milioni gli italiani che hanno dichiarato di non averne uno. Di contro, se si guarda a chi il conto lo l’ha, oltre un rispondente su quattro dichiara di essere titolare di più conti e addirittura il 46.3% è titolare di un conto corrente online. E se comodità e vicinanza alla filiale rappresentano ancora il primo elemento nella scelta del proprio conto corrente, sono 7,3 milioni gli italiani che utilizzano gli strumenti di comparazione online per scegliere il prodotto più conveniente. Che gli italiani stiano pian piano diventando sempre più attenti e consapevoli nella gestione del budget familiare lo si evince anche da un altro dato. Il 26,1% di coloro che hanno più di un conto corrente dichiara di aver fatto questa scelta appositamente per poter utilizzare l’uno o l’altro in base alle tariffe delle singole operazioni e poter così risparmiare. Attenzione però. Sono circa 6,6 milioni gli italiani che ammettono di non avere chiari i costi del proprio conto. In media, secondo quanto emerso dall’indagine, gli italiani lasciano sul conto corrente 6.331 euro anche se il 43,1% dichiara di avere una giacenza media compresa tra i 1.000 e i 3.000 euro. Gli italiani risultano essere tutto sommato contenti del proprio conto. Tanto che solo l’8% dei correntisti ha cambiato istituto di credito nell’ultimo anno. E chi lo ha fatto, nel 61% dei casi, è stato spinto dal prezzo troppo altro. Il 40%, invece, ha scelto un’altra banca perché vittima di un servizio non soddisfacente.

Più di una sim

Passando al mondo della telefonia mobile sono due i dati principali che emergono dall’indagine. Il primo è la penetrazione di questo servizio, che ormai copre il 90% della popolazione adulta, con addirittura il 31,7% dei rispondenti che, al netto di eventuali utenze aziendali, dichiara di utilizzare più di una sim. L’altro dato è relativo alla percentuale di clienti che nell’ultimo anno hanno cambiato operatore: il 36%. Valore molto alto se confrontato con gli altri servizi presi in esame dall’indagine. Addirittura, oltre il 14% dei rispondenti ha dichiarato di aver cambiato compagnia più di una volta nel corso dello stesso anno. Perché si cambia? Prezzi troppo alti (88%), traffico disponibile non sufficiente (23%). O, più in generale, perché le politiche adottate dalla compagnia non sono apprezzate (18%). Da notare che se è vero che il 64% dei rispondenti ha mantenuto il proprio operatore, tra questi quasi uno su tre (30%) lo ha fatto solo perché non ha trovato un’offerta più conveniente, ma è disposto a cambiare non appena la troverà.

Soddisfatti a metà per luce e gas

Il quadro che emerge analizzando i servizi di fornitura luce e gas è di una soddisfazione solo parziale. Sebbene la percentuale di coloro che hanno dichiarato di voler risparmiare sia molto elevata (rispettivamente il 70,4% e il 60,9%), quella di chi ha effettivamente cambiato fornitore è molto bassa (13% e 12%). Fra chi ha cambiato, la ragione principale è stata il prezzo troppo elevato (66% sia per la luce sia per il gas), mentre più di uno su cinque (rispettivamente il 24% e il 20%) lo ha fatto per passare dal mercato tutelato a quello libero.

Interessante notare, inoltre, come la poca trasparenza nelle tariffe sia motivo di cambiamento più sul fronte della fornitura gas (10%) rispetto all’energia (5%). Se si guarda invece a coloro che hanno mantenuto lo stesso fornitore, solo il 59% (luce) e 54% (gas) lo ha fatto perché soddisfatto dell’attuale compagnia, mentre il 39% eil 43% sono alla ricerca di offerte migliori e cambieranno non appena riusciranno a trovarle.

Pay Tv: deludono i contenuti

La Pay Tv si sta sempre più diffondendo nel Paese e oggi, secondo i risultati dell’indagine, quasi un italiano su due dichiara di essere abbonato ad almeno un servizio di Pay Tv e, tra questi, il 44,6% è addirittura abbonato a più di uno. Ma quanto sono fedeli gli italiani al proprio fornitore? Non molto; secondo i dati un cliente su cinque (20%) ha cambiato nell’ultimo anno. Le ragioni? In questo caso la prima motivazione è l’insoddisfazione rispetto ai contenuti offerti (51%), seguito dal prezzo troppo alto (45%). Tra chi invece non ha cambiato, il 40% ammette che lo farà non appena troverà un altro servizio soddisfacente, il 19% dichiara di aver rimodulato l’offerta del proprio operatore mentre solo il 18% si considera soddisfatto. Il 5% ha disdetto il servizio.

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