Saldi, prove tecniche di fine crisi

La stagione appena aperta è un banco di prova per capire se la crisi ha davvero i giorni contati. Per Confcommercio 7 italiani su 10 non rinunceranno a fare acquisti, per le associazioni dei consumatori non si andrà oltre il 45%.

Eccoli, finalmente sono arrivati. Come ogni anno regolati dalla loro brava legge regionale, vetrine messe a nuovo e grandi cartelloni sgargianti annunciano l'arrivo dei saldi, sale, soldes, rebajes, con tanto di gara delle percentuali (20, 50, 80%!) e intervista all'esperto nei tg nazionali che spiega come non farsi turlupinare. Partiti il 2 gennaio a Napoli, Roma, Bologna, Milano, Venezia e Palermo, entro il 10 con l'ultima a capitolare, Aosta, saranno arrivati proprio ovunque.

Ed è già tempo, se non di pronostici ovviamente azzardati, almeno di previsioni. Il che implica anche un'analisi sullo stato della crisi attuale.

Previsioni buone…

Secondo un sondaggio Confcommercio-Format, sette italiani su dieci (il 69,3% dei consumatori) approfitterà dei saldi invernali 2010. La ricerca rivela anche che il 58,9% degli italiani dà molta importanza al periodo dei saldi ed è propenso ad attenderli per acquistare un articolo al quale “stava pensando da tempo”. Il 59,4% si sente “molto tutelato come consumatore” facendo un acquisto in saldo: un dato importante, se si pensa che la percentuale è cresciuta in due anni del 20,7%. E che comunque ben il 91,6% ritiene che la qualità dei prodotti venduti a saldo sia buona.
Il 67,4% ha dichiarato poi di attendere i saldi per acquistare “qualsiasi tipo di prodotto”, mentre scende, dal 49% al 32,6%, la quota di chi attende gli sconti solo per acquistare prodotti griffati o comunque di marca.

Il sondaggio fotografa un trend ormai consolidato: attenzione al portafoglio e ricerca dell'opportunità per spendere non solo meno, ma anche meglio.
Ma quanto spenderanno i patiti dei prezzi ribassati? Il 68,4% degli intervistati tra i 100 e i 300 euro, in particolare le donne, i giovani tra i 18 e i 24 anni e coloro che hanno più di 64 anni; gli uomini invece spenderanno di più, fino a 400 euro, soprattutto quelli del Nord Est e del Centro Italia.

Le superstar dei saldi

Gli articoli al top nelle previsioni di acquisto (dati Confcommercio-Format)

Abbigliamento 97,1%
Calzature 76,5%
Biancheria intima 39,4%
Accessori (guanti, cinture, cappelli, ecc.) 34,3%

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…e cattive

Meno entusiastiche le previsioni delle associazioni di consumatori Federconsumatori e Adusbef, che considerano la crisi lungi dall'essere finita. E dunque, ritengono che “la attuale stagione di saldi sarà molto contenuta anche rispetto allo scorso anno, in cui si registrò una pesante flessione di oltre il 20% rispetto al 2008”. Ergo, solo il 45% delle famiglie si avvarrà dei saldi. “Come le spese natalizie sono crollate di oltre 2 miliardi, così la spesa per saldi si attesterà, rispetto al 2009, a circa 3 miliardi e 257 milioni di euro - prevedono le due associazioni - cioè il 5% in meno. Con una spesa di 311 euro per ogni famiglia coinvolta, pari a 118 euro pro capite”.

Inflazione ai minimi, vendite con segno più

Il sentiment positivo da parte dei consumatori sarebbe in parte confermato, sempre secondo Confcommercio, dagli ultimi dati sulle vendite al dettaglio diffusi dall'Istat, che riguardano il mese di ottobre. Dopo due anni di cali, infatti, la situazione migliora con variazioni finalmente positive anche per settori in grave difficoltà come l'alimentare, l'abbigliamento e le calzature.
Inoltre c'è il dato che riguarda l'inflazione, ai livelli minimi. Nel 2009, l'indice dei prezzi al consumo ha registrato una variazione del +0,8%: è il tasso di inflazione più basso in Italia da 50 anni a questa parte. Anche se proprio nel mese di dicembre si segnala un aumento dello + 0,2% rispetto a novembre 2009, e dell'1% rispetto allo stesso mese del 2008.

Stanchi di essere poveri?

Insomma, solo a bocce ferme si saprà se i saldi quest'anno funzioneranno, o se gli assalti ai negozi milanesi della prima ora saranno stati solo un fuoco di paglia.
Resta il fatto che, anche dall'estero, si parla già di una nuova tendenza: dopo il cocooning, il ripiegamento su se stessi, e il trend verso una “francescanizzazione” dei consumi, pare che sia tempo di frugality fatigue, la stanchezza da risparmio. I consumatori insomma sarebbe stufi degli appelli a uno stile di vita più parco e rinunciatario provenienti da media e istituzioni che, uniti alle prediche sulla immanente catastrofe ambientale, porterebbero a un clima da fine impero e aprés moi, le deluge che indurrebbe anche chi magari non potrebbe permetterselo a consolarsi spendendo gli ultimi soldini per regalarsi qualcosa di bello (magari a scapito del regalo al parente lontano).

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