Senza glutine, crescita premiante in tutti i canali

Sempre meno medicale e sempre più fenomeno di costume, legato al benessere e alle valenze biologiche, il segmento amplia l’assortimento e i consumatori coinvolti (da Mark Up n. 269)

Il mercato del senza glutine si allarga. Lo rivela la terza edizione dell’Osservatorio Immagino (il rapporto semestrale di Nielsen e Gs1 Italy che analizza le informazioni riportate sulle etichette di 90mila prodotti di largo consumo alimentare intersecandole con i dati di vendita). Lo studio distingue il mondo gluten free in due segmenti: i prodotti che riportano l’indicazione “senza glutine” sulla confezione e quelli con la spiga barrata, concessa dall’Associazione italiana celiachia alle aziende che ne facciano richiesta e i cui prodotti dimostrino il rispetto di precisi requisiti di sicurezza. Nel 2017 I primi rappresentano l’11,8% delle referenze monitorate e generano l’11,6% delle vendite complessive in Italia, ma soprattutto registrano un deciso incremento del fatturato (+4,1% su base annua contro il +0,2 del 2016). L’offerta dei prodotti con la spiga barrata è anch’essa in crescita e arriva a pesare il 2,7% del largo consumo alimentare.

“Negli ultimi anni -afferma Luca Cesari, direttore vendite Italia di Dr. Schär- anche grazie all’ingresso dei prodotti senza glutine nella gdo, abbiamo assistito all’affermarsi di una nuova categoria di consumatori: i cosiddetti light buyer, ovvero consumatori con motivazioni di acquisto slegate dai problemi di salute. Schär continua a puntare sul core target, ovvero i medium e gli heavy buyer (celiaci e sensibili al glutine) sui quali ha una penetrazione di gran lunga superiore. Il core target fra l’altro, pur con una numerica assoluta inferiore in termini di acquirenti, genera comunque una fetta predominante dello spending totale”.

Spesso il gluten free è associato al biologico e deriva da un’estensione produttiva delle aziende bio che fanno leva sulla salubrità delle materie prime e sulla naturalità degli ingredienti. Sarchio è la prima azienda italiana ad aver ottenuto, nel 2006, l’autorizzazione a produrre alimenti dietetici da parte del Ministero della Salute. “Normalmente gli alimenti senza glutine contengono grassi in quantità superiore rispetto ai loro corrispettivi con glutine, quindi è importante leggere le etichette e preferire ai prodotti confezionati più elaborati gli alimenti più semplici: come quelli biologici che per disciplinare non possono utilizzare coloranti, conservanti e additivi chimici -afferma Sandra Mori, responsabile marketing Sarchio-. Gli importanti investimenti dell’azienda in ricerca e sviluppo e in nuove tecnologie hanno permesso di produrre alimenti biologici senza glutine molto semplici come ingredientistica, ma sicuramente non facili da realizzare. Oltre alle materie prime totalmente naturali, senza residui di erbicidi e pesticidi, i prodotti vengono realizzati utilizzando prevalentemente farine integrali e zuccheri meno raffinati uniti a grassi insaturi come l’olio di girasole”.

Fernando Favilli, presidente di Probios, osserva che produrre il senza glutine presenta un grado di difficoltà superiore rispetto al solo biologico, a partire dal reperimento delle materie prime certificate. Criticità che ne giustifica il maggior costo finale. “In geberale però prezzi del senza glutine sono ingiustificatamente elevati rispetto al costo di materie prime come mais o riso, spinti dalla rimborsabilità dei prodotti dal Servizio sanitario”. A sollevare il tema è Raluca Grigoras, titolare del franchising Il Mondo senza glutine. “Negli altri mercati non esiste questa forma assistenziale (tranne che in Francia, ma con una formula diversa) e i prezzi sono più bassi”.

 

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