Single-use plastics: la Direttiva Timmermanns è approvata

L'Europa affronta la tematica delle single-use plastics, ma l’85% del problema plastico parte da Cina, India e Stati Uniti

Un cocktail esplosivo come solo ingredienti instabili possono garantire è quello shakerato dall’Unione Europea nella Direttiva SUP per la riduzione delle plastiche monouso (single-use plastics) e il controllo delle microplastiche, approvata il 21 maggio 2019 in via definitiva.

L’economia circolare basata sul riuso è possibile in generale in Europa e in particolare in Italia. Esistono però vincoli da rilasciare: è necessario semplificare le norme esistenti ed evitare sovrapposizioni locali imposte da sindaci e governatori troppo avventati. A questo mirava il piano d’azione per l’economia circolare voluto dalla Commissione Juncker, bloccando i dieci oggetti di plastica monouso più frequenti.

La plastica la disperdiamo noi

Con la Direttiva SUP, l’Europa si pone il problema di ripulire l’ambiente dalla plastica, identificando il nemico nel materiale in sé e sopravvalutando le proprie possibilità. Siamo davanti ad un cambiamento epocale che si manifesta su più fronti, davanti ai quali scuola e famiglia non ci preparano.

Nello specifico, il punto essenziale resta l’educazione ecologica, perché il sacchetto di plastica sulla testa della tartaruga non ci arriva da solo, ma sono gli individui che anziché avviarlo al riciclo lo disperdono nell’ambiente.

Il ciclo del CO2 deve essere chiaro a tutti per materiali, processi e normative. La compostabilità, ad esempio, può avvenire in impianto, suolo, liquidi, mari. Il compost pulito, impiegabile come fertilizzante, chiude il ciclo del carbonio.

Europa spazzino del mondo

L’85% del problema plastico, secondo alcune stime, parte da Cina, India e Stati Uniti. Il motivo per cui l’Europa da sola ritenga di dover agire in questo senso eliminando la plastica è abbastanza confuso, certo figlio anche della fretta per l’imminenza delle elezioni europee. I punti non chiari sono molti. Sempre per fare un esempio, indicare il 2025 come anno in cui l’uso di plastiche riciclate dovrebbe essere di almeno il 25% richiede un’accelerazione di processi europei ancora molto indietro: in caso d’insuccesso, non resterà che acquistare il riciclato dalla Cina, con garanzie qualitative e batteriologiche completamente diverse dalle nostre.

Il monouso impatta fortissimo sui distributori automatici nostrani, un settore nel quale l’Italia è leader europeo. Abbiamo 810 mila macchine attive e siamo avanti anche alla Germania, che ne ha 500 mila. In questo settore le bioplastiche sono ancora in fase di test, perché non reggono i 90°.

Gli ultimi passi della direttiva

Ormai il dado è tratto: la direttiva è approvata e i principali punti sono riassunti in un documento al momemto disponibile a questo indirizzo. Alla decisione del Consiglio dell'UE farà seguito la pubblicazione dei testi nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea. La direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione. Gli Stati membri disporranno di due anni per recepire la legislazione nel loro diritto nazionale.

La versione finale della direttiva ha fissato date differenziate per il recepimento di alcune misure:

1) le messe al bando e gli obblighi di marcatura dovranno essere attuati due anni dopo l'entrata in vigore;

2) l'obbligo di fissare i tappi e i coperchi ai recipienti per bevande fino a 3 litri dovrà essere recepito al più tardi cinque anni dopo l'entrata in vigore della direttiva;

3) gli obblighi aggiuntivi in materia di responsabilità estesa dei produttori andranno soddisfatti, a seconda del prodotto, tra gennaio 2023 e il 31 dicembre 2024.

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