Speciale Non-food – Il cambio d’olio è meno frequente

Articolo pubblicato su MARK UP 91 aprile 2002 – Inversione: crescono le vendite in altri canali diversi dai distributori di carburanti

L’innovazione tecnologica ha prodotto nuovi lubrificanti di uso prolungato

Un mercato in recessione: è quello dei lubrificanti per autoveicoli. Lo scorso anno ha subìto un calo del 9% mediamente, ma le perdite sono ancora più pesanti osservando i dati relativi alla rete autostradale: -15%.
Il trend negativo si spiega in parte con le nuove immatricolazioni avvenute in seguito agli incentivi di rottamazione concessi per il rinnovo del parco auto divenuto obsoleto. Le sostituzioni hanno riguardato tutte autovetture a chilometraggio zero che, tra l’altro, non sono soggette a manutenzioni ordinarie nel breve periodo, ma a intervalli programmati dalle case automobilistiche più lunghi.
Ancora. La crisi è senz’altro da ricollegare all’inversione di consumi, a una minor voglia di muoversi, al clima del “dopo 11 settembre” e ai timori suscitati: elementi tutti che hanno contribuito a un notevole calo dello stock di prodotto.
Tuttavia ciò che ha realmente modificato il mercato degli oli lubrificanti in questi ultimi anni è stato il servizio di assistenza praticato dalle case automobilistiche attraverso i tagliandi di manutenzione programmata, pena la perdita di garanzia.
Si tratta di una serie di prescrizioni piuttosto rigide: ogni impresa automobilistica è convenzionata con una o più marche di lubrificanti.
La tecnologia inoltre ha fatto passi da gigante. Fino a ieri gli intervalli di ricambio erano piuttosto brevi: l’olio andava sostituito dopo poche migliaia di chilometri. Oggi si impiegano lubrificanti che possono assicurare un utilizzo di funzionamento prolungato, intorno a 30.000 km. E tutti di alta gamma. Altro progetto, per ora solo in fase di studio, è quello di dotare gli autoveicoli di un sistema di lubrificazione a circuito chiuso sulla falsariga di quanto è già stato fatto per il circuito di raffreddamento evitando i controlli e i periodici rabbocchi d’acqua del radiatore.
Domani forse si aprirà una nuova fase in cui l’olio per il motore e il liquido dei freni saranno immessi fin dal momento della costruzione e dell’assemblaggio del veicolo in fabbrica e l’automobilista non se ne dovrà più curare. Ipotesi questa decisamente futuribile: i meccanici sostengono infatti che ben difficilmente i motori potranno fare a meno di aggiunte di lubrificanti nel loro ciclo di vita.

  Il futuro è nella manutenzione  
 
  • L’innovazione tecnologica riuscirà a produrre oli lubrificanti per uso prolungato.
  • Ambiente e risparmio energetico saranno le esigenze prioritarie da soddisfare.
  • I motori a due tempi, proprio perché inquinanti, saranno penalizzati e tenderanno a essere abbandonati.
  • Si svilupperanno sempre più azioni di comarketing con le case automobilistiche: come le raccomandazioni per i tagliandi di manutenzione.
 
     

Il mercato. La crisi comunque c’è. E non è cosa da poco. In Italia il mercato degli oli lubrificanti per la sola autotrazione vale circa 300.000 tonnellate: è saturo ed è in costante diminuzione. Oltre a questo, è in corso nel nostro paese una pesante ristrutturazione della rete delle stazioni di servizio da parte delle compagnie petrolifere, con la prospettiva di una riduzione di posti di lavoro e l’introduzione del self-service per i carburanti. Rabbocchi e cambi d’olio sono operazioni che richiedono assistenza; quindi nei prossimi anni ci si attende un ulteriore decremento per i lubrificanti venduti sulla rete stradale.
Fermo restando che il parco auto non potrà aumentare più di tanto, per le vendite extrarete (officine, concessionari ecc.) si prevede invece una certa stabilità mentre. Il grosso degli incrementi verrà nei prossimi anni a venire dalle vendite dei canali della grande distribuzione. Perché, in un mondo che tende a globalizzare usi e costumi, in Italia siamo ancora lontani dai valori raggiunti negli altri paesi europei.
Questo dipende dal fatto che all’estero i lubrificanti sono presenti da più tempo sugli scaffali della Gda. In più i consumatori europei hanno una consolidata abitudine al fai da te, da noi solo agli albori.

L’ambiente. Mai come in questo settore un elemento da tenere in conto è l’impatto ambientale. Con il protocollo di Kyoto, oggi rivalutato dopo la scarsa considerazione iniziale, si è ripensato alle emissioni dei gas di combustione e quindi anche ai lubrificanti. Tenendo conto delle nuove esigenze del mercato mondiale, poiché più un olio è fluido meno inquina, la produzione si sta spostando su prodotti meno viscosi, cioè su oli sintetici in sostituzione di quelli minerali usati fino a pochi anni fa. Gli oli di sintesi richiedono lavorazioni costose; hanno prezzi al pubblico più elevati; ma durano più a lungo e rilasciano residui meno pesanti.
“I nuovi prodotti lanciati sul mercato sono oli di sintesi a bassa viscosità come Tamoil Special Synt SAE 10W/40 che risponde sia alle esigenze ambientali sia a quelle delle case automobilistiche. Convive benissimo con i nostri bestseller minerali come il Super Multi Grade SAE 15W/50 per auto a benzina, il Super Diesel SAE 15W/40 per auto a gasolio e Off Road 2 T per i motorini”, conferma a MARK UP Carlo Degli Esposti, responsabile di Tamoil per il settore lubrificanti. Con una quota di mercato intorno al 20% Tamoil è il brand market leader presente su quasi tutti gli ipermercati e le grandi superfici, protagonista spesso di offerte promozionali e di prezzo. Nei canali della Gda, soprattutto in fase di lancio, viene utilizzato personale che supporta e illustra i vari prodotti presenti sugli scaffali.
“Ogni anno presentiamo un calendario di iniziative stagionali - continua Degli Esposti - a primavera tocca all’olio da moto; d’estate alle stazioni autostradali; in autunno agli antigelo. Inoltre la nostra promozione ‘Vai in vacanza’ si ripete da un paio d’anni con successo: in regalo atlanti e vocabolari per chi si accinge ai viaggi”.

Comarketing. I marchi dei lubrificanti sono sempre più legati alle esigenze delle case automobilistiche, per le quali le compagnie petrolifere studiano continuamente nuovi prodotti. L’obiettivo è quello di operare in co-marketing: è il caso del gruppo Total Fina Elf che ha raggiunto importanti accordi con alcune imprese.
“I nostri marchi sono legati alle case costruttrici, per le quali aggiorniamo sempre la nostra produzione. Nel settore dell’autotrazione Total lavora con Peugeot e Citroën, mentre Elf ha un’attività di cobranding con Renault” - spiega a MARK UP Franco Ferroni del gruppo omonimo. “Il marchio Elf contraddistingue anche i prodotti per il retail e i lubrificanti per moto”.
Così il futuro dei lubrificanti si lega indissolubilmente a omologazioni e qualità tecniche specifiche dei prodotti: i motori sono sempre più sofisticati e solo oli studiati ad hoc consentono di ottenere quelle prestazioni richieste dai costruttori stessi. Alti standard di qualità diventano quindi la norma, anche per garantire agli oli il superamento di tutti i test internazionali.
Per i punti di vendita della Gda il gruppo Total Fina Elf presenta una nuova gamma di lubrificanti per auto, a marchio Total, e per moto, Elf, studiata per soddisfare non solo il buon funzionamento del motore ma anche il tipo di guida.
Nei lubrificanti per auto la nuova gamma presenta gradi di viscosità che vanno dal 5W40 fino al 15W40, con formulazioni minerali, semisintetiche e totalmente di sintesi che rispondono alle più recenti norme
Api e Acea.
I più venduti nella Gda sono Total Synthetic 5W-40, lubrificante multigrado totalmente sintetico per motori a benzina e diesel adatto a motori turbo e plurivalvole, e Total Super Plus 10W-40 a base sintetica. Per le moto invece sono Elf 2T e 4T. Nella gamma anche prodotti di pulizia e manutenzione delle moto, sgrassanti multiuso per cerchioni e carenature, utilizzati e testati nei campionati mondiali. Ma la vera novità (lancio in aprile alla fiera di Verona, Transpotec) è l’olio Fuel Eco Total realizzato per veicoli pesanti: consente di arrivare a risparmiare un litro di carburante ogni 100 km.
Il parco automobilistico italiano, costituito in maggior parte da vetture del gruppo Fiat, utilizza invece oli lubrificanti di Fl Italia spa. La nuova società, erede della precedente divisione fiat Lubrificanti; è a tutti gli effetti autonoma dal gruppo automobilistico. Nel 2000 ha acquisito la statunitense Viscosity oil, leader mondiale nelle forniture di lubrificanti per il settore agricolo. La strategia di lavorare in stretta collaborazione con i costruttori di veicoli ha portato la società ad essere il referente di fiducia in materia di lubrificazione oltre che di Fiat, anche di Subaru, Iveco, Piaggio, e nel campo dei veicoli industriali di New Holland e Same, Selenia, Hpx e Paraflu sono i marchi presenti sugli scaffali della Gda, proposti in diversi formati e formulazioni.

Smaltimento. Il vero problema dell’olio sono i residui: in Italia vengono immesse ogni anno 600.000 tonnellate di lubrificante da cui ne residuano 200.000 d’olio usato. Se versato nel terreno avvelena piante e animali; se disperso in fogne o corsi d’acqua provoca danni gravissimi: 5 litri (il cambio d’olio di un’auto) coprono con una sottile pellicola uno specchio d’acqua di 5.000 mq, una coltre mortale per tutti gli esseri viventi.
Lo smaltimento degli oli usati è regolato dal decreto n. 95 del 27 gennaio 1992 (in ottemperanza alla direttiva Cee 101/87): stabilisce, fra l’altro, che è di fatto vietato ai consumatori procedere alla diretta eliminazione degli oli esausti.
Quindi ammesso il rabbocco, non è consigliabile all’utente fai da te la sostituzione dell’olio: non è attrezzato per evitare contaminazioni con il prodotto; non ha possibilità di accertare che l’operazione sia riuscita perfettamente. E poi, a causa della parcellizzazione dei quantitativi, l’olio usato tende a sfuggire alla raccolta.
L’olio minerale ha origine dalla raffinazione petrolifera: è un prodotto prezioso che deve essere recuperato per favorire il risparmio di una fonte esauribile di energia. La legge delega la raccolta e il recupero dei lubrificanti al Consorzio obbligatorio degli oli usati: ne fanno parte tutte le imprese che immettono lubrificanti al consumo. L’olio usato da autotrazione è, per la quasi totalità, riutilizzabile: un chilogrammo e mezzo esausto produce un chilo di base lubrificante di ottima qualità. L’olio usato possiede inoltre un alto contenuto energetico, paragonabile a quello di un olio combustibile a basso tenore di zolfo: 170.000 tonnellate di combustibile, se bruciate in forni idonei, potrebbero fornire energia sufficiente a sopperire per un anno alle necessità di una comunità di 80.000 individui.
La rigenerazione dell’olio è un procedimento meno costoso della raffinazione, con tecnologie che tendono a ridurre al minimo il disturbo ambientale. Le maggiori compagnie petrolifere hanno stabilimenti che si occupano solo di questo. Agip a Ceccano (Frosinone) ha un impianto di 81.000 mq che utilizza una tecnologia avanzata ideata da Snamprogetti (gruppo
Eni): è in grado di raffinare 60.000 tonnellate di olio lubrificante usato, trasformandolo in ottima materia prima e contribuendo a ridurre l’impatto ambientale di questi prodotti.

Il marketing. Come per i carburanti, le aziende tendono a fidelizzare il cliente con operazioni che danno diritto a ricevere premi al raggiungimento di un certo numero di punti raccolti. Si tratta di bollini per Esso (30 per un cambio d’olio) o di accumulo su carta elettronica come la carta magnetica Totalfina, con operazioni ben differenziate a seconda del target di utenti. Così per il trasporto pesante è stata creata la carta Special Truckers (operazione “Il tir dei desideri”) e per le autovetture la carta Totalfina per Voi (operazione “Gli imperdibili”), con una proposta di regali individuati per tutta la famiglia.

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