Squinzi (Confindustria) e la ripresa economica: “Ancora da prefisso telefonico, altro che allacciare le cinture”

Il presidente di Confindustria (quasi uscente, perché non si ricandida il prossimo anno) Giorgio Squinzi è uomo pratico, sobrio e tendenzialmente di poche parole, almeno in pubblico: però ieri al convegno promosso da Angaisa (di cui è socio, almeno stando a quanto dice Mauro Odorisio, presidente di Angaisa) e tenutosi nel milanese e ultracentenario Palazzo Mezzanotte, qualche cifra su cui poggiare solidamente il discorso l'ha fornita: "Dal 2007 al 2014 in Italia le vendite di cemento sono passate da 47 milioni a 18 milioni di tonnellate, mentre il mercato delle piastrelle è passato da 200.000 mq a 85.000 mq".

Cemento e piastrelle sono due mercati emblematici e segnaletici della situazione economica di un paese: "quand le batiment va tout va", quando l'edilizia (e l'immobiliare) vanno bene va bene tutto il mercato, e cemento e piastrelle sono, per ovvia sineddoche, emblemi di questo grande mercato-madre ancora sofferente.

SANGALLI - SQUINZI
Da sinistra: Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, Giuseppe De Filippi (TG 5-Mediaset), e Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio

 

Ripresa? Un accenno, ma non è un take off

A differenza di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, Squinzi sulla ripresa economica in Italia è moderatamente ottimista (per non dire discretamente scettico), e Squinzi è uomo di industria (ha fondato con il padre la Mapei che è una delle aziende più importanti nel settore edilizio a livello mondiale). "Sì, il contesto sembra promettere bene, ma non sento il decollo così robusto da richiedere il cogente allacciamento di cinture", allusione ironica all'analogia renziana della ripartenza-take off dell'economia.

Squinzi ha detto, quasi sotto voce, ma con decisione, di essere contrario ai recenti provvedimenti di questo Governo: secondo il presidente di Confindustria le leggi sulla class action, sulle responsabilità ambientali della produzione, sul falso in bilancio riflettono una cultura pre-industriale, dove l'impresa è vista come un epifenomeno di Satana.

Europa? Così com'è non va bene (troppi nazionalismi)

Secondo Squinzi l'unico vero europeista è Mario Draghi, presidente della BCE. "Per il resto, a me questa Europa non piace -aggiunge Squinzi- perché non c'è omogeneità, coerenza e volontà politica, nonostante la competenza dei tecnici: Angela Merkel è una donna preparatissima, ma non ha una visione veramente europeista. Basti pensare alla legge sul 'Made-in' già pronta e realizzata dal Parlamento europeo, ma bloccata dalla Germania che ha messo il veto sulle 5 categorie di mercato su cui applicarla in via sperimentale".

Sia Squinzi sia Sangalli convengono sul fatto che sia necessario per entrambe le associazioni di categoria riprendere un dialogo con il Governo. Sangalli è più ottimista di Squinzi: "Dopo 7 anni di crisi che ha bruciato in termini di minori consumi 2.100 euro all'anno pro capite -premette Sangalli- vediamo nel 2015, l'anno di Expo, un fattore di ripresa. Sempre che -aggiunge il presidente di Confcommercio- non scattino le clausole di salvaguardia che aggiungerebbero un bel carico da novanta, quantificabile in 70 miliardi di tasse, alla già affaticata economia nazionale".

 

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