Retail a lezione di demografia

L'editoriale della direttrice Cristina Lazzati (da Mark Up n. 267)

Qualche fatto. Saranno sei le generazioni che conviveranno nel 2030, un cambiamento epocale rispetto al passato: Generazione Silente, Baby Boomers, GenX, Millennials (GenY), GenZ, Alpha Generation (nati dal 2017) conviveranno più o meno numerosi a seconda del continente e del Paese, ma di fatto si troveranno a condividere prodotti e servizi.

Retail e demografia sono strettamente correlati, il successo sta nella capacità di accogliere i cambiamenti e di accomodarli; finora non è stato particolarmente complicato: i Baby Boomers hanno la tendenza ad avere comportamenti simili tra loro e quindi facilmente assecondabili, ma non è così per i Millennials e la GenZ (gli Alpha non sono ancora intervistabili ...) che hanno nell’individualismo la loro cifra stilistica.

Possesso o condivisione? La generazione Y è stata anche chiamata la generazione Without (generazione “senza”), persone non interessate a possedere o meglio che rifuggono il possesso vissuto come legame o catena e prediligono forme di fruizione di vario genere classiche come affitto, leasing ecc. o innovative come lo scambio o lo sharing. D’altra parte ancora a lungo Baby Boomers e GenX “possederanno” gran parte del reddito e continueranno (più o meno) a disporne come in passato, aspettandosi risposte coerenti dal retail. Facendo due calcoli, nel 2030 il più giovane della generazione Alpha avrà cinque anni, tutti i Boomers avranno compiuto i 65 e alcuni di loro saranno sulla soglia degli 85, al lavoro saranno dunque Millennials e GenZ. In questo scenario coniugare le varie istanze non sarà facile, ma in aiuto viene una tecnologia sempre più pronta a farsi interprete dei desideri delle varie generazioni. Se oggi ci si interroga sulla gestione di un retail multichannel, per allora, i quesiti saranno più orientati a come gestire una platea multitarget. Questo porterà a stabilire che il focus principale non può essere che il cliente. Così, se in passato i ragionamenti da “target” erano (quasi) tutti per i brand, il futuro vede e vedrà il retail in prima linea, ma con un cambiamento di prospettiva rovesciato.

Il must sarà gestire la “diversità come la nuova normalità”, etnia, sesso, orientamento politico, religioso e sessuale, non saranno alla ricerca di un minimo comune denominatore ma preferiranno sentirsi “a casa” laddove i valori del retail saranno coerenti con i propri. Locale, regionale, autentico, valoriale, saranno parole chiave per conquistare clienti che tenderanno a consumare sempre meno, a rifuggire la massificazione. Clienti che cambiano pelle con facilità ma che rimangono fedeli a loro stessi e a nessun altro. La sfida sarà farli innamorare e non deluderli mai.

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