Il sapore della paura

L'editoriale della direttrice Cristina Lazzati (da Mark Up n. 274)

Rapporti esacerbati, accuse, prigionieri di relazioni che ripetono lo stesso mantra da troppo tempo. I social hanno dato la stura ai rancori, non si passa più dal politichese così spesso adottato in passato dai capi del personale, amministratori delegati, sindacati, poco comprensibili, sibillini, difficili da intepretare.

Oggi, il j’accuse parte dalla rete. I social hanno dato voce a tutti; no, non democraticamente, anarchicamente. E' un bene? Me lo domando spesso, non ho una risposta.

Abbiamo un sistema democratico, elettivo, votiamo e paghiamo politici perché prendano delle decisioni per noi, ci affidiamo a loro perchè pensiamo abbiano gli strumenti per farlo, chi è nelle associazioni di categoria paga i propri rappresentanti, chi è iscritto al sindacato fa altrettanto, eppure qualcosa non funziona. Il meccanismo politico economico è troppo vasto, troppo complicato, cause ed effetti non sono facilmente riconducibili gli uni agli altri, ma è come se fosse un mondo a sè, un mondo che prende “spunto” dal quotidiano e poi procede per la sua strada, qualcuno li chiama slogan, altri battaglie, ma la rabbia sembra incalzare e se non trova sfogo nelle piazze, nei social, finisce negli stadi, nelle famiglie, tutti incolpano tutti e, quando non c’è più alcuno, è colpa dello straniero e non è nemmeno questione di ceto: si va dall’immigrato clandestino alle banche tedesche, dalle ong all’Europa.

Abbiamo ricominciato a parlare di spread, di risparmi a rischio, e in una nazione che avrebbe tuto ciò che serve per dire la sua in un panorama internazionale, si continua fare battaglie di posizione, anzi di contrapposizione, si continua a cercare colpevoli, errori a problemi di ieri infischiandosene di quelli di domani.

Un sistema che andava cambiato, può essere, ma raderlo al suolo in una sorta di controrivoluzione, scoperchiando gli istinti più malevoli, dal razzismo, all’omofobia, passando per l’antifemminismo... Siamo certi che questa sia la strada? In Grecia c’è una generazione distrutta, forse era così che doveva andare, ma siamo proprio certi che così debba essere anche per noi? A pagare saranno i giovani e la classe media. La paura della crisi, di una nuova crisi, si fa più palpabile, troppo vicina quella passata, nessuno l’ha dimenticata, ma quella aveva il sapore della rinascita, del cambiamento, questa non so che sapore possa avere.

Forse solo quella della paura.

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