Il cambiamento è resilienza

L'editoriale della direttrice Cristina Lazzati (da Mark Up n. 281)

Siamo circondati da maratoneti, persone, manager che tutte le mattine, si svegliano alle 5, alle 6 per andare a correre; chi si allena per la maratona di New York, chi per quella di Boston. Misurano tempi, mangiano sano, si confrontano l’un con l’altro e tengono duro. Poi ci sono quelli che vanno in bicicletta, chilometri e chilometri sotto il sole, sotto la pioggia, le avversità non li fermano, magari non tutti i giorni, perché la bicicletta richiede tempi più lunghi, ma anche lì non mollano! Coetanei, mica ragazzetti, in gara con sé stessi, in forma, asciutti e soprattutto consci che per fare un buon tempo, l’allenamento, la resilienza è fondamentale. Poi, fanno una doccia, infilano l’abito a tre bottoni o a tre pezzi, dipende, e seduti alle loro scrivanie mollano, dimentichi che per la maratona bisogna esser allenati, che per ottenere risultati bisogna stringere i denti, che per raggiungere gli obiettivi bisogna fare sacrifici. Dimentichi del sudore e della fatica di poche ore prima, davanti al business, ai numeri, diventano improvvisamente fautori dello scatto, dei 100 metri: che se sei veloce ce la fai, altrimenti ... meglio lasciare stare.

L’innovazione può evolvere, gli errori si possono riparare cammin facendo, ma se ogni volta ci si ferma e si cambia strada, si ottiene solo di girare sempre su sé stessi, senza arrivare da nessuna parte. Da queste pagine, proponiamo il cambiamento, elogiamo l’innovazione di pensiero, indichiamo le nuove strategie per ottenere risultati, ma non scriviamo mai, perché forse lo crediamo implicito, che nessuna delle nuove strade proposte sia facile, breve, indolore. Il cambiamento richiede fermezza, polsi saldi, capacità di visione e, passatemi il termine, capacità di tenere botta. Lo vediamo nei risultati. Gli imprenditori (e anche qualche manager se gli è lasciata la possibilità) di cui narriamo le gesta, quelli che sanno tenere duro, che rischiano di tasca loro, personalmente, hanno nelle gambe (e così torniamo alla maratona) chilometri percorsi, alcuni anche inutilmente, ma non cessano di andare avanti.

La bacchetta magica, se mai c’è stata, si è persa: non c’è nessuno che con un tocco risolve tutti i problemi. In questi mesi si parla e si parlerà dell’acquisizione di Auchan da parte di Conad: abbiamo scritto, noi e molti colleghi, e ancora ne parleremo, ma una cosa mi è chiara: niente si risolve in un attimo; Conad non ha la bacchetta magica, ma ha imprenditori, ha una squadra, che sa vedere le persone oltre ai numeri, e se dovrà fare tagli, come è inevitabile che sia, li farà a ragion veduta e con sofferenza. Ma, alla fine, ce la faranno, con l’aiuto di tutto il sistema, perché la maratona non si corre mai da soli.

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