Adesso senza indugi va attivata la “fase due”

Editoriale – Il tempo a disposizione del governo per ridare fiato all'economia del nostro Paese sta volgendo ormai pericolosamente al termine. (da MARKUP 211)

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Gli annunci non bastano più, occorre passare senza indugi a una fase di messa in pratica dei principi enunciati da tempo in relazione alla cosiddetta "fase due", quella della crescita. Abbiamo da poco archiviato un mese di aprile che definire nero appare eufemistico: i consumi alimentari sono andati in picchiata, e si è registrato un calo sostenuto, per la prima volta, anche nelle vendite dei discount. Segni evidenti di come l'Italia, e soprattutto gli italiani, stiano veramente raschiando il fondo del barile. Gli importanti successi ottenuti da Mario Monti nel vertice europeo di fine giugno (scudo salva spread e pacchetto per la crescita) devono ora trovare una prosecuzione in campo nazionale.
La spending review, che dovrebbe portare circa 7 miliardi di euro di risparmi nel 2012 e circa il doppio in modo strutturale a partire dal prossimo anno (e se così fosse sarebbe la dimostrazione di quanto si sia sprecato in Italia) è un'occasione da non perdere. A patto che quei miliardi di euro vengano immediatamente reinvestiti per generare un circuito virtuoso di ripresa.
Evitare un ulteriore aumento dell'Iva (misura peraltro decisa dal governo precedente, è bene ricordarlo) è solo il primo passo: un passo che appare scontato, alla luce del vero e proprio bollettino di guerra che osserviamo quotidianamente leggendo l'andamento dei consumi e le oscillazioni dei dati macroeconomici più in generale.
Occorre ridare fiato alle imprese, riaprire i rubinetti dei finanziamenti da parte del mondo bancario, restituire potere d'acquisto alle famiglie. Quelle stesse famiglie che stanno riducendo, come già ricordato, gli acquisti dei beni alimentari. Ossia dell'ultima cosa che in genere si riduce quando si punta a un risparmio sul bilancio mensile.
Tutto quello che il mondo della politica poteva fare chiedendo ai cittadini di pagare per il dissesto creato nei decenni passati è stato fatto: riforma delle pensioni, riforma del lavoro, incremento della pressione fiscale diretta e indiretta.
Adesso è la macchina dello Stato che deve dimagrire, e deve farlo rapidamente con meccanismi, soprattutto, che impongano allo Stato stesso di rimanere "magro" anche negli anni futuri.
Senza dimenticare due elementi fondamentali sui quali occorrerebbe forse lavorare con maggiore decisione: il primo è l'evasione fiscale, in molte zone del nostro Paese ancora accettata come un dato fisiologico e non come un male da estirpare con rapidità e decisione.
Il secondo elemento, del quale ogni tanto si parla ma che poi viene rapidamente dimenticato, è relativo alla tassazione dei capitali esportati in Svizzera. Da cui deriverebbero subito una trentina di miliardi di euro. Perché questa operazione resta un tabù? In questo momento, oltre che un atto di giustizia, procedere a recuperare quanto portato fuori dal Paese in modo perlomeno non trasparente sarebbe una boccata di ossigeno. Alla quale l'intero sistema-Italia, oggi, non può permettersi di rinunciare.

ml@ilsole24ore.com

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