Alla birra italiana serve più orzo da malto nazionale

Michele Cason, presidente di Assobirra, guarda a un potenziamento della filiera agricola dell'orzo da malto italiano, da sviluppare e sostenere con il contributo della Pac

Il presidente di AssoBirra Michele Cason, fotografa la filiera brassicola nazionale. Incassa i successi delle ultime stagioni ma auspica un maggiore sostegno delle istituzioni. Intende infatti proseguire nel percorso di crescita intrapreso da tutto il comparto. È un futuro tra luci e ombre, tra rischi e opportunità da cogliere per la filiera italiana della birra. Il comparto vive una forte crescita nell’interesse dei consumatori, nella qualità della proposta e nell’immagine complessiva del prodotto birra su tutti i canali di vendita. Ma, allo stesso momento, vive tensioni legate all’approvvigionamento della materia prima e alla tassazione.

Mancanza di orzo da malto

Questo il momento fotografato da Michele Cason, presidente dell'associazione di categoria in seno a Confindustria che riunisce una quarantina di birrifici di grandi, medie e piccole dimensioni insieme con due malterie. Equivale a circa il 90% della produzione e il 71% di prodotto immesso al consumo nel nostro Paese. “Il problema principale -spiega- è legato al crollo della produzione dell’orzo da malto. Una materia prima essenziale per la produzione birricola: in Europa, la siccità ha determinato un calo medio del 5% nella produzione. Però con punte a due cifre nelle aree particolarmente vocate, come in Germania. Il risultato è un’estrema volatilità verso l’alto dei prezzi, con conseguenti ripercussioni su tutta la filiera”.

Vulnerabilità nazionale

Oggi l’Italia importa dall’estero il 60% del suo fabbisogno di malto da orzo. Quindi la filiera nazionale è particolarmente vulnerabile rispetto ai problemi di approvvigionamento sui mercati internazionali delle materie prime. “Ritengo che nel nostro Paese -prosegue Cason- le istituzioni dovrebbero sostenere la filiera produttiva dell’orzo da malto. Anche attraverso la prossima revisione della Politica agricola comunitaria (Pac), che può essere un’opportunità per l’agricoltura di zone marginali. Pensiamo all’Appennino Centrale”.

I riscontri all'estero

Tanto più che la birra italiana sta ottenendo un crescente successo, anche sui mercati internazionali. I marchi italiani ottengono l’apprezzamento crescente di appassionati di birra. “Il gusto italiano -aggiunge Cason– nella birra, il nostro savoir faire anche nel packaging, tra bottiglia ed etichetta, si sta affermando anche nei Paesi storicamente produttori e consumatori di birra. È un segnale importante, un cambiamento significativo che interessa tutto il prodotto birra”.

Rivedere il sistema fiscale

Ne innalza l’immagine e il valore. Crescono le vendite dei prodotti premium anche in Italia. “Lo scaffale della birra si trasforma, dalla proposta incentrata su poche tipologie, all’esplosione di oggi. Certo, per non soffocare questa crescita occorrerà ripensare il sistema fiscale e mitigare le accise sulla birra. La riduzione di un centesimo per tutti e un ulteriore diminuzione del 40% per i piccoli birrifici sotto i 10mila hl è un’importante segnale che testimonia come le istituzioni credano nel valore del comparto per i territori e che dà fiducia agli imprenditori per investimenti futuri”.

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