All’immobiliare commerciale converrebbe il downshifting

Urbanistica, Real Estate & Cci 2009/ 2 – Attori e protagonisti del mercato real estate non rinunciano alle loro inveterate abitudini.

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1. Un giusto equilibrio tra investimento, costi di gestione, valori della locazione, servizi e qualità dell’ambiente urbano contribuisce al successo di un’iniziativa di retail real estate

Downshifting. Secondo il Corriere della Sera dell’8 ottobre scorso, è la nuova tendenza tra i manager. Letteralmente, la parola significa “scalare le marce, rallentare”. Wikipedia recita: “scelta da parte di diverse figure di lavoratori di giungere a una libera, volontaria, consapevole riduzione di salario, bilanciata da un minore impegno in termini di ore dedicate alle attività professionali in maniera tale da godere di maggiore tempo libero”. Trasferendo la suddetta definizione al campo immobiliare, potremmo riformulare il tutto nel seguente modo: “scelta libera, volontaria e consapevole da parte di diverse figure dell’industria immobiliare di non esasperare i ritorni, bilanciata da un corretto equilibrio tra valore aggiunto e ritorno dell’investimento e corredata da una maggiore professionalità e sostenibilità economica, sociale e ambientale in maniera tale da godere della qualità della produzione edilizia, delle città nel rispetto per l’ambiente, e in ultima analisi della qualità dell’investimento immobiliare”.

Nessuno rinuncia a nulla
Si parla molto di back to basic, ma chi vende continua a rimanere sulle medesime posizioni, mentre chi acquista si aspetta l’affare della vita. Promotori e investitori si sorprendono se le banche tornano (o iniziano) a verificare la sostenibilità economica e tecnica dei progetti, chiedendo più partecipazione nel capitale. Le ristrutturazioni si fanno solo se si trova il conduttore. Nel frattempo, si commissionano studi di pre-fattibilità o progetti di pre-massima, pensando di risparmiare sulle parcelle professionali diluendo i costi: questo per anticipare i desiderata dei conduttori che però non si decidono e, quando arrivano a una decisione, vogliono l’immobile pronto in tempi record, dimenticando che qualità e fretta non si sposano mai; chiedono flessibilità contrattuale per l’utilizzo a fisarmonica, dimenticando che gli immobili, per le loro caratteristiche fisiche, non sono flessibili al 100%. I progettisti, in vista d’incarichi futuri, assecondano il committente ma devono dare un vestito ai progetti che sull’incarico tali non sono. I gestori pensano di ottimizzare i costi sulla base di gare impostate sul massimo ribasso che portano all’insostenibilità delle aziende fornitrici di servizi.
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Allegati

Cci2009/2-Downshifting
di Barbara Polito / novembre 2009

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