Ambidestri si nasce o si diventa?

I più attenti tra voi noteranno che il giornale che avete per le mani è cambiato rispetto
al passato, più lussuoso nella carta, evoluto nell’uso di immagini e infografiche. Sempre più facile da leggere, ma con una ricerca continua di nuovo, ma non parliamo solo di innovazione, con Mark Up vogliamo anche raccontare storie, non quelle che leggereste sugli altri giornali, piccole storie di grandi imprenditori, quest’anno (speriamo di farcela) andremo a scovare dei casi di eccellenza nel mondo del retail alimentare. No, non immaginatevi grandi catene e personaggi pubblici, ma piuttosto grandi lavoratori e piccoli miracoli di un’imprenditoria umile e schiva, ma attentissima ai segnali del cambiamento, senza però rinnegare il proprio Dna. I primi cui applichiamo questa massima siamo noi, infatti ciò che non è cambiato, e non cambierà, è il compito che Mark Up si è dato, sin dalla sua nascita: essere un “cantore delle cose che verranno” e, proprio per questo, anche noi evolviamo costantemente, guardando a che cosa sta per spuntare “dietro” l’angolo. Istantanee del nuovo, talvolta fugace passaggio mediatico, talaltra destinato a restare cambiando il nostro vivere. Questo il motivo per il quale abbiamo voluto dedicare il primo numero del 2017 alle aziende “ambidestre”, cioè quelle aziende che come il dio romano Giano bifronte, guardano al passato e al futuro, ovvero oggi continuano a guadagnare dai prodotti che le hanno rese forti, che hanno permesso loro di dominare il mercato, ma che sentono l’avanzare di qualcosa d’altro, di un nuovo che ancora non muove i fatturati come il consueto produrre, ma che monta come un’onda, che devono imparare a governare prima di essere sommerse. Le debacle del recente passato aiutano a prendere coraggio: Kodak, Blockbuster, tanto per fare due nomi, ma anche nel retail, il più recente Sports Authority. Il futuro esige investimenti e non produce un reddito sufficiente a sostituire prodotti o servizi maturi, c’è bisogno quindi di una certa capacità camaleontica di cambiare pelle, spostare le angolature e il tutto in una situazione generale di endurance fin qui sconosciuta ai più. Chi è che corre il rischio più grosso? Le aziende mature che continuano a fatturare, che faticano a guardare avanti concentrate a non perdere terreno e che sentono nel contempo un che di scivoloso sotto le mani, non riuscendo però a staccarsi dal loro vissuto. Le aziende già con l’acqua alla gola, che non hanno nulla da perdere dal cambiamento, ma che non hanno più le risorse per poterlo affrontare. Infine, ci sono le ambidestre, quelle aziende che stringono i denti e lavorano sull’oggi, sapendo che in questo oggi c’è un po’ di ieri e un po’ di domani ed essendo coscienti che gli sforzi non si dimezzano, ma raddoppiano.

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