Amica Chips reagisce alla sanzione dell’Autority

La notizia è del 17 febbraio, giorno nel quale l’Agcm comunicava ufficialmente la sanzione di oltre un milione di euro così distribuiti: 350.000 euro al gruppo San Carlo; 300.000 ad Amica chips, 250.000 a Pata e 150.000 a Ica Foods. In sintesi le motivazioni sono:

“[...] dichiaravano un ridotto contenuto di grassi nelle loro confezioni. Ma le modalità rappresentative prescelte non sono risultate aderenti alle prescrizioni comunitarie in materia (Reg. CE n. 1924/06), in quanto la percentuale di riduzione vantata era inferiore a quella consentita oppure priva o non adeguatamente accostata - nello stesso spazio visivo e con la medesima evidenza grafica - allo specifico termine di raffronto utilizzato quale versione base dello stesso prodotto”

“[...] tre aziende hanno adottato “vanti di artigianalità” che non corrispondevano alle caratteristiche reali di questi prodotti”.

“Due aziende, inoltre, hanno presentato in maniera ambigua e omissiva le caratteristiche reali e distintive di alcuni prodotti (“Rustica – le ricette di Cracco” di San Carlo e le diverse varianti di “La patatina” di Amica Chips), ingenerando così nei consumatori l’erronea convinzione che queste confezioni fossero nettamente diverse dal prodotto base o dalla variante aromatizzata. E infine, Ica Foods ha accreditato al prodotto “Crik Crok & Blue” proprietà salutistiche che sono risultate ancora controverse nella comunità scientifica e comunque non autorizzate dalla Commissione europea.”

Link: il comunicato ufficiale

La risposta di Amica Chips
Per voce di Alfredo Moratti patron di Amica Chips, l’azienda ha dichiarato che si difenderà nelle sedi opportune contestando la decisione dell’Agcm. Diverse le osservazioni ma soprattutto una diversità di trattamento rispetto ai competitor stranieri. Di seguito il comunicato dell’azienda.
Alfredo Moratti risponde all'Authority
Lettera aperta del patron di Amica Chips ai consumatori dopo la multa inflitta dall'Authority sulla concorrenza per pubblicità ingannevole

Cari consumatori, pochi giorni fa l’Authority sulla Concorrenza ha notificato ad Amica Chips S.p.A., azienda di cui sono presidente, un provvedimento che commina una sanzione di € 300.000,00 per “pubblicità ingannevole”. Oltre che incaricare i miei legali della difesa dell’azienda nelle sedi giudiziarie competenti, mi sono chiesto se dovessi prendere posizione in modo pubblico e ho deciso di farlo. Non posso accettare, infatti, che la mia Società venga presentata come un’impresa che inganna i propri consumatori. Né mi consola il fatto di trovarmi in “buona compagnia”, anzi: mi amareggia ancor di più, perché, al di là dell’ingiustizia sostanziale e dell’abnormità economica della sanzione, sembra che lo Stato Italiano voglia trovare qualsiasi espediente per “fare cassa”, senza preoccuparsi di colpire solo le aziende italiane, in un momento nel quale importanti competitor stranieri sono sempre più massicciamente presenti sul mercato, con confezioni di prodotto che presentano le stesse caratteristiche per le quali Amica Chips (e le altre concorrenti italiane) sono state sanzionate. Le principali marche straniere presenti in Italia, infatti, hanno una linea di patatine “hand cooked”, ossia cotte a mano. Perché non vengono sanzionate? Forse loro, a differenza di noi italiani, cuociono le patatine una per una in un tegamino, nella cucina di casa? Davvero l’Authority ritiene che il consumatore di patatine possa pensare questo nel leggere “hand cooked” o “cotte a mano” sul packaging di un prodotto industriale? Noi abbiamo provato a spiegare che si tratta di terminologia del settore convenzionalmente usata in tutto il mondo per indicare un determinato tipo di patatina, diversa da quella classica, più spessa e croccante, perché non privata dell’amido e proprio per questo sottoposta ad un diverso processo produttivo, a ciclo discontinuo e non continuo, nel corso del quale l’intervento umano è determinante. Ma no. Per i nostri burocrati il consumatore è un marziano (o non voglio dire cos’altro), che davvero potrebbe pensare che queste patatine siano cotte manualmente una ad una, pur trovandosi all’interno di una busta venduta al supermercato! Del resto, l’Authority crede anche che questo eccentrico personaggio che chiamiamo consumatore, quando vede un pacchetto di patatine che raffigura, accanto alle chips, anche una coscetta di pollo o un hamburger e si chiama “Pollo roasted” o “Chipsburger”, pensi di trovare nel pacchetto dei pezzi di pollo o hamburger e non delle patatine aromatizzate a quel gusto! Va bene, proveremo a prendere “il
consumatore” per mano e a spiegargli per filo e per segno quello che troverà in un pacchetto di patatine: ma, attenzione, non potremo mai dirgli che una determinata patatina ha il 20% di grassi in meno rispetto a quelle tradizionali, anche se l’informazione è vera! Perché è vietatissimo! Se ha il 30% in meno va bene, ma se è il 20% deve rimanere un segreto! La verità è che i consumatori che continuano a premiare i nostri prodotti con le loro scelte d’acquisto sono perfettamente consapevoli
delle loro scelte: a loro va la mia stima e gratitudine. Sempre che l’Authority non pensi che siano concetti troppo complessi da capire…
Alfredo Moratti

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