Anicav tende la mano sul prezzo del pomodoro

L'associazione della trasformazione industriale si dice pronta ad alzare il prezzo del 20% e accusa la componente agricola di non volere un accordo equo

L’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali (Anicav) si dice disponibile a riconoscere un aumento del prezzo del pomodoro da industria. A distanza di due mesi dall’ultimo incontro con gli altri attori della filiera, la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione di pomodoro al mondo per numero di imprese aderenti e quantità di prodotto trasformato fa sapere che è ripartita la trattativa tra parte agricola e parte industriale per la definizione dell’Accordo Quadro per la gestione dalla prossima campagna di trasformazione del pomodoro.

Proposto un prezzo più alto del 20%

“Nel corso dell’ultimo incontro la parte industriale, nell’ottica di premiare la coltivazione del pomodoro da industria, ha ribadito la disponibilità a riconoscere un aumento del prezzo medio di riferimento che possa compensare l’incremento dei costi che hanno gravato sul comparto agricolo nella scorsa campagna di trasformazione tenendo conto anche delle difficoltà di accesso ai finanziamenti che gli agricoltori stanno registrando – fa sapere l’Anicav in una nota -. Pur in presenza di un contesto congiunturale non favorevole e di una situazione di stallo dei consumi legata alla crisi economica, la parte industriale ha confermato l’impegno a riconoscere un aumento del 20% rispetto al prezzo medio di riferimento riconosciuto nel 2022 che porta a un incremento di circa il 40% nel biennio 2021-2023”.

Ultimo appello

La nota si conclude con lo scarico di responsabilità per il mancato accordo sulla controparte: “Nonostante gli sforzi profusi dall’industria, non c’è stata disponibilità da parte agricola a proseguire il confronto per cui il tavolo si è aggiornato”.

Marco Serafini, presidente di Anicav, lancia in conclusione un appello al mondo agricolo affinché “possa comprendere che da parte industriale difficilmente sarà possibile andare molto oltre. Tenendo conto che le colture alternative al pomodoro hanno fatto registrare riduzioni di prezzo rispetto al 2022 (ne sono un esempio il mais ed il girasole) è difficile non pensare che le richieste della nostra controparte siano puramente speculative”.

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