Armonie Alimentari valorizza il caseario con i Prati Stabili

Armonie Alimentari, il logo del progetto
Progetto qualità prati stabili è un brevetto registrato da Armonie Alimentari e applicato inizialmente al Parmigiano Reggiano. In arrivo anche Grana Padano e burro
Una forma di Parmigiano marchiata 63 Essenze da parte di Armonie Alimentari

Armonie Alimentari (azienda nata nel 2015 a Bibbiano, Reggio Emilia, con la produzione e la commercializzazione di Parmonie, uno snack a base di Parmigiano Reggiano) ha avviato nel 2018 un progetto di valorizzazione dei prodotti caseari da filiere di prato stabile, cioè quei terreni su cui le uniche pratiche agricole effettuate sono lo sfalcio, l’irrigazione e la concimazione organica, senza mai sottoporli ad aratura e alla rotazione con altre colture. Il concetto di partenza ricorda quello dei vini. Come un vino acquisisce caratteristiche differenti a seconda del terroir da cui proviene, così i prodotti lattiero-caseari assumono delle connotazioni organolettiche differenti, a seconda della provenienza della materia prima e dell’alimentazione degli animali.
“Progetto qualità prati stabili” è un brevetto registrato dall’azienda applicato, per ora, al Parmigiano Reggiano. Commercializzato dallo scorso Natale in alcune insegne della gdo, il Parmigiano da latte di vacche alimentate con foraggi da prati stabili è disponibile in 46mila forme all’anno stagionate a 24 o oltre 30 mesi, distribuite con il brand “63 essenze dei prati stabili”. Gli allevamenti coinvolti si trovano nei comuni della mezza Val d’Enza, dove questa pratica affonda le radici nel tempo, tanto che la maggior parte di questi terreni ha più di 80-100 anni di attività.

“La biodiversità vegetale del prato stabile -spiega il titolare dell’azienda Gabriele Menozzi- si traduce in un foraggio bilanciato e completo con differenti proprietà nutritive, in grado di conferire al latte particolari caratteristiche e valori nutrizionali. Le 63 essenze del Parmigiano sono frutto di una ricerca finanziata dalla Regione Emilia-Romagna e svolta dal Crpa, in cui sono state censite nei prati permanenti una media di 63 specie diverse di erbe di cui le vacche si nutrono, fresche d’estate ed essiccate d’inverno”.
A inizio 2020 il progetto della valorizzazione dei prati stabili proseguirà con la produzione di Grana Padano e del burro. “I prodotti di queste filiere -conclude Menozzi- sono anche maggiormente sostenibili, poiché i terreni non sono sottoposti a diserbo o trattamenti antiparassitari e viene favorita la cattura e il mantenimento del carbonio nel sottosuolo, mentre con l’aratura si favorisce la degradazione della sostanza organica e la relativa emissione di CO2”.

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