Ad aprile è stata approvata la riforma della class action: un passo importante verso una più effettiva tutela del consumatore. Il nuovo strumento dovrebbe contenere l’asimmetria che penalizza il consumatore in caso di danno o disservizi di modesta entità: non avendo a sua disposizione idonee azioni di tutela finora restava sconveniente intraprendere un’azione legale individuale. In molti mi chiedono il perché di una nuova legge a neppure 10 anni dalla introduzione nel nostro sistema della vecchia azione di classe. Ebbene, nonostante si debba proprio a noi dell’Unione Nazionale Consumatori la prima sentenza di accoglimento di una class action in Italia, la verità è che le sentenze, da quando l’azione è stata introdotta, si contano sulle dita di una mano.
Così come era congeniato, infatti, lo strumento di tutela collettiva, non funzionava a dovere! Uno degli aspetti più appariscenti riguarda il trasferimento dello strumento collettivo dal Codice del consumo al Codice di procedura civile. Sparisce, insomma, il riferimento ai consumatori e questo -almeno nella lettura giornalistica della prima ora- ha disorientato alcuni interpreti: per la verità la legge è più ampia e strutturata, quindi ... non vediamo l’ora di usarla!
Unica nota stonata, i tempi di entrata in vigore: solo dopo 12 mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Non meritano attenzione, invece, le critiche “confindustriali” circa il timore che possa penalizzare le piccole imprese e persino gli investimenti. Sgomberiamo il campo dalle fake news: la class action premia gli imprenditori onesti ed emarginerà le
imprese che operano illegalmente.