Articolo 62 scudo contro il buyer power?

L’indagine Agcm ha riportato sotto i riflettori il tema dell’efficienza di centrali e supercentrali: un sistema di rapporti industria-trade nel frattempo modificato dall’articolo 62

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La ricerca dell'Autorità garante della concorrenza dei mercati (Agcm) sulle centrali d'acquisto italiane ha messo in luce aspetti controversi, molti dei quali ben noti, nel rapporto tra imprese commerciali e fornitori industriali. L'indagine è legata all'articolo 62 e in particolare a quella parte della legge che interviene più direttamente sulla negoziazione industria-distribuzione, e nasce come risposta alle “svariate segnalazioni da parte di soggetti attivi nella produzione alimentare, fornitori Gdo, in merito a presunti comportamenti vessatori e anticoncorrenziali delle catene”, riguardanti soprattutto il trade spending ossia “gli ingenti importi da versare alle imprese della Gdo a titolo di remunerazione dei servizi di distribuzione (fee di accesso, contributi promozionali, compensi per esposizione preferenziale, per servizi di centrale, ecc)”.

Pericolo chiusure
La distribuzione italiana non ha certo gradito questa innovazione normativa introdotta dal Governo Monti, pur ritenendola corretta nella sostanza e negli obiettivi. Il timore era (ed è tuttora) che la stretta sui tempi di pagamento portasse a un forte calo di liquidità delle imprese distributive, con conseguente chiusura di centinaia di società. Coop stimò a suo tempo (si veda l'intervista a Enrico Migliavacca, vice presidente vicario Ancc-Coop, Gdo week, 24 settembre 2012) in 300 milioni di euro l'impatto negativo dell'articolo 62 sul sistema Coop, e addirittura in circa 4 miliardi il cash impact per tutto il sistema distributivo moderno italiano.

Allegati

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