Assofranchising, le richieste al Governo per salvare il settore

Estensione degli ammortizzatori sociali (Cig) ai dipendenti, posticipazione delle moratorie su mutui e leasing sine die o, almeno, sino a permanenza del momento di crisi, semplificazione degli accordi con le banche per fornire respiro, piani di rientro agevolatiIl Consiglio direttivo di Assofranchising e l'unità operativa (task force) attivata per l’emergenza Coronavirus, in stretta collaborazione con Confcommercio-Imprese per l'Italia, ha presentato al Governo richieste dedicate al sistema franchising e misure straordinarie di supporto all’economia. Alla luce dei provvedimenti ad ora emanati, Assofranchising ritiene di dover prendere una posizione molto netta su alcuni punti basilari auspicando interventi immediati  affinché le aziende possano ripartire in tempi brevi.

Di grande rilevanza per Assofranchising è la tutela strategica nel breve periodo per alcune categorie particolari come la ristorazione  (quella organizzata in particolare), fornendo concessioni ad hoc e la possibilità di garantire la vendita ove possibile anche attraverso i servizi di asporto in auto, in modo da evitare ogni genere di contatto tra i clienti e gli operatori.

IL TEMA DEGLI AFFITTI

Altro tema urgente è il credito d’imposta per le locazioni che ad oggi è rivolto solo alle categorie obbligate alla chiusura ma che deve essere esteso anche a quelle merceologie commerciali che responsabilmente attuano la chiusura con totale perdita del fatturato. Inoltre, si riferisce solo a chi paga canoni di locazione, non considerando altre forme ampiamente in uso quali l’affitto di azienda o di ramo d’azienda. Infine, è riduttivo limitare il credito d’imposta ai soli conduttori di attività site in immobili classificati C1.

“Nel pieno rispetto della priorità che è la salute pubblica e dei supporti alla sanità – afferma Italo Bussoli, Presidente Assofranchising - bisogna pensare e provvedere anche alle imprese. La filiera è molto corta, senza un’impresa che funzioni non c’è futuro neppure per i lavoratori e se le aziende falliscono una dopo l’altra, il Governo si troverà con degli obblighi sociali nei confronti di un numero enorme di lavoratori, che probabilmente non sarà in grado di sostenere per un tempo utile. Anche ipotizzando una soluzione del problema sanitario già nel mese di aprile (sempre più improbabile visto l’andamento dell'emergenza) , la ripartenza dell’economia dopo uno stop del genere non potrà sortire effetti prima di 4/6 mesi. Il franchising ha retto benissimo alla precedente crisi del 2008, ma le condizioni in quel caso erano ben diverse. Il rischio qui – aggiunge Bussoli – è di un tracollo generale che nessuno si può permettere e per questo il Governo, in una situazione eccezionale, deve attuare misure eccezionali, per tutti”.

“Dal canto suo, il settore del franchising sta attuando, in forma privatistica, le provvidenze possibili per il sostegno delle proprie reti - aggiunge Augusto Bandera, segretario generale Assofranchising- ma il franchisor deve necessariamente essere sostenuto a sua volta (come per tutto il sistema economico), ovvero, alla fine della catena di clienti e fornitori, dovrà necessariamente esserci un pagatore di ultima istanza che, non può essere altri che lo Stato, al fine di evitare un tracollo a effetto domino dalla casa madre all’affiliato. La forza dell’affiliazione in franchising è anche quella di poter contare su un sostegno reciproco anche in momenti di grande difficoltà come quello che stiamo vivendo. La maggior parte dei nostri associati franchisor sta studiando forme di sostegno momentanee, ad esempio, la sospensione di alcuni oneri a carico degli affiliati, per poterne garantire la sopravvivenza, ma non possiamo non aspettarci dal Governo misure adeguate per un settore, come il franchising, che da solo genera un giro d’affari di oltre 25 miliardi di euro (dato 2018) e più di 200mila occupati”.

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