Avvocata 5.0, contratti e trend nel mondo dell’influencer marketing

Avvocata Antonucci
Abbiamo parlato con l'Avvocata Antonucci del lavoro che svolge attraverso il web e i legami tra aziende e i suoi clienti: gli influencer Da Mark Up n. 312

Conosco l'Avvocata Alberta Antonucci da dieci anni, ho seguito la sua evoluzione attraverso i social e mi ha incuriosito la sua attività tra brand, influencer, blockchain e Nft. Così ci siamo incontrate di nuovo, e le ho fatto una raffica di domande. Intanto facciamo subito conoscenza con l'Avvocata Alberta Antonucci partendo da quell’avvocata con la A cui tiene molto...

Sono un’avvocata con la A perché sono molto fissata con il genere quindi con le varie desinenze, nonostante le nostre senatrici, poverine, abbiamo subito uno stop e qui chiudo la polemica! Lavoro in modo verticale sui social nell’influencer marketing. Gestisco tutti gli accordi e la contrattualistica che possono nascere tra brand e imprenditori digitali e, in parallelo, negli ultimi anni, ho attivato un ramo che si dedica alla scrittura degli smart contract, tutti i contratti che vivono nella blockchain. Con particolare focus sugli Nft, i nuovi asset digitali che hanno diverse sfaccettature e possono essere applicati dall’arte, alla musica, alla cucina. Ho chiamato il mio studio legale On The Web Side, perché, sin dal principio, ho preferito brandizzarlo e non utilizzare il classico di tutti gli studi che sarebbe stato “Studio Legale Antonucci”, perché lo sentivo non in linea con le materie che trattavo e volevo qualcosa che fosse più vicino al web.

Avvocata, perché il web: com'è nata questa idea?

I casi della vita ti portano a fare delle scelte, con l’arrivo della prima figlia mi sono trovata di fronte a un’esigenza di qualità legata al tempo. Avevo chiesto un periodo di part time nello studio in cui lavoravo e mi risposero: “Va bene, venga dalle 9 alle 19”, questa era la loro idea di part time... Da lì mi son detta che dovevo iniziare a lavorare da sola, così sarei stata sicura di gestire sia la bambina, sia il lavoro.

Con i social ho iniziato un po’ per caso, avevo dei contatti tra gli youtuber, parliamo del 2010, quando ancora Instagram non c’era, e osservavo che iniziavano a essere contattati dalle aziende, per veicolare i messaggi pubblicitari, società che prevalentemente operavano nel mondo del gaming. Come una costellazione, arrivavano anche aziende legate all’arredamento, alla tecnologia, quindi tutto quello che potesse essere di supporto a un gamer. Ho iniziato così ad appassionarmi. Purtroppo, all’inizio è stato difficile. Poi, per fortuna, con il tempo, il digital si è evoluto e sono riuscita a dedicarmi a pieno alle nuove tecnologie. Partita da YouTube, è stato tutto un susseguirsi di piattaforme, Facebook, poi Instagram, poi TikTok, per arrivare a Twitch, che ha un linguaggio totalmente diverso che si lega a queste dirette infinite, e tra gli ultimi, Discord, che, invece, è il canale utilizzato soprattutto per il mondo della blockchain Nft.

Che rapporto si stabilisce tra aziende e influencer? Come funziona, quanto è simile al mondo dei testimonial?

La figura dei testimonial è un po’ l’antenato dell’influencer. Con il testimonial, passavamo per la città e vedevamo i manifesti, sfogliavamo i giornali e spuntava l’attore famoso con quel capo o con l’oggetto addosso. Era una pubblicità statica, non lasciava finestre, possibilità di dialogare, interagire, fare domande, chiedere anche solo dettagli del prodotto o del brand. I social costruiscono un ponte tra il mondo digitale e il mondo reale , quindi, nel momento in cui io, imprenditore digitale, sono influencer del brand, veicolo il messaggio e la campagna pubblicitaria, ne apro il passaggio a tutti i seguaci, lasciandoli interagire, chiedere delle specifiche, ma anche criticare o provocare. In sintesi, quella, attraverso gli influencer, è una comunicazione dinamica, che arriva alle persone, ma è anche portatrice di insidie che vanno gestite e vanno, soprattutto, messe sotto contratto. Dico sempre che prevenire è meglio che curare, quindi l’attenzione maggiore che si ha oggi con gli influencer è che la campagna pubblicitaria deve essere inserita nel contratto e l’imprenditore digitale deve essere affiancato nella gestione non solo della comunicazione, della pubblicità e quindi nello storytelling, ma anche nel passaggio successivo, nell’accogliere messaggi, critiche, suggerimenti, richieste. Perché nei social crollano tutte le distanze e i muri che c’erano in passato con il testimonial, che vedevamo in 2d. E l’influencer deve essere consapevole che può ricevere qualunque richiesta.

Prima hai citato Discord... cos’é?

Una piattaforma di messaggistica istantanea nata per i gamer. Gli iscritti comunicano con chiamate vocali, videochiamate, messaggi di testo, media e file in chat. Non c’è una vetrina e non c’è pertanto l’esibizione dell’”economia del sé” (come lo definisce la scrittrice Soncini) come negli altri social, ma ci sono discussioni a tema. Esistono diverse stanze (server) alle quali ci si può iscrivere e chiacchierare, come quelle sugli Nft, quelle di alcune case di moda (Levi’s Music Project o Diesel), ma ci sono anche le room dove si incontrano gli amici, quelli veri. Potremmo definirla una vera e propria piazza virtuale.

Un ultimo passaggio sugli Nft e blockchain...

La blockchain è un registro pubblico di contabilità condiviso e immutabile, nessuno lo può modificare e facilita il processo di registrazione di tutte le transazioni, oltre a permettere di tracciare i beni presenti in una rete commerciale. Questo registro è strutturato come una “catena di blocchi” i famosissimi nodi che contengono tutte le transazioni. Gli Nft ( Non-Fungible Token), la cui traduzione “gettone digitale non fungibile, non riproducibile” sono degli asset digitali. La differenza tra fungible e non-fungible possiamo comprenderla meglio con l’esempio delle criptovalute, un Bitcoin è fungibile poiché può essere sostituito sempre con un altro Bitcoin. Gli Nft, invece, sono pezzi unici: non possono, cioè, essere replicati né sostituiti. Quelli più famosi sono gli Nft d’arte. Basti pensare che all’inizio del 2021 l’Nft “Everydays: The first 5000 day, 2021” dell’artista Beeple è stato pagato 69, 3 milioni di dollari. Premessa: per avere un Nft bisogna avere un portafoglio digitale. Infatti, gli Nft sono conservati nei portafogli crittografici “i Wallet”, questi si compongono di una chiave pubblica e una privata che posso essere descritte come l’indirizzo di casa e le chiavi della casa, le persone devono conoscere l’indirizzo per trovarti, ma potranno accedervi solo con le chiavi

Avvocata, il metaverso sarà il prossimo step?

Il metaverso a mio avviso è ancora acerbo. Ci sono tante land ma se un brand mi chiede se acquistare su Sandbox o su Decentraland... non saprei cosa consigliare, ancora non è chiaro dove si svilupperà il vero mercato. Un po’ presto per i brand.

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