Banche – Class action

Editoriale – La crisi da finanziaria si sta lentamente trasformando in economica. La fiducia del consumatore, messa a dura prova, sarà forse risollevata dalla possibilità di ricorrere alla class action. (Da MARK UP 179)

Il presidente del Consiglio ha ragione quando sottolinea che questa è una crisi anche di fiducia e quindi va usata la leva dell'ottimismo. Non ha ragione quando afferma che la crisi è stata amplificata dalla lettura dei media. I giornalisti hanno lo scopo e il dovere di dare le informazioni necessarie ai cittadini per far meglio comprendere un fatto. Figuriamoci nel caso di una bolla finanziaria come l'attuale. La crisi finanziaria si sta spalmando sull'economia con effetti drammatici perché molte aziende non erano e non sono preparate ad affrontarla. Mancano molti strumenti, difese e informazioni.

Molte aziende hanno già chiuso, altre si apprestano a farlo. Moltissime aziende sono in difficoltà. Gli istituti di credito sono impegnati doppiamente: nei confronti dei cittadini e nei confronti delle imprese. La fiducia passa anche dai loro comportamenti come passa dal provvedimento che darà via libera alla class action, che, prima o poi, sarà operativo.

1. Crisi da finanziaria a economica

In una ricerca di fine '08 Eurisko ha coniato un efficace neologismo per dipingere il clima di sfiducia: il consumatore defervescente che accusa gli istituti di credito. Eccone il profilo dei suoi stati d'animo: “Mi hai spinto a spendere di più con il credito al consumo, mentre dovevi custodire la sicurezza. Ti ho chiesto un mutuo per la casa e mi metti in ginocchio con rate crescenti. Ti ho dato i miei risparmi per farli crescere e non me li hai resi. Non mi hai più detto nulla sul risparmio e invece dovevi insegnarmi a costruirlo e difenderlo. Mi hai messo in mano costose carte revolving che mi fanno perdere il controllo dei debiti. Avevo degli amici allo sportello, ora ci sono solo piazzisti sconosciuti. Mi sentivo parte di un mondo, la mia banca, e ora non so più di chi sono cliente”. Questo sentiment la dice lunga sulla distanza fra la banca e i suoi utenti e il tempo che ci vorrà per ripristinare fiducia. Ma negli Usa è accaduto davvero di peggio. Le banche hanno elargito prestiti in quantità elevate ai clienti poco solvibili, i cosiddetti mutui subprime. Hanno allettato i mutuatari con politiche di marketing aggressive. Con l'aumento dei tassi e lo scoppio della bolla immobiliare si è innescata la crisi. Le banche d'affari, dal canto loro, hanno allestito la cartolarizzazione dei mutui subprime, trasformandoli in sofisticati prodotti finanziari. Con lo scoppio della bolla i titoli sono diventati tossici. Le società di rating hanno garantito, dietro alte commissioni, la qualità delle obbligazioni derivate dai subprime e, anziché lanciare l'allarme, hanno girato la testa altrove. Ci hanno pensato poi gli hedge fund che hanno sottoscritto e speculato al ribasso un numero enorme di titoli derivati, garantiti dal rendimento dei mutui subprime. Molti risparmiatori hanno sottoscritto a loro volta le opzioni che venivano presentate. Lo scoppio della bomba ha prodotto un disastro. La crisi, da finanziaria, si sta trasformando con una lentezza esasperante in crisi economica. La sfiducia nel futuro collettivo, un po' meno individuale, regna sovrana.

Si attendono riforme che tardano ad arrivare.

2. Prima o poi, azione collettiva

Prima o poi sarà operativa la class action, cioè la possibilità che un gruppo di cittadini si consorzi per fare una causa collettiva. Ci sono state false partenze ma l'ultima stesura della class action, ha scritto il Sole24Ore, è contenuta in un Ddl collegato alla Finanziaria 2009, il cosiddetto collegato allo sviluppo, atto del senato, n° 1195. Il nuovo testo, contenuto in un emendamento del Governo che modifica la norma sulla class action contenuta nel codice del consumo, è stato approvato in Commissione industria del senato, appunto, il 21 aprile scorso, dovrebbe passare alla Camera. La sua entrata in vigore è prevista per il 1° luglio di quest'anno. L'obiettivo della class action è di tutelare identici diritti di più cittadini. Saranno presi in considerazione: i diritti contrattuali di una pluralità di consumatori e utenti nei confronti di un'impresa; i diritti relativi a contratti di massa, stipulati con sottoscrizioni identiche scritte (moduli, ecc.); i diritti dei consumatori finali di un prodotto-servizio nei confronti del produttore; i diritti al risarcimento del danno derivante da pratiche commerciali scorrette o da comportamenti anticoncorrenziali. Chi aderisce collettivamente non può farlo individualmente. Appare macchinosa l'ammissibilità del ricorso. Ci saranno, per affrontarla, giudici specializzati data la complessità del giudizio che devono emettere. L'iter dell'avvio potrebbe subire ritardi e rinvii per interessi e lobby varie. Rimane però il dato di fatto che, prima o poi, la class action sarà possibile anche da noi. Sarà, quello, un giorno memorabile perché inizierà così un nuovo rapporto fra i cittadini, l'amministrazione pubblica e le imprese. Fa parte della democrazia e della maturità dei mercati. Conviene prepararsi e vale una piccola rivoluzione. Sarà una possibilità che ridarà fiducia a un cittadino utente che, troppe volte, è stato calpestato nei suoi diritti elementari?

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