Barilla e Ferrero regine della sostenibilità

Si tratta delle prime due classificate dell’Esg Percepition Index stilato da Reputation Science con l’obiettivo di analizzare il parere del mercato in merito alle politiche per l’ambiente, l’inclusione sociale e le buone regole di governo aziendale da parte delle diverse imprese

Prima Barilla, seconda Ferrero e terza Lavazza. Sono le aziende del food operanti in Italia reputate più sostenibili dal mercato. A decretarlo è l’Esg Percepition Index realizzato da Reputation Science per misurare la percezione del mercato sul tema. Che acquista un peso via via crescente nelle scelte di consumo e di business, tanto da spingere in questa direzione anche le aziende a lungo recalcitranti.

I criteri di classificazione

Esg è un acronimo inglese che sta per environmental, social and governance e si riferisce a tre fattori centrali nella misurazione della sostenibilità, vale a dire rispetto dell’ambiente, politiche di inclusione sociale e buone regole di governo aziendale per minimizzare le possibilità di scandali e di errori.

Nel redigere la classifica, gli analisti si sono soffermati sulla percezione che gli stakeholder hanno della reputazione di un brand, con quest’ultimo che quindi deve essere bravo non solo a fare, ma anche a comunicarlo perché è su questo che l’azienda viene valutata.

L’Osservatorio di Reputation Science prende in esame le maggiori aziende sul mercato italiano (capitalizzate a Piazza Affari, classifica Mediobanca, classifica Interbrand) per produrre una classifica delle prime 200 società percepite come più sostenibili sul web. Il modello di analisi valuta la prossimità del brand ai 17 obiettivi della sostenibilità definiti dall’Onu e produce per ciascuna un indicatore (da 0 a 100) basato su parametri quali-quantitativi e strutturali: oltre al volume dei contenuti che riportano l’associazione tra il brand e la sostenibilità, sullo score pesa anche l’impatto reputazionale di questi contenuti sul brand, l’associazione dell’identità del brand alla sostenibilità sui motori di ricerca e quanto l’azienda racconti la sostenibilità attraverso i suoi canali proprietari (es. sito web, profili social).

Lo Stato azionista è sostenibile

La graduatoria generale è dominata dalle aziende che hanno una forte presenza pubblica nell’azionariato. Davanti a tutti c’è Enel (94,68 punti), che nel primo semestre di quest’anno ha siglato numerose partnership nel campo della sostenibilità. Qualche esempio: accordi con Pirelli, Porsche, Renault e Q8 per sostenere la mobilità elettrica e con Leonardo e Fincantieri per la sicurezza e la gestione sostenibile dell’energia. A completare il podio sono Eni (ha presentato il nuovo report di sostenibilità, presentando il proprio percorso) verso Net Zero e ha collocato il primo bond Sustainability linked del settore da 1 miliardo di euro) e Cassa Depositi e Prestiti (impegnata negli ultimi mesi insieme a Bper, Banca Popolare di Sondrio e Sace a sostenere la mobilità green nel settore navale e promotrice di Renovit per accelerare sull’efficienza energetica).

I top in campo alimentare

Se si circoscrive l’analisi alle sole aziende del food, in testa c’è Barilla, che in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente ha lanciato “We, the Food, the Planet”, videogioco educativo sulla sostenibilità. La piazza d’onore spetta a Ferrero, che ha rinnovato la partnership con Save The Children contro lo sfruttamento minorile e a chiudere il podio è Lavazza, che ha lanciato la propria “Roadmap to Zero”, investendo 500 milioni di euro per la sostenibilità e ha elargito bonus ai dipendenti per gli obiettivi raggiunti.

di Luigi Dell'Olio

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