Baviera, Land che guarda all’Italia

Incontro con Helmut Brunner, ministro per l'alimentazione agricoltura e foreste della Baviera, nel corso di una serata promozionale del prodotto alimentare bavarese per il mercato italiano, sbocco principale del Land (da Mark Up n. 260)

Con Helmut Brunner l’incontro è a Roma, in via Vittorio Veneto, durante un evento dedicato al rilancio dei prodotti food bavaresi sul mercato italiano. Il ministro è testimonial di un sistema produttivo molto simile a quello della food valley padana.
Ministro Brunner, quella di oggi è anche una lezione per noi italiani? Meglio curare e guardare i mercati di vicinato invece che quelli lontani?
Mercati vicini e mercati lontani non sono in contrapposizione, come non lo sono le
culture alimentari che li sostengono. In Baviera c’è un forte interesse per la cucina tradizionale e regionale che si accompagna a un’apertura alle cucine europee, asiatiche e internazionali in genere. È vero, altresì, che la predisposizione a sostenibilità, ambientalismo, benessere degli animali, freschezza e filiera corta porta i consumatori a guardare con occhio diverso e più benevolo alle produzioni di casa. Eppure sono convinto che i due focus, la prossimità e il prodotto d’importazione, possano convivere e intrecciarsi. Devo aggiungere che le relazioni con l’Italia per noi sono di integrazione  e completamento profondo. Importiamo ciò che ci manca e ci presentiamo come partner commerciale affidabile, in completa armonia con la filosofia dei prodotti di alta qualità italiani.
Che ruolo ha al momento l ́export verso l ́Italia per i produttori bavaresi?
Nel 2016 sono stati esportati in Italia prodotti alimentari bavaresi per un valore
di circa 1,6 miliardi di euro. Nello stesso anno abbiamo pareggiato il saldo del
commercio estero, perché le importazioni di prodotti alimentari dall ́Italia alla Baviera ammontano anch ́esse a 1,6 miliardi di euro. L ́Italia è di gran lunga il mercato estero più importante per i nostri produttori.
Lei sottolinea che una delle parole chiave sia collaborazione ...
In certe categorie merceologiche strategiche per i nostri produttori il mercato italiano presenta una copertura del fabbisogno interno del 60%. Possiamo a ragione sostenere che qui la nostra competizione sia con francesi, austriaci e olandesi che guardano all’Italia con altrettanta attenzione. Allo stesso tempo promettiamo i più alti standard. Grazie
a un programma di qualità del Land, la Baviera è un precursore per il controllo qualità. Così facendo aumentiamo la fiducia dei consumatori e supportiamo le vendite, anche all’estero.
Quali sono i prodotti bavaresi in assoluto più esportati in Italia?
Si riuniscono soprattutto in tre categorie: i prodotti lattiero-caseari, la carne bovina e la birra. Per le tre categorie le esportazioni ricoprono un ruolo fondamentale, perché viene prodotto più di quanto viene consumato.
Come affrontate il mercato italiano?
Organizziamo da decenni in gdo le settimane bavaresi, in particolar modo nelle piazze settentrionali che raccolgono la maggiore capacità d’acquisto. Ma ci siamo spinti presto oltre, coinvolgendo Bari e la Sicilia. L’obiettivo è incrementare la visibilità del nostro prodotto regionale. Siamo appoggiati a un’agenzia fissa che da Verona guida la pianificazione di questi eventi. Si tratta, complessivamente, di un budget di 500.000 euro.
Registrate problemi di Bavaria sounding nel mercato italiano?
Abbiamo un rapporto concorrenziale con austriaci, olandesi e francesi che, per esempio nell’ambito del latte e dei prodotti caseari, è da prendere sul serio, non ultimo per il prezzo proposto che può anche essere aggressivo. Esistono casi di travestimento bavarese di prodotti che non sono della regione. L’origine va difesa, abbiamo marchi di certificazione e garanzia, in particolare 31 fra dop e igp regionali, ma sappiamo che in mercati extra-Ue hanno un valore relativo.
Non ritiene che l’intero sistema di certificazione d’origine abbia più una funzione di chiusura del mercato interno che non una efficace valenza d’esportazione?
Non è che dall’origine si debba trarre un vantaggio competitivo. È uno strumento di protezione rispetto alla concorrenza sleale, per dare al consumatore una chiarezza del quadro, un aiuto informativo. Sarà l’acquirente a decidere cosa, come e quando premiare un determinato prodotto rispetto ad altri. Noi non puntiamo solo sulla regionalità quanto piuttosto sulla qualità premium dei nostri prodotti. Il programma di qualità bavarese vale per la carne bovina così come per altri 27 gruppi di prodotti, con contenuti che spaziano oltre gli standard attuali stabiliti dalla legge. A ogni livello della catena di produzione e di commercio vi sarà un controllo in tre fasi: registrazione del processo operativo aziendale, controllo di sistema e mantenimento delle norme in questione da parte di enti terzi accreditati, monitoraggio e revisione da parte dei nostri uffici statali.
Non temete che il salutismo possa rallentare il buon andamento di vendita dei prodotti bavaresi?
Sappiamo che per il mercato domestico come per quello estero dobbiamo mettere in campo progetti di corretta gestione alimentare domestica. Di esempi ne potremmo fare molti. Sono tutti legati a programmi di corretta alimentazione.

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