Big Data fattore chiave nei processi decisionali

Scenario generale – Un report di Capgemini indica che i dati sono diventati elementi imprescindibili nelle attività aziendali di decision making (da MARKUP 215)

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All'interno delle organizzazioni i Big Data rappresentano un potenziale punto di svolta nelle attività decisionali di business. Con il termine Big Data, o Grandi dati, ci si riferisce all'enorme incremento del volume di dati, alla difficoltà nella loro gestione e interpretazione con strumenti di gestione tradizionali. I dati sono cresciuti grazie a Internet, ai social media, e allo sviluppo delle applicazioni informatiche per il business ed i benefici che si possono trarre dalle gestione di queste grosse mole di dati sono molteplici e permettono alle aziende di individuare le nuove tendenze di mercato e di anticipare potenziali criticità. Un trend confermato anche da Gartner, secondo cui i dirigenti delle società e i responsabili dell'Information Technology fanno sempre più riferimento alle informazioni, come uno degli asset aziendali più strategici e critici all'interno delle loro organizzazioni. Si sta assistendo a un'impennata nel ricorso alle informazioni da parte delle aziende come leva per creare vantaggio competitivo sul mercato.

Esplorati 7 settori
Un nuovo report globale condotto da Capgemini sull'impiego dei Big Data a supporto del processo decisionale delle aziende rivela che 9 dirigenti d'azienda su 10 ritengono che i dati rappresentino, per importanza, il quarto fattore di produzione, fondamentale al pari della terra, del lavoro e del capitale. Lo studio è stato effettuato su più di 600 dirigenti di livello C, alti dirigenti e leader nel campo dell'information technology in tutto il mondo, operanti principalmente nei settori consumer goods & retail, servizi finanziari, tecnologia, servizi professionali, produzione, healthcare, farmaceutico.

Società "data driven"
Due terzi dei dirigenti ritengono che le loro società siano "data-driven" e asseriscono che la raccolta di dati e la loro analisi siano a supporto della strategia aziendale e dell'adozione delle decisioni day-by-day. I dirigenti che basano il loro giudizio puramente sulla combinazione di istinto ed esperienza sono sempre meno. Più della metà (54%) afferma che le decisioni manageriali basate unicamente su intuizione o esperienza sono viste sempre più con sospetto e il 65% dichiara che un numero sempre più crescente di decisioni, oggi, si basa su "hard analytic information". Il numero arriva al 73% nel campo dei servizi finanziari, al 75% se riferito alla sanità, all'industria farmaceutica e alla biotecnologia e al 76% nel settore dell'energia e delle risorse naturali.

Performance migliorate
In media, i partecipanti alla survey affermano che i Big Data hanno migliorato del 26% le performance delle loro organizzazioni e confidano di poter elevare questa percentuale fino al 41% nei prossimi tre anni. La ricerca evidenzia anche che le organizzazioni stanno "lottando" con questi enormi volumi di dati, spesso di scarsa qualità, e molti stanno lottando per decifrare i free data dalle organizzazioni a silos.
La maggior parte dei dirigenti (58%) fa affidamento sull'analisi di dati non strutturati, come testi, messaggi vocali, immagini e contenuti video, mentre più del 40% afferma che, in particolare, i dati provenienti dai social media sono diventati sempre più importanti a supporto delle decisioni.

Cruciale la qualità dei dati
La tempestività e la qualità dei dati restano argomenti di fondamentale importanza. Sebbene il 42% dei dirigenti sostenga che l'analisi dei dati abbia rallentato il processo decisionale, la stragrande maggioranza (85%) ritiene che il volume crescente di dati non rappresenti la principale criticità, ma quanto la possibilità di analizzarli per poter agire in tempo reale. Considerando che le aziende utilizzano sempre più le informazioni dei sistemi analitici per supportare i processi decisionali, i due terzi (67%) dichiarano che la qualità dei dati sembra essere la principale criticità.

Organizzazioni a silos
Una sfida importante per le aziende che vogliono capitalizzare il valore dei propri dati, riguarda la barriera delle organizzazioni a silos (56%) che impedisce la condivisione e l'integrazione delle informazioni. Tuttavia, la criticità maggiore è la poca disponibilità di talenti, con capacità di analisi delle informazioni, dichiarata da circa la metà (51%) di coloro che hanno risposto all'indagine. Il gap tra la domanda e l'offerta di analisti sembra essere più alto nelle società retail e di beni di largo consumo.

Soluzioni analitiche
Per supportare le aziende e per rispondere al crescente interesse dei Big Data, la Global Service Line "Business Information Management" di Capgemini ha investito in un ampio portfolio di servizi e soluzioni analitiche (Business Analytics) supportato da un approccio pragmatico business-driven ai Big Data.
Capgemini propone soluzioni analitiche verticali per il settore delle telecomunicazioni, dei Servizi Finanziari e delle Utility, oltre a 9 soluzioni Business Analytics quali Customer Analytics, Marketing Analytics, Predictive Asset Maintenance, Enterprise Performance, Social Insight into Action, Advanced Planning & Scheduling, Risk Management, Fraud Analysis e CFO Analytics.

     
 

Tre domande a...
Alessandro Kowaschutz, responsabile Unit Business Information Management, Capgemini Italia

Tra i principali impedimenti all'uso dei Big Data al fine di un decision making efficace nel settore Consumer Goods & Retail troviamo le "organizzazioni a silos". Perché ciò costituisce un limite?
Le organizzazioni a silos sono rappresentate da sistemi informativi poco comunicanti tra di loro e scarsamente integrati in termini operativi e di condivisione della conoscenza. Tutto ciò costituisce un limite alla creazione del vantaggio competitivo delle aziende dovuto alla difficoltà di capitalizzare il "quarto" fattore produttivo: i dati.

Le imprese retail e di beni di largo consumo lamentano in misura maggiore rispetto alle altre industries la mancanza di analisti. Da cosa dipende questo gap?
Il gap si genera sin dalle origini, perché è stato evidenziato che le materie scientifiche e matematiche risultano essere meno interessanti con un conseguente orientamento verso materie più "soft"; questo causa inevitabilmente una scarsità di analisti. In aggiunta il profilo di analista prevede che si abbia la capacità di comunicare idee complesse in modo semplice e comprensibile e che sia customer-oriented; oggi la ricerca di questi profili è diventata critica.

Quale ruolo possono giocare i dati Social per un retailer?
Oggi i retailer si confrontano con un consumatore sempre più attento e consapevole, ma soprattutto con un cliente sempre "connesso" e social media-addicted; l'acquisto viene trasformato in una vera e propria esperienza di gruppo, tra commenti sui forum, feedback sui motori di ricerca e consigli tra amici via Social. Con le soluzioni di social analytics si possono monitorare tutte queste informazioni online su brand e prodotti, per una strategia di marketing digitale più efficace.

 
     


Tipologie di Big Data set che aggiungono maggior valore

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Principali impedimenti all'uso dei Big Data
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le cifre
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Allegati

215_Bigdata-decisioni

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