#CannesLions: dai big data una nuova creatività pubblicitaria

L’advertising, così come il cinema, riparte dal programmatic e dai dati per dare vita a messaggi “globalmente personalizzati”. Ne parlano Quantcast e Pixar.

Certo, Star Wars lo conoscete tutti. Parliamo infatti di una saga dal successo duraturo e trasversale per il comparto cinematografico, così come per tutto il marketing stellare ad essa associato. Quello che forse non sapete è quanto la popolarità mainstream di questo racconto nasconda significative segmentazioni al proprio interno in termini di audience.

Un esempio? I fan del personaggio Darth Vader hanno più probabilità di lavorare all'interno del sistema giudiziario, mentre quelli di Luke Skywalker hanno gli stipendi più alti. A rivelarlo è una ricerca effettuata da Quantcast, che dal palco dei Cannes Lions 2016 ha spiegato insieme a Pixar come i big data possano essere una reale fonte innovativa, capace di ispirare il processo creativo sia in ambito entertainment, sia in ambito pubblicitario.

star warsIl fatto che Star Wars riesca a coinvolgere un’audience di massa ed eterogenea attraverso la differenziazione interna dei characters porta in luce come la capacità di parlare al grande pubblico debba andare di pari passo alla personalizzazione delle risposte, operazione nella quale i big data possono giocare un ruolo essenziale.

“Qualunque cosa tu possa pensare - su qualsiasi cosa - non sei l'unico, eccetto per il dettaglio che non c'è nessuno come te. È questa essenziale contraddizione a rappresentare il cuore del business moderno”, sottolinea Ilaria Zampori, General Manager Quantcast Italia: “Le cosiddette aziende disruptive si stanno rendendo conto che i dati possono e devono anche influenzare le scelte creative con la loro capacità di trasformare gli ‘zero  uno’  in esseri umani”.

Conoscendo caratteristiche e preferenze specifiche dei segmenti, come quelle delineate dalla ricerca di Quantcast, i brand possono entrare in contatto con la propria audience e sfruttare informazioni esclusive per ideare un’interazione mirata ed efficace con il pubblico di riferimento.

Che si tratti dunque della capacità di Pixar di isolare migliaia di diverse espressioni facciali umane, associate a circa 3.000 emozioni, e di trasferirle sul grande schermo per creare un momento di empatia con il pubblico, o dell’abilità di Quantcast di identificare un segmento di audience sia in termini emozionali che empirici, i dati sapientemente uniti alla sfera più emotiva dei consumatori rappresentano oggi un inedito vantaggio competitivo.

 

 

 

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