Carni bovine: esiste un problema dei ristalli

Pubblicato un report Ismea sull'impatto che le misure restrittive, cui il Paese è stato necessariamente sottoposto, hanno avuto sulla domanda e l'offerta dei prodotti alimentari a partire dalle prime settimane di diffusione del virus

L’emergenza sanitaria contingente dovuta alla Covid-19 sta impattando in maniera pesante su tutti i mercati, compreso quello delle carni, dove a pagarne il prezzo più alto sono quei tagli e quelle tipologie per le quali il canale Horeca rivestiva il ruolo prevalente. Questo quanto emerge dal recente rapporto Ismea sulla domanda e l’offerta dei prodotti alimentari nelle prime settimane di diffusione del virus. Dunque nel periodo più significativo per capire cosa sta accadendo a molte filiere.

La forte riduzione del commercio internazionale ha sicuramente favorito il prodotto nazionale. L’avvento della pandemia ha però stravolto il circuito distributivo e la filiera si ritrova a dover riorganizzare flussi e canali di sbocco.

Particolare importanza assume in questo momento la fase di approvvigionamento dei ristalli – spiega il documento Ismea – in quanto i principali allevamenti da ingrasso dei nostri areali settentrionali acquistano l’80% della mandria dalla Francia. L’Italia, disponendo di poche vacche nutrici, infatti, non è mai stata in grado di produrre autonomamente i vitelli da ingrassare e di cui ha bisogno, risultando strutturalmente deficitaria per la “materia prima” di allevamento. Proprio perché così concentrato, questo segmento potrebbe avere più problemi in questo particolare momento.

Prendendo in esame le prime settimane di emergenza sanitaria – come indica il Report – il commercio dei bovini da ristallo è proseguito a ritmi regolari, condizionato solo dalla disponibilità stagionale di capi, ma il prosieguo si sta arricchendo di incognite rispetto al periodo precedente: il timore del contagio e la carenza di sistemi di protezione stanno portando alla sospensione/riduzione del lavoro di una parte delle società di export e degli autotrasportatori. Alcune società hanno deciso la sospensione immediata delle operazioni di acquisto, mentre altre resteranno operative, ma la loro attività sarà ridotta. Anche il ciclo produttivo stagionale interviene a limitare la disponibilità complessiva di bovini da ristallo che oltre a rimanere bassa fa registrare un ulteriore calo. Gli operatori prevedono pertanto che i volumi saranno insufficienti a soddisfare tutta la domanda italiana.

Per quanto riguarda la domanda, secondo l’analisi Ismea le carni bovine escono da un lungo periodo di crisi in cui le flessioni dei consumi si sono susseguite fino a segnare perdite importanti (-7% nel quinquennio dal 2014 al 2018). Il mercato si stava stabilizzando, con segnali negli ultimi due anni che lasciavano presagire la fine del declino, ma il futuro, con questa emergenza sanitaria, torna ad essere un’incognita.

Nel complesso l’attività di macellazione, dopo due settimane di incremento rispetto agli andamenti del periodo (+10/15% nelle ultime settimane di febbraio), resta ad oggi molto perturbata e irregolare.

L’impulsività dei consumatori che hanno effettuato acquisti di massa nelle prime due settimane, per poi rallentarli in quella seguente ha provocato una riduzione delle macellazioni.

Pure il percorso distributivo risulta alterato, con il mercato delle carni bovine che si trova ad affrontare le problematiche legate alla difficoltà di piazzare i “tagli scompensati” non ritirati dalla Gdo e che usualmente trovano collocamento nei canali Horeca o verso paesi terzi.

Per soddisfare le usuali richieste della Gdo, tali carni dovrebbero essere congelate, con una notevole perdita di valore per i macelli; allo stesso tempo, il mercato esportativo – attualmente limitato dalle restrizioni per il Covid-19 – mostra una fase di prezzi contenuti o in flessione, risultando di fatto poco attraente. L’alternativa sarebbe vendere alla Gdo solo “mezzene compensate” (complete) per non avere scorte invendute da congelare. Tutto ciò, ha raffreddato i compratori (macelli) che sono prudenti e attendisti negli acquisti dei capi maturi.

Per quanto riguarda i prezzi la situazione vede – sempre secondo il report Ismea – i vitelloni ben posizionati e con buone prospettive; mentre i bovini adulti (per la quasi totalità animali provenienti dal ciclo latte) mostrano sofferenza per il momentaneo blocco del tradizionale canale di sbocco, quindi con prezzi in netta flessione sia sul vivo che sul macellato.  Intanto, sui mercati europei i prezzi delle carni bovine stanno scendendo, facendo prevedere un possibile incremento di carni estere sulle nostre tavole nelle prossime settimane.

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